(Adnkronos) - "Con la mia coscienza e sensibilità di medico sono vicino ai pazienti con colangite biliare primitiva (Cbp), malattia rara del fegato, per i quali rischia di non essere più disponibile in Italia e in tutta Europa l'acido obeticolico. Parliamo di una possibilità terapeutica che oggi viene meno sulla base di uno studio clinico da molti criticato per una serie di bias che non lo rendono credibile. Per questo motivo ho presentato una interrogazione in Senato al ministero della Salute". Lo ha detto il senatore Ignazio Zullo (Fratelli d'Italia), membro della X Commissione del Senato della Repubblica, intervenendo questa mattina a Roma - a ridosso della Giornata mondiale di sensibilizzazione Cbp, che si è celebrata l'8 settembre - in un incontro con la stampa organizzato da Omar, Osservatorio malattie rare, in collaborazione con Amaf Aps Ets - Associazione malattie autoimmuni del fegato e Associazione EpaC Ets e con il contributo non condizionante di Advanz Pharma. Obiettivo dell'interrogazione "è capire se si può attivare quell'articolo normativo che permette almeno di far continuare la cura con l'acido obeticolico nei soggetti che sono già in trattamento - ha spiegato Zullo - e in attesa che si possa arrivare a una revisione e a una riformulazione dello studio che ha comportato questa fuoriuscita di pazienti che stavano meglio con il farmaco e che temono di essere nel ramo placebo". L'auspicio "è che questa interrogazione dia un esito positivo e che i pazienti con Cbp possano continuare il trattamento perché gli effetti nefasti di questa patologia", tra cui cirrosi e insufficienza epatica, "non ce li possiamo permettere né per motivi di salute né per costi che poi dobbiamo sostenere come Servizio sanitario nazionale. Sono comunque accanto a voi" non solo pazienti "per condurre e portare avanti questa battaglia", ha concluso.
(Adnkronos) - Maestro Reserva, presentato ieri in Italia, al ristorante Orma di Roy Caceres, è il risultato di una lunga esperienza nell’arte dell’invecchiamento dei rum, tramandata attraverso un’eredità di 135 anni di maestria. Ogni generazione di Maestro Ronero della famiglia Brugal contribuisce all’arte della realizzazione del rum lasciando un’eredità che resiste nel tempo. Ed è così che, utilizzando una tecnica innovativa di tostatura unica conosciuta come Dark Aromatic Toasting, la rinomata Maestra Ronera di quinta generazione, Jassil Villanueva, realizza un prodotto straordinario, che dimostra la sua abilità nel controllo dell’interazione tra fuoco e legno. Questo processo addolcisce naturalmente il liquido, per creare un rum privo di zuccheri e additivi aggiunti. Dopo l'invecchiamento in botti di sherry di rovere americano di prima qualità, il rum viene rimosso dalle botti e custodito con cura. Le botti vengono poi tostate tramite esposizione ad una forte fonte di calore. Si estraggono così “perle” di caramello naturale derivanti dagli zuccheri del legno. Le botti sono quindi riempite di nuovo con il rum, che assorbe così le delicate perle di caramello prima di essere lasciato ad invecchiare sotto il sole dominicano. Un rum nato da anni di ricerca e pazienza, tramandati di generazione in generazione. Grazie alla sua esperienza Jassil individua il momento esatto in cui gli elementi del rum raggiungono la perfezione, il risultato è una sinfonia di delicate note di vaniglia e vellutato caramello, arricchita da accenni di noci tostate, e una leggera nota di fumo, che rendono questo rum un capolavoro perfetto per ogni momento, da gustare liscio o con ghiaccio. “La mia famiglia abbraccia profondamente l'eleganza e l'anima del rum Brugal e io ho assorbito una grande saggezza dalle generazioni di Maestros Roneros che mi hanno preceduto", spiega Jassil Villanueva Quintana. "Facendo leva su queste conoscenze e sulla mia fortissima passione, rendendo omaggio all'eredità della famiglia Brugal, ho creato un rum che è “perfetto per il momento”. La mia speranza è che Maestro Reserva sia presente in tutte le più importanti celebrazioni della vita, creando momenti che dureranno per i secoli a venire". Al naso, il rum è roveroso e presenta frutti rossi con una nota di fumo bilanciata da caramello e miele. Al palato emergono sapori di vaniglia e caramello, che lasciano il posto a sottili note di cioccolato fondente e frutta secca, con un accenno di noci tostate e scorza d'arancia. Maestro Reserva è presentato in un bellissimo decanter di vetro personalizzato. A sostegno dell'attenzione del marchio per la sostenibilità, la confezione secondaria di Maestro Reserva è ecologica e completamente riciclabile. Brugal Maestro Reserva è stato presentato ieri, per la prima volta in Italia, al Ristorante stellato Orma, dove gli ospiti hanno potuto gustare i piatti dello chef Roy Caceres abbinati ai coktail realizzati con Brugal. La serata si è conclusa con un’esclusiva degustazione di Maestro Reserva nella bellissima terrazza del ristorante. Brugal, che vanta 135 anni di maestria nel campo del rum, è un premiato produttore di rum premium della Repubblica Dominicana. L'apprezzato portafoglio di rum invecchiati di alta qualità racconta la storia di cinque generazioni di maestria, iniziata nel 1888 dal leggendario fondatore Andrés Brugal. Dopo aver viaggiato dalla Spagna e da Cuba, Don Andrés e la sua famiglia si stabilirono a Puerto Plata e iniziarono a distillare uno spirito unico, leggero e puro, sfruttando il caldo sole tropicale per impregnare il loro spirito di complessità e sapore, creando un rum dominicano elegante, aromatico e morbido. Dalla sua fondazione, le tradizioni e l'esperienza produttiva di Brugal sono state tramandate da cinque generazioni di Maestros Roneros, ognuno dei quali ha continuato a innovare. Questa mentalità garantisce che ogni espressione rimanga di altissima qualità e al tempo stesso attuale nel corso dei decenni. Oltre 130 anni dopo, l'eredità di Brugal continua a far emergere il meglio di questo rum. Velier è una storica azienda familiare genovese che si occupa di importazione e distribuzione di distillati, liquori e vini. Fondata nel 1947, ha quindi oltre 75 anni di vita, durante i quali la qualità dei prodotti e la loro appassionata divulgazione sono sempre state la via maestra per accedere a una crescita commerciale e reputazionale continua. Leader mondiale nel settore dei rum grazie all’instancabile lavoro di scoperta del Presidente Luca Gargano, Velier è stata anche antesignana assoluta nel lancio del movimento dei vini naturali. Già nel 2001 ha visto infatti la luce il protocollo delle “Triple A”, produttori che siano “Agricoltori, Artigiani, Artisti”, in sintonia con i valori della Velier: qualità e autenticità. Tra le oltre 200 marche importate, citiamo i rum Caroni, Bally, Clairin, Neisson, Hampden, Brugal; i whisky Macallan, Glenfiddich, Balvenie, Nikka, Buffalo Trace; Hendrick’s Gin, le vodke Stolichnaya e Moskovskaya, lo champagne Billecart e il liquore Chartreuse.
(Adnkronos) - Nel mondo è in corso una vera e propria rivoluzione industriale data dall’integrazione pervasiva delle tecnologie digitali in azienda, che oggi accelera ulteriormente grazie all’intelligenza artificiale. Questa centralità di tecnologia e innovazione rende necessario sviluppare un nuovo paradigma nella relazione tra uomo e tecnologia: la società 5.0, dove la tecnologia non è più un qualcosa che sostituisce, ma diventa un abilitatore di nuovi modelli di cittadinanza e lavoro che vedano l’individuo al centro. In questo contesto, la chiave per la competitività è l’innovazione, che è a sua volta alimentata dalle competenze. È questo il principio che ha guidato la realizzazione dello Studio “Italia 5.0: le competenze del futuro per lo sviluppo dell’innovazione nell’epoca dell’intelligenza artificiale in Italia e in Ue”, elaborato da Teha Group in collaborazione con Philip Morris Italia, presentato oggi nell’ambito della 50esima edizione del Forum di The European House – Ambrosetti, in una conferenza stampa cui hanno preso parte Massimo Andolina (Presidente Regione Europea, Philip Morris International), Marco Hannappel (Presidente e Amministratore Delegato, Philip Morris Italia – Vp South West Europe Cluster) e l’Advisor scientifico e portavoce dell’iniziativa Giorgio Metta (Direttore Scientifico, Istituto Italiano di Tecnologia). (VIDEO) La ricerca si è posta l’obiettivo di definire gli elementi per un New Deal delle competenze per trasformare il nostro Paese in un’Italia 5.0 – in grado di cogliere da protagonista tutti i benefici derivanti da innovazione, digitalizzazione e nuove tecnologie – che rappresenti anche un modello da esportare a livello europeo. Lo studio ha fatto leva su un’ampia attività di stakeholder engagement, che ha visto la partecipazione di oltre 10 vertici di imprese, delle istituzioni e delle associazioni di categoria in interviste riservate, nonché il coinvolgimento di oltre 450 imprese da 4 Paesi UE (Italia, Germania, Francia, Spagna) in una survey, somministrata in collaborazione con Coldiretti, per misurare digitalizzazione e competenze nei settori agricolo e manifatturiero.Questi i punti chiave emersi dallo studio: L’adozione del paradigma 5.0 rappresenta un imperativo competitivo: i paesi che investono di più in R&D crescono maggiormente e sono più competitivi. Inoltre, c’è una forte correlazione tra digitalizzazione delle aziende e capacità di generare innovazione. L’Italia è una potenza agricola e manifatturiera. Le pmi sono centrali nel tessuto economico europeo ed italiano, rappresentando il 97% del totale delle imprese in Europa e il 98% in Italia. Il ruolo delle grandi aziende è fondamentale per guidare un processo di digitalizzazione, innovazione e sostenibilità delle filiere assumendo il ruolo di capofiliera. Le aziende parte di una filiera sono infatti più innovative e più sensibili a sostenibilità e digitale. Essere parte di una filiera genera degli impatti positivi anche per quanto riguarda la produttività e la sostenibilità, come dimostra il significativo differenziale nei dati tra la media di aziende agricole italiane e aziende tabacchicole associate a Coldiretti che collaborano con Philip Morris Italia (+56% per la produttività e +24% per la sostenibilità). Per la società 5.0, le competenze sono chiave: serve alfabetizzare digitalmente 15 milioni di cittadini, aumentare gli iscritti a corsi di laurea ICT e agli ITS e puntare sulla formazione continua. Secondo Valerio De Molli, Managing Partner & Ceo di Teha Group e The European House – Ambrosetti, “per cogliere appieno le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale, è chiave per l’Italia muoversi verso un nuovo paradigma di dispiegamento tecnologico: quello della Società 5.0. Per costruire un'Italia 5.0 è strategico il ruolo delle aziende capofiliera: l’Italia è infatti un Paese di Pmi, che generano il 48% del valore aggiunto del Paese e impiegano il 57% degli occupati, ma sono più in difficoltà rispetto a digitalizzazione e competenze, per cui è necessario il ruolo di stimolo della grande impresa. Inoltre, le competenze sono chiave, soprattutto per cogliere i benefici dell’intelligenza artificiale: il Paese è in ritardo, serve un Piano Marshall delle competenze”. “La ricerca conferma – anche con le testimonianze dirette provenienti dal mondo delle aziende - che il capitale umano è oggi l’elemento chiave della competitività delle imprese e della crescita dell’economia, elemento ulteriormente valorizzato dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale”, ha sottolineato l’Advisor scientifico dell’iniziativa Giorgio Metta, Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia. “l’Italia è un Paese di eccellenze anche nella ricerca e nell’istruzione. Tuttavia, l’Italia ha un problema di scala sulle competenze: nonostante le eccellenze, l’Italia sconta un ritardo sistemico sulle competenze digitali, sia di base che avanzate: mancano infatti 15 milioni di cittadini da alfabetizzare al digitale, aumentare gli iscritti a corsi di laurea Ict e agli Its e puntare sulla formazione continua”. Per Massimo Andolina, Presidente Regione Europea di Philip Morris International, “L’ambizione dell’Italia può e deve essere quella di abbracciare un nuovo paradigma di sviluppo per posizionarsi come modello da esportare in Europa. Per colmare il gap di competenze digitali occorre partire dalle esperienze più virtuose e da una collaborazione pubblico-privato di tipo strutturato. In questo momento storico è fondamentale, da una parte, tenere il passo dell’innovazione, guidandola, per mantenere alta la competitività; dall’altra parte garantire il più ampio accesso possibile a percorsi di formazione all’avanguardia, che accompagnino i professionisti lungo il loro intero percorso in azienda”. Secondo Marco Hannappel, Presidente e AD di Philip Morris Italia, "l’esperienza di Philip Morris Italia è emblematica: grazie alle competenze all’avanguardia della nostra filiera integrata – che oggi coinvolge oltre 41.000 persone e più di 8000 imprese - abbiamo costruito negli anni un modello di business invidiato in tutto il mondo, il cui principale driver è sempre stato la capacità di innovare. I dati oggi mostrano i frutti di questo percorso virtuoso e quanto il ruolo di capofiliera sia essenziale, in particolare nel mondo agricolo: grazie agli accordi di programma sottoscritti negli anni da Philip Morris con il Ministero dell’Agricoltura e con Coldiretti, gli agricoltori aderenti all’iniziativa mostrano dati sull’innovazione sensibilmente migliori rispetto alla media Italiana ed Europea: l’89% di tali aziende dichiara di aver realizzato o di avere in corso progetti agritech rispetto al 46% della media italiana e al 77% della media Ue.” Sulla base delle prospettive fornite dalle attività di stakeholder engagement – survey, interviste riservate e tavoli di lavoro, sono state elaborate le 5 proposte chiave per lanciare il New Deal delle competenze per un’Italia 5.0: 1.Formazione in ingresso. Lanciare un Piano Marshall delle competenze con l’obiettivo di superare i gap del Paese e di rendere l’Italia una fucina di talenti per il paradigma 5.0. Nei prossimi anni sarà necessario innanzitutto accelerare l’alfabetizzazione digitale di 15 milioni di cittadini per centrare gli obiettivi Ue stabiliti nel Digital Compass (80% di adulti con competenze digitali di base). Inoltre, occorre fare un deciso passo avanti sulla formazione universitaria e su quella professionalizzante: per recuperare il gap con i Paesi benchmark più avanzati, è necessario aggiungere ai numeri attuali 137mila laureati Ict, 87mila ingegneri e 140mila iscritti agli Its. In questo, i fondi del Pnrr rappresentano un’opportunità da cogliere al meglio. 2.Formazione permanente. Oltre alla formazione in ingresso, per un’Italia 5.0 è necessario intervenire anche sui percorsi di reskilling e upskilling dell’attuale forza lavoro. Occorre individuare strumenti normativi adeguati per offrire ai lavoratori percorsi di miglioramento delle proprie competenze, sostenendo la transizione digitale del mercato del lavoro italiano. L’obiettivo è quello di formare almeno 2,8 milioni di lavoratori in Italia, al fine di raggiungere la media UE di quota di partecipazione a percorsi di formazione e istruzione nella popolazione adulta. 3.Digitalizzazione delle Piccole e Medie Imprese (pmi). La digitalizzazione delle pmi italiane è cruciale per la competitività del sistema-Paese, in quanto rappresentano l’ossatura produttiva del nostro sistema economico. Per questo motivo è necessario creare un piano nazionale dedicato alla digitalizzazione delle pmi e in particolare delle filiere manifatturiere e agricole, al fine di rendere l’adozione di nuove tecnologie più accessibile. L’obiettivo è quello di digitalizzare almeno 126mila pmi per raggiungere il target UE fissato nel Digital Compass (90% di pmi con livello digitale di base). Il piano transizione 5.0 rappresenta un passo importante in questa direzione. 4.Capofiliera e innovazione. Per dimensione economica, impatto occupazione e propensione all’innovazione, la presenza di un’impresa capofiliera è determinante per la digitalizzazione di tutte le altre aziende coinvolte nella filiera, come evidenziato dalla survey Teha su 400 aziende europee: il 44,9% dei rispondenti in Italia e il 40,4% dei rispondenti in Spagna, Francia e Germania afferma che il capofiliera favorisce la formazione continua e lo sviluppo di competenze digitali. questo motivo, occorre valorizzare il ruolo dei capifiliera come motore per l’innovazione di prodotto e di processo, per la digitalizzazione e per la sostenibilità, promuovendo la diffusione di contratti di filiera come già fatto con successo in Italia. 5.Collaborazione pubblico-privato: per realizzare una strategia sul medio periodo è fondamentale che vi siano quadri regolatori efficaci, stabili, in grado di promuovere l’innovazione di prodotto e di processo e creare un ecosistema tra Istituzioni, università e aziende. Sotto questo aspetto, in virtù del quadro unionale nel quale l’Italia agisce, per recuperare competitività rispetto ad altri continenti è fondamentale che queste condizioni vengano garantite e promosse a partire dal legislatore europeo.