(Adnkronos) - La Lombardia prosegue a passi spediti il suo cammino verso la mobilità sostenibile, con l’apertura di cinque stazioni di rifornimento a idrogeno per l’autotrazione che vedranno la luce entro l’anno e saranno operative a partire dal 2026. Oggi, sulla Tangenziale Est di Milano, a Carugate, è stata presentata la prima delle cinque stazioni, a cui seguiranno una gemella sulla corsia nord, un impianto a Rho e atre due stazioni a Tortona. L’impianto di Carugate sarà in grado di rifornire sia veicoli leggeri che mezzi pesanti, promuovendo l’utilizzo dell’idrogeno come alternativa sostenibile ai carburanti tradizionali. La presentazione di oggi è, come ha sottolineato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, una “tappa fondamentale verso la realizzazione di una rete nazionale dedicata alla mobilità stradale a idrogeno”. E il progetto si inserisce nel più ampio contesto delle politiche europee per la decarbonizzazione e la transizione verso la neutralità climatica, oltre a rappresentare un contributo significativo verso un sistema di trasporti sempre più innovativo, efficiente e a basse emissioni. L’iniziativa è stata promossa da Milano Serravalle – Milano Tangenziali con l’obiettivo di avviare un modello di mobilità a idrogeno applicato al trasporto su gomma in Italia, a partire da uno snodo infrastrutturale chiave nel cuore della Lombardia: “Noi crediamo molto nell'idrogeno come vettore alternativo per il trasporto sostenibile -spiega il presidente di Milano Serravalle-Milano Tangenziali Elio Catania-. D'altra parte l'idrogeno è stato scelto dall'Europa già da diversi anni e dall'Italia che ha dirottato sull'idrogeno importanti risorse del Pnrr. Non c'è dubbio -osserva- che siamo in una fase iniziale. Occorre costruire una filiera e la filiera è fatta di una rete di distribuzione; oggi noi inauguriamo proprio la prima rete in Italia di distribuzione con questi cinque centri”. La scelta di aprire a Carugate è stata dettata dal flusso del trasporto dal Nord Europa verso il porto di Genova, per intercettare il traffico di merci in tutta Europa: “Qui -avverte Catania- passano due corridoi europei fondamentali, il corridoio 2 e il corridoio 5; noi vogliamo non interrompere quella catena che passando dalla Germania e la Svizzera arriva fino al Mediterraneo, quindi fino a Genova; non possiamo permetterci che l'Italia resti fuori da questo”. L’impegno economico per l'intero set delle 5 stazioni, è costato 55 milioni di euro, con finanziamenti del Pnrr e in parte della comunità europea: “Si tratta di un progetto strategico in cui l'Italia crede e in cui noi, come Serravalle e come gruppo FNM, crediamo molto”. L’introduzione dell’idrogeno in un percorso di transizione energetica rappresenta un ambito di sviluppo strategico per il Gruppo Fnm, impegnato anche nel progetto H2iseO Hydrogen Valley in Val Camonica, dedicato al trasporto pubblico locale su ferro e gomma. Nell’ambito di H2iseO, entro il primo semestre del 2026, sarà avviato il servizio commerciale dei primi treni a idrogeno in Italia.: “Il piano strategico del Gruppo FNM -spiega il presidente di Fnm, Andrea Gibelli- fissa importanti obiettivi di efficienza energetica e riduzione delle emissioni, da raggiungere attraverso lo sviluppo di sistemi di mobilità sostenibile”. La rete di stazioni di rifornimento stradale a idrogeno, insieme al progetto H2iseO, rappresenta “un fondamentale passo avanti in questa direzione, che si affianca alle molte altre azioni che il Gruppo sta portando avanti, come il rinnovo delle flotte e l’impegno nella produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile”. Del resto, ricorda Gibelli, “Per il Gruppo Fnm il progetto idrogeno è iniziato nel 2019; oggi siamo arrivati nel 2025 sapendo che la strategia d'idrogeno per la comunità europea, nel tema della diversificazione delle fonti energetiche rappresenta più del 10% degli obiettivi che la stessa comunità europea si è posta. La società Serravalle si è messa in linea con questi obiettivi e riteniamo che questo sia un piccolo grande passo attorno al sistema delle tangenziali che consentirà alla Lombardia di essere al passo con i tempi”. In tutto, il progetto prevede un investimento complessivo di 55,4 milioni di euro, finanziato da fondi nazionali ed europei stanziati dal Pnrr e dall'Unione europea, nell’ambito del programma Cef Transport Alternative Fuels Infrastructure Facility (Afif) finalizzato alla decarbonizzazione dei trasporti lungo la rete Ten-T (Trans-european transport network). L’obiettivo è creare una rete di trasporti integrata, multimodale e sostenibile in tutta l’Europa: “Noi -sottolinea l’amministratore delegato di Mise, Ivo Roberto Cassetta- contribuiamo con impegno a rendere il territorio sempre più sostenibile, attraverso progetti che generano valore per l’ambiente e le comunità, anche a livello nazionale ed europeo. La realizzazione della nuova stazione a idrogeno di Carugate Est conferma questa visione, fondata innanzitutto su ricerca e innovazione finalizzata alla mobilità sostenibile con l’ampliamento dell’offerta di risorse energetiche carbon neutral” In questa prospettiva, è fondamentale accelerare lo sviluppo delle infrastrutture per l'utilizzo dell'idrogeno come carburante a zero emissioni dirette con lo scopo di ridurre gli inquinanti atmosferici lungo i principali corridoi stradali del Nord Italia, promuovere una mobilità sostenibile su lunga distanza e rafforzare la rete europea dei combustibili alternativi, in linea con gli obiettivi di neutralità climatica stabiliti a livello comunitario.: “Ringrazio Serravalle e il suo board, Regione Lombardia ed Fnm, oltre i parlamentari e i tanti sindaci che sono qui per dimostrare quanto questa innovazione sia un'innovazione attesa -ha detto il sottosegretario con delega alla programmazione economica, Alessandro Morelli-; del resto il mondo sta andando anche in questa direzione. E -sottolinea- dico ‘anche’ perché il nostro mantra deve essere la neutralità tecnologica, ma non dobbiamo innamorarci di un tipo di carburante rispetto ad un altro. Avendo dei valori profondamente liberali, e soprattutto cancellando l'ideologia, noi dobbiamo presentare tutte le proposte che il mercato mette a disposizione di famiglie e imprese”. Per questa ragione “l'investimento di Regione Lombardia è coerente con le aspirazioni del governo, di permettere a tutti di scegliere il proprio strumento di mobilità e di trasporto migliore. E questo non è solo un interesse delle aziende, ma anche un interesse pubblico”. Attualmente in Europa si contano oltre 250 stazioni di rifornimento, con oltre 200 in fase di programmazione.
(Adnkronos) - Movi ha ottenuto la certificazione Uni/PdR 125:2022 per la parità di genere, un traguardo che sancisce in modo oggettivo l’impegno dell’azienda verso un ambiente di lavoro sempre più inclusivo, equo e attento alle persone. Un percorso nato dal basso, maturato nel tempo e culminato in un risultato tanto simbolico quanto concreto. In un contesto in cui meno dell’1% delle aziende italiane ha ottenuto la certificazione Uni/PdR 125:2022, il traguardo raggiunto da Movi assume un significato ancora più rilevante. Secondo il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, l’Italia si colloca all’87° posto su 146 Paesi, segnando un peggioramento rispetto all’anno precedente. Restano ampi divari soprattutto nella partecipazione economica e nella presenza femminile ai vertici. Anche il tasso di occupazione femminile – fermo al 56,5% – continua a essere tra i più bassi in Europa. In questo scenario, il percorso avviato da Movi assume un valore ancora più significativo: non solo un riconoscimento formale, ma un segnale concreto di impegno verso l’equità, la valorizzazione delle differenze e il benessere organizzativo. Movi è una azienda italiana che da oltre 110 anni rappresenta una solida realtà nel panorama dei dispositivi medici distribuendo sul mercato soluzioni per anestesia e area critica, diabetologia, endoscopia e diagnostica, ausili per disabilità e non solo. Come racconta Alessandro Bolognini, direttore delle risorse umane, “la riflessione su diversity, equity e inclusion è iniziata già da tempo. È nata da un’attenzione autentica, condivisa a tutti i livelli, dai vertici aziendali fino alle persone più operative. La volontà di migliorare il modo in cui viviamo e collaboriamo in azienda ha spinto molti colleghi a mettersi in gioco”. L’avvio del progetto è stato segnato da una survey interna a cui ha aderito oltre il 70% delle persone, raccogliendo opinioni, sensibilità e proposte. Da quel momento è nata una vera e propria task force volontaria, composta da una ventina di colleghi, che ha lavorato per tutto il 2024 su temi chiave legati all’inclusione. Il gruppo ha promosso laboratori, workshop e momenti di confronto su comunicazione inclusiva, diversità, rispetto e accoglienza, dando vita a iniziative come la revisione dei valori aziendali, un nuovo Welcome Kit simbolico per i nuovi assunti e una comunicazione interna più trasparente e partecipata. Nel tempo, il lavoro della task force si è trasformato in un vero e proprio motore culturale, che ha portato in modo naturale alla decisione di formalizzare e misurare i progressi raggiunti attraverso un percorso di certificazione. Così, a partire da ottobre 2024, è iniziato l’iter per ottenere la Uni/PdR 125:2022, coinvolgendo l’intera azienda. “Ci siamo confrontati con parametri oggettivi per capire se la sensibilità che percepivamo fosse davvero radicata nei numeri e nelle pratiche – spiega ancora Bolognini – e il risultato ci ha confermato che siamo sulla strada giusta, pur senza considerarci arrivati.” Il percorso ha previsto la redazione della politica aziendale per la parità di genere – oggi pubblicata sul sito di Movi – l’analisi dei rischi, la definizione di un piano strategico triennale con obiettivi chiari e numerose attività formative, in particolare sul linguaggio inclusivo e la prevenzione dei bias inconsci. Tutti i people manager sono stati coinvolti in sessioni dedicate, anche per affinare i processi di selezione del personale. La certificazione è stata rilasciata a seguito di un doppio audit – documentale a marzo 2025 e operativo ad aprile – con un punteggio di 80/100, ottenuto senza alcuna non conformità, ma con alcune indicazioni di miglioramento su cui Movi è già al lavoro, a partire dalla formazione continua. I dati presentati in sede di audit fotografano una realtà equilibrata: 191 dipendenti, di cui 101 donne e 90 uomini, con una significativa rappresentanza femminile anche nei ruoli manageriali di sede. Tutto il personale commerciale, composto da 83 persone, beneficia di una parte variabile della retribuzione indipendentemente dal genere con un valore medio uguale per uomini e donne. Un welfare aziendale esteso a tutti è stato recentemente potenziato con un contributo aggiuntivo dedicato ai genitori di bambini tra 0 e 3 anni, in linea con le indicazioni della norma. “Questa certificazione - afferma Chiara Gatti, Jr. hr manager dell’azienda - è la conferma di un’attenzione che Movi ha sempre avuto verso le persone, ma anche una spinta a tenere alta la guardia, a non fermarsi. È un punto di partenza per un’evoluzione continua”. E mentre l’azienda continua a crescere in un mercato competitivo, l’attenzione alle persone resta al centro. “Un ambiente più consapevole genera migliori relazioni e, di riflesso, anche migliori risultati”, conclude Bolognini. “Questa certificazione non è un fiore all’occhiello, ma un segnale chiaro: stiamo andando nella direzione giusta, e intendiamo continuare su questa rotta”.
(Adnkronos) - Obiettivo Net Zero al 2040 grazie anche al confronto e al dialogo costante con i fornitori. E un’azione di responsabilità sociale che traduce i brand purpose in attività concrete sul territorio e per le comunità. Fater, azienda fondata da Angelini Industries nel 1958 e dal 1992 in joint venture con Procter&Gamble, attiva nel settore della cura della persona e della casa, racconta le sue attività Esg nel Rapporto di Sostenibilità 2023-2024, dal titolo ‘Every Day Matters’. Ad approfondire i capisaldi del Rapporto, con l’Adnkronos, è Daniele Eccher dall’Eco, Corporate Sustainability Senior Manager di Fater. Il capitolo ‘Every Day Together’, in particolare, è dedicato agli stakeholder. Al centro il tema dell’ascolto sviluppato attraverso l'analisi di doppia materialità. “Già tre anni fa noi abbiamo condotto un'analisi molto approfondita con l'ingaggio di quasi 400 stakeholder tra dipendenti, fornitori, clienti, associazioni, mondo dell'accademia, proprio per ascoltare quali fossero dal loro punto di vista i temi più rilevanti che Fater dovesse attenzionare nello sviluppo di una strategia integrata di sostenibilità - spiega Eccher dall’Eco - Questo primo approccio ci ha permesso di andare a definire la nostra strategia di sostenibilità e anche dei target misurabili che, in un'ottica di trasparenza, andiamo a pubblicare annualmente con il nostro report di sostenibilità, una iniziativa volontaria non essendo Fater un'azienda quotata”. Nella sezione ‘Every Day Climate Protection’, il report si concentra su risultati e obiettivi in tema ambientale. “Uno dei target che Fater si è dato in ambito di Esg è quello di contrastare il cambiamento climatico attraverso una riduzione del proprio impatto carbonico: abbiamo aderito al Science Based Targets initiative - Sbti nel 2021 e abbiamo comunicato e poi validato i nostri target di decarbonizzazione sia in una prospettiva di medio termine, al 2030, sia in una prospettiva di lungo termine, con l'obiettivo molto sfidante di Net Zero entro il 2040 - racconta - Sappiamo che per raggiungere questi obiettivi è fondamentale più che mai lavorare ingaggiando tutti gli attori che sono a monte e a valle di Fater in maniera più intenzionale e specifica dal momento che oltre la metà dell'impatto carbonico dell’azienda deriva da emissioni che sono al di fuori del proprio ambito di azione e sono relative alle materie prime che acquistiamo dai nostri fornitori, quindi di Scope 3”. Così “abbiamo ingaggiato progressivamente i fornitori da cui acquistiamo queste materie prime per ragionare con loro su come poter avviare un processo di decarbonizzazione attraverso una serie di incontri top to top che vengono fatti dal management Fater insieme al management del fornitore”. All’interno di questo percorso si inserisce anche l’implementazione della piattaforma Ecovadis per rinforzare l’integrazione di criteri Esg nella selezione dei fornitori. Il capitolo del rapporto ‘Every Day a better society’ racconta gli impegni sul fronte dei propri dipendenti e dei consumatori. “Noi stimiamo che i nostri prodotti siano presenti in tre famiglie su quattro in Italia quindi abbiamo l'onore ma anche l'onere di avere una grandissima capillarità. Così, per ciascuno dei nostri brand più importanti, abbiamo ragionato su quello che potesse essere un social purpose, cioè uno scopo sociale”, racconta. Lines, ad esempio, collabora con la Ong WeWorld, impegnata nel garantire i diritti di donne, bambine e bambini in oltre 25 Paesi nel mondo. In particolare, Lines ha contribuito all’apertura degli ‘Spazi Donna’ (Bologna nel 2021 e Pescara nel 2022) che hanno accolto e sostenuto, dalla loro apertura ad oggi, oltre 700 donne in difficoltà. Contro gli stereotipi e le discriminazioni di genere, il brand ha anche sviluppato l’iniziativa Domande Scomode @School Lines coinvolgendo in programmi educativi sul rispetto fra i generi complessivamente 250mila studenti di 442 scuole medie e superiori, per un totale di 3.039 classi. Circa 100mila studenti nel solo anno fiscale 2023/24. Nel caso del brand Ace “il social purpose è quello di contribuire in prima persona alla cura della nostra casa che è il mondo”. Da qui l’azione al fianco di Retake per sensibilizzare sull'importanza del recupero degli spazi urbani, attraverso il progetto ‘Scendiamo in piazza’. “Abbiamo accoppiato a questa iniziativa anche lo sviluppo di una formula specifica di Ace, la formula anti-odio”, racconta Eccher dall’Eco spiegando che si tratta di una specifica formulazione del prodotto, non commercializzata, utilizzata per rimuovere dai muri messaggi di odio. “Con Pampers abbiamo sviluppato una piattaforma digitale, il Pampers Village - avviato nel 2021 in partnership con Heart4Children - nell'app Coccole Pampers, che è stato e diventerà sempre di più anche un luogo fisico e non solo virtuale in cui c'è la possibilità per i neogenitori di scambiarsi i pareri, di poter seguire podcast su tutti i temi che riguardano, appunto, la genitorialità”, spiega il Corporate Sustainability Senior Manager di Fater. Infine, in collaborazione con Fondazione Onda, Lines Specialist ha sviluppato la campagna ‘-Pausa +Te’ e creato un portale che offre supporto, consigli pratici e consulenze gratuite per aiutare le donne a vivere la menopausa in modo positivo. Nel quadro di queste azioni in ambito Esg, portate avanti negli anni, risulta importante per l’azienda misurare e rendicontare i progressi ottenuti. “Lo facciamo perché noi pensiamo che si ottenga solo ciò che si misura”, sottolinea Eccher dall’Eco rimarcando l’impegno per la “trasparenza verso i tanti stakeholder che abbiamo ingaggiato nello sviluppo dell'analisi di doppia materialità”. Inoltre, “è un modo per spingere noi stessi ed essere ancora più impegnati nel raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati ogni anno: la rendicontazione per noi è un modo per tirare una linea, guardarci internamente, dare una risposta esternamente e soprattutto anche ascoltare quelli che possono essere gli stimoli che arrivano”. In questo senso “stiamo portando avanti un bellissimo progetto con Microsoft che ci ha anche utilizzato come un case history globale per andare a sviluppare una piattaforma, anche customizzata per alcuni aspetti per Fater, che ci possa appunto supportare nella raccolta di questa marea di dati”.