(Adnkronos) - Le sanzioni sono uno degli strumenti che usa l'Unione europea per "promuovere la pace, sostenere la democrazia e i diritti umani e difendere il diritto internazionale". Ce ne sono attive in diverse parti del mondo, non solo contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina o, se si dovesse andare fino in fondo, contro Israele per le operazioni a Gaza. La maggior parte dei regimi sanzionatori dell'Ue è adottata in considerazione di una situazione specifica, in un determinato paese. Sono state imposte finora sanzioni alla luce della situazione in Russia, Bielorussia, Iran, Corea del Nord, Siria, Repubblica democratica del Congo e Venezuela. Nel caso di Israele, la proposta della Commissione europea prevede la sospensione parziale degli accordi commerciali, sanzioni contro Hamas, due ministri israeliani, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, e anche contro i coloni violenti e le organizzazioni a loro collegate. Ma queste misure per diventare operative devono ottenere il consenso della maggioranza qualificata in Consiglio, ipotesi tutt'altro che scontata vista la posizione molto cauta finora tenuta da Germania e Italia, oltre a Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca. Il dibattito sull'efficacia delle sanzioni ruota intorno a una domanda fondamentale: ottengono il risultato che si propongono? Qualsiasi risposta deve tenere conto di una premessa: le sanzioni "non sono punitive, ma cercano invece di indurre un cambiamento nella politica o nella condotta dei soggetti cui sono dirette". Sono quindi uno strumento utilizzato per esercitare una pressione 'politica'. In tutto, sono quasi 50 i regimi sanzionatori in vigore e quasi 5.000 le persone e le entità oggetto di sanzioni europee. Ecco, in sintesi, come funzionano le sanzioni della Ue. Cosa prevedono le sanzioni? Comprendono embarghi sulle armi, divieti di viaggio, congelamenti di beni, divieti al commercio, restrizioni economiche e finanziarie e misure diplomatiche. Come sono adottate le sanzioni? Le decisioni e i regolamenti in materia di sanzioni sono adottati dal Consiglio dell'UE a maggioranza qualificata e si applicano all'interno della giurisdizione dell'UE. L'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR) o gli Stati membri dell'UE possono proporre questo tipo di sanzioni, che solitamente si applicano per un periodo di 12 mesi. Le misure restrittive sono stabilite nelle decisioni del Consiglio in materia di politica estera e di sicurezza comune (PESC). A chi sono rivolte le sanzioni? Le sanzioni dell'UE possono riguardare governi di paesi terzi a causa delle loro politiche; entità (società) che forniscono gli strumenti per l'attuazione delle politiche in questione; gruppi o organizzazioni quali i gruppi terroristici; individui, quali terroristi o persone responsabili di violazioni dei diritti umani. Le sanzioni sono concepite in modo tale da ridurre al minimo le conseguenze negative per chi non è responsabile delle politiche o azioni che hanno portato all'adozione delle sanzioni. In particolare l'UE si adopera per ridurre al minimo gli effetti sulla popolazione civile locale e sulle attività legali svolte nel paese in questione o con esso. Quali atti fanno scattare le sanzioni? Le gravi violazioni dei diritti umani: si applicano ad atti quali il genocidio, i crimini contro l'umanità e la tortura. Il Terrorismo: nei confronti di persone, gruppi ed entità coinvolti in atti terroristici. Sono state introdotte a seguito degli attentati terroristici dell'11 settembre 2001. Armi chimiche: contribuiscono agli sforzi dell'UE volti a contrastare la proliferazione e l'uso delle armi chimiche e a sostenere la convenzione sulle armi chimiche. Attacchi informatici: nei confronti dei responsabili di attacchi informatici o tentati attacchi informatici e di coloro che forniscono sostegno finanziario, tecnico o materiale per tali attacchi. Cosa comporta la violazione delle sanzioni? Il 28 novembre 2022 il Consiglio ha adottato la decisione di aggiungere la violazione delle misure restrittive all'elenco dei 'reati dell'UE' incluso nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Inoltre, il 12 aprile 2024 il Consiglio ha adottato nuove norme per garantire che la violazione delle misure restrittive sia configurata come reato. Grazie a queste nuove norme alcune azioni sono considerate reati in tutti gli Stati membri, ad esempio aiutare a eludere un divieto di viaggio, commercializzare beni oggetto di misure restrittive o effettuare attività finanziarie vietate. Sono punibili anche l'istigazione, il favoreggiamento e il concorso in tali reati. Gli Stati membri devono garantire che la violazione delle misure restrittive dell'UE sia punibile con sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive, diverse a seconda del reato. Tuttavia, la violazione intenzionale delle misure restrittive deve comportare la detenzione quale pena massima. (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - In un momento storico in cui salute, sostenibilità e impatto sociale sono al centro delle scelte dei consumatori, c’è un’azienda italiana che ha fatto di questi tre pilastri la propria missione. Si chiama Virtus Italia, è nata a Roma, ed è oggi tra le realtà più dinamiche e in crescita nel settore dei sistemi di depurazione dell’acqua. Negli ultimi mesi l’azienda ha registrato una crescita del 102%, con un incremento complessivo del +60% da inizio anno, dopo un 2024 già segnato da un +70%. Numeri che raccontano non solo un successo commerciale, ma anche la risposta concreta a un’esigenza crescente: quella di avere accesso a un’acqua buona, sana e libera da sostanze nocive, senza rinunciare a risparmio e rispetto per l’ambiente. Oggi, grazie alla guida di Lorenzo Malara ceo dell’azienda, Virtus Italia punta a raggiungere un fatturato di 8 milioni di euro entro il 2025. Virtus intercetta questa tendenza, offrendo soluzioni su misura e un’assistenza capillare nei territori di Lazio, Campania, Abruzzo, Emilia-Romagna e Veneto, con l’ingresso imminente anche in Lombardia. E proprio su questi territori Virtus ha svolto un recente sondaggio su un campione di 1000 famiglie, dal quale emerge che sempre più famiglie scelgono di installare sistemi di depurazione domestica: 1 famiglia su 3 ha già un depuratore, il 72% lo sceglie per l’ambiente, il 61% per il gusto, il 47% lo vede come un investimento. Ciò che distingue Virtus Italia è il suo servizio di assistenza tecnica interno, che garantisce interventi di alta qualità e rapidi. Inoltre, gli impianti Virtus offrono un flusso d'acqua molto più abbondante rispetto ai classici sistemi di depurazione d’acqua domestici, migliorando l'esperienza degli utenti, e l’integrazione di tecnologie avanzate con un approccio eco-friendly. Dalla depurazione dell’acqua domestica, che elimina la necessità di bottiglie di plastica, al lavaggio con ozono che riduce l’uso di detersivi fino al 90%, ogni soluzione proposta è pensata per garantire un ambiente più sano e un risparmio concreto. A trainare questa crescita è un team giovane e motivato: oltre 50 risorse impiegate, gran parte under 35. Virtus ha fatto della valorizzazione del talento giovanile un vero punto di forza, investendo nella formazione e nello sviluppo professionale, in un settore dove passione, etica e relazione umana fanno la differenza. Ma il successo economico per Virtus non è mai disgiunto dall’impatto sociale. Per ogni traguardo raggiunto, l’azienda reinveste parte del fatturato in progetti umanitari concreti. Ad oggi, sono già stati realizzati quattro pozzi d’acqua in Kenya, altri quattro sono in costruzione, di cui uno in una fattoria didattica per la comunità locale. Il prossimo grande obiettivo? La costruzione di una scuola entro il 2026. “Il nostro - racconta Lorenzo Malara - è un modello imprenditoriale che mette al centro la persona: chi lavora con noi e chi beneficerà, anche a chilometri di distanza, dei nostri risultati vendere un depuratore per noi significa offrire benessere, ma anche restituire valore e futuro a chi è meno fortunato”.
(Adnkronos) - "L’agricoltura campana è una componente essenziale del sistema economico regionale: circa il 13% del valore aggiunto complessivo arriva dalla filiera agroalimentare, che comprende agricoltura, distribuzione, ristorazione, turismo e commercio. Nel 2024 il valore della produzione agricola campana ha superato per la prima volta i 5,1 miliardi di euro. È un’agricoltura che sta bene, con punti di forza ma anche con alcune criticità”. Lo ha dichiarato Ersilia Di Tullio, responsabile strategica advisor di Nomisma, presentando la ricerca 'Agricoltura in Campania e nuovi scenari evolutivi' nell’ambito di Campania Mater. “Le criticità – ha aggiunto – sono legate soprattutto alla riorganizzazione del tessuto produttivo e al calo delle imprese agricole, in particolare nelle aree più svantaggiate, con ripercussioni sull’equilibrio socio-economico di quei territori. Allo stesso tempo, però, la Campania continua a distinguersi per produzioni di eccellenza che rappresentano vere e proprie bandiere del Made in Italy nel mondo. A ciò si aggiunge la capacità di intercettare i flussi turistici, una grande ricchezza per la regione”. Sul fronte dell’internazionalizzazione, Di Tullio ha ricordato che “con 5,7 miliardi di euro di export agroalimentare, l’agricoltura campana contribuisce per il 26% alle esportazioni regionali, un dato di assoluto rilievo. È fondamentale proseguire sulla strada della promozione del Made in Campania all’estero: già oggi il turismo, composto per il 53% da visitatori stranieri, rappresenta un biglietto da visita straordinario per i nostri prodotti”. Guardando alle prospettive future, la responsabile di Nomisma ha indicato la rotta: “Occorre costruire un’agricoltura sempre più multifunzionale, capace di arrivare sul mercato con produzioni ad alto valore aggiunto – dall’ortofrutta alla pasta, dalle conserve di pomodoro al vino – e al tempo stesso di diversificare e completare l’offerta. Questo consente non solo di rafforzare la competitività, ma anche di favorire l’insediamento dei giovani e mantenere viva l’agricoltura nelle aree più fragili, a rischio spopolamento”.