(Adnkronos) - Si terrà domani a Berlino un nuovo round di colloqui sul piano di pace per l'Ucraina. Vi prenderanno parte i consiglieri per la politica estera di diversi Paesi, fra cui Stati Uniti, Ucraina ed europei, hanno confermato fonti del governo tedesco all'agenzia di stampa 'Dpa'. Gli Stati Uniti avevano anticipato l'arrivo a Berlino dell'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff che, domenica e lunedì, incontrerà Volodymir Zelensky, Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer (fonte Wall Street Journal). Lunedì Merz incontrerà Zelensky, "molti altri leader europei", fra cui Macron e Starmer, e i vertici di Unione europea e Nato, come rende noto Berlino. Alle discussioni sul piano di pace lunedì prenderà parte anche il presidente della Finlandia, Alexander Stubb. Mosca è disposta ad accettare l'istituzione di una 'zona demilitarizzata' nel Donbass in cui schierare la Rosgvardia (Guardia nazionale), ha affermato il consigliere per la politica estera del Cremlino, Yuri Ushakov precisando che Mosca sarebbe disposta a ritirare i militari solo se Kiev farà altrettanto e che un cessate il fuoco potrà avvenire solo dopo il ritiro delle forze ucraine. "E' del tutto possibile che non ci siano militari, né russi né ucraini. Ma ci sarà la Guardia nazionale, tutto il necessario per mantenere l'ordine e organizzare la vita", ha spiegato, in un'intervista a Kommersant. La regione sarebbe comunque sotto l'amministrazione di inviati di Mosca. "Se non controlleremo questi territori in negoziati, lo faremo in termini militari". Intanto "progressi significativi" si sono registrati nei negoziati sulle garanzie di sicurezza che l'Ucraina otterrebbe da Usa ed Europa. Ne scrive Axios che cita un funzionario Usa di alto livello secondo il quale l'Amministrazione Trump è disposta a dare all'Ucraina "una garanzia basata sull'articolo 5 della Nato". "Vogliamo dare agli ucraini una garanzia di sicurezza che non sia un assegno in bianco ma che sia sufficientemente forte - ha detto la fonte - Siamo disposti a sottoporla al Congresso per il voto". Se approvata, la clausola sarebbe vincolante. Non si fermano gli attacchi russi. Odessa è stata presa di mira nella notte da pesanti raid con droni e missili. Blackout sono segnalati in quasi tutta la città. L'attacco è durato quattro ore. E viene descritto dall'amministrazione locale come "uno dei raid aerei più vasti da parte del nemico". Zelensky ha denunciato che migliaia di famiglie sono rimaste senza elettricità nel sud dell'Ucraina dopo i pesanti bombardamenti delle forze russe nella notte, con 450 droni e 30 missili di vario tipo, che oltre a Odessa hanno colpito le regioni di Kirovohrad, Mykolaiv, Sumy, Kharkiv, Kherson, Chernihiv, Dnipro e Cherkasy. "La Russia continua ad avere come obiettivo quello di distruggere il nostro stato e infliggere il peggio alle persone. Questa è la ragione per cui abbiamo bisogno di sostegno con tutto quello che ci aiuti a proteggere le vite e ponga fine a questa guerra, rafforzando la difesa aerea e i nostri combattenti al fronte, aumentando le nostre capacità a lungo raggio e intensificando le pressioni sulla Russia". La Russia da parte sua ha rivendicato di "aver colpito in modo massiccio siti dell'energia e dell'industria" in Ucraina anche con missili ipersonici Kinzhal "in risposta - ha asserito il ministero della Difesa - "ad attacchi contro obiettivi" in Russia. Sembra dunque prendere forma il piano di Putin per la città di Odessa. Mosca "potrebbe stabilire le condizioni per minacciare l'oblast di Odessa dalla Transnistria occupata dalla Russia, nel tentativo di stabilizzare le forze ucraine nell'Ucraina sudoccidentale", secondo quanto riferito da 'l'Institute for the study of war'. L'Isw fa riferimento a informazioni fornite dall'intelligence militare ucraina (Gur), secondo cui il Cremlino sta tentando di rafforzare la propria presenza in Transnistria richiamando riservisti, ritirando le armi dai depositi e avviando centri di produzione e addestramento per droni. Tali misure aumenteranno il rischio di infiltrazioni di gruppi di sabotaggio e ricognizione russi nell'oblast di Odessa dalla Transnistria: la capitale Tiraspol si trova a circa 80 chilometri dalla città di Odessa, potenziale obiettivo di attacchi di droni russi a medio raggio. Le forze di Mosca hanno già condotto con successo attacchi nelle retrovie ucraine a una profondità operativa (circa 25-100 chilometri) utilizzando unità di droni specializzate e probabilmente potrebbero trasferire alcune di queste capacità alle unità in Transnistria. Le forze ucraine hanno invece recentemente liberato parte di Kupiansk in una controffensiva che ha consentito al presidente Zelensky di farsi fotografare ieri, con indosso il giubbotto anti proiettile, nel territorio che Vladimir Putin sostiene di controllare, a sud, in coincidenza dell'autostrada Kupiansk-Shevchekove. I militari di Kiev hanno lanciato una controffensiva che ha stabilizzato la situazione nella direzione di Kupiansk, liberando Kindrashivka e Radkivka (a nord della città) e le foreste dei dintorni, e i quartieri settentrionali della città. E sono riusciti a far saltare le linee di rifornimento russe. Circa 200 miliari di Mosca sono rimasti intrappolati in una sacca nella città. La Russia ha inoltre accusato l'Ucraina per un attacco con droni in cui sono morte due persone nella regione russa di Saratov. Su Telegram il governatore Roman Busargin scrive di "danni in diversi appartamenti di un palazzo a causa dell'attacco con droni" e conferma la morte di due persone, oltre a danni sulle facciate di un asilo e una clinica "in cui non c'erano bambini o pazienti". Le vittime sono due civili, aggiunge l'agenzia russa Tass. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, nella notte sono stati intercettati e distrutti 41 droni ucraini, 28 dei quali nei cieli della regione di Saratov.
(Adnkronos) - “In Italia manca un recupero della produttività. Il nostro Paese cresce perché si lavora di più. Resta rilevante la questione salariale: la retribuzione oraria reale nel primo semestre del 2025 è del 5% inferiore al 2019, quando già veniva da anni di invarianza. Il tema salariale è legato a quello della produttività”. Lo spiega Gabriele Barbaresco, direttore Area Studi di Mediobanca, all’incontro stampa organizzato da Centromarca oggi a Milano, per illustrare dinamiche e prospettive economiche del comparto largo consumo e dell’industria di Marca per il 2026. Restando in tema di produttività, Barbaresco fa sapere che “nell'ultimo triennio il Pil pro capite italiano è cresciuto dello 0,8% medio annuo solo grazie agli aumenti di occupazione e orario di lavoro, in assenza dei quali la produttività oraria lo avrebbe fatto cadere dell'1,3%. Tale dato – spiega – è a sua volta integralmente dovuto alla produttività totale dei fattori, che rispecchia le inefficienze del sistema Paese. Pesano anche l'aumento occupazionale in settori a basso valore aggiunto e il fenomeno del lavoro improduttivo: nel 2023-24 nella manifattura l'occupazione è salita del 2% a fronte di un calo del 5,3% della produzione. Eppure – continua – si stima un fabbisogno lavorativo al 2028 tra 3,1 e 3,6 milioni di persone, con un 80%-90% da puro replacement. I contratti di lavoro con difficoltà di reperimento sono passati dal 26% (2018) al 50% (2023)”. Ma da cosa dipende questa difficoltà? “I due terzi dal labour shortage, ossia le candidature deserte – illustra Barbaresco – Un fenomeno che costa circa 2,5 punti di Pil. Rimaniamo una manifattura votata all'export, il cui successo si fonda su tre driver: qualità, specializzazione e competenza tecnica – approfondisce – Siamo invece penalizzati dal costo dei beni intermedi e da quello dell'energia (+20% tra 2020 e 2025)”. “All'interno dei nostri punti di forza si nascondono anche insidie, tra le quali la medtech. Vedo però una call to action che si articola su due punti: il primo è il decisore politico, a cui si chiede di favorire la crescita dei settori a maggiore valore aggiunto e garantire l'autonomia strategica – illustra – Il secondo è chiedere al ceto imprenditoriale di intraprendere con convinzione la transizione digitale, intendendola come un investimento e non come un costo, e passando dalla mera adozione alla sua assimilazione, in modo che diventi uno strumento di miglioramento organizzativo e del mindset aziendale”. “Altra leva è il rafforzamento delle logiche di filiera – dice – per contenere la sempre maggiore distanza tra imprese leader e imprese lagger. Spetta alle imprese leader collocarsi nei segmenti pregiati delle Cgv (Catene globali del valore) e veicolare conoscenza alla rete della fornitura nazionale. Qualità e competenze produttive sono garantite dal nostro capitalismo familiare, ma esso oggi è chiamato a un percorso di crescita inorganica (M&A), modernizzazione della governance e crescita degli investimenti intangibili". "I fondi di Private Equity (PE) possono giocare un ruolo fondamentale: essi sono oggi portatori di proposte imprenditoriali votate alla crescita rispetto al loro precedente ruolo di puri efficientatori. Ritorna, su questo tema, il ruolo cruciale dell’uso a fini produttivi del cospicuo risparmio privato”, conclude.
(Adnkronos) - Il Gruppo Agsm Aim, tramite la controllata Agsm Aim Power, ha perfezionato l’acquisizione di due impianti fotovoltaici a terra. L’operazione - spiega Agsm Aim in una nota - si inserisce nel programma di investimenti previsto dal Piano Industriale 2025-2030 che, con oltre 500 milioni di euro allocati per lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili, punta a posizionare il Gruppo Agsm Aim quale player protagonista di una transizione energetica sostenibile e diffusa su scala nazionale. Situati nel comune di Sarmato in provincia di Piacenza, gli impianti fotovoltaici acquisiti da Agsm Aim Power sviluppano rispettivamente una potenza installata di 7,61 MW e di 7,41 MW. La produzione annua di energia elettrica pulita, stimata in circa 25.000 MWh, è in grado di coprire il fabbisogno energetico di oltre 9mila famiglie, abbattendo circa 6mila tonnellate di CO2 equivalente all’anno. Grazie a questa operazione M&A sale a 179 MW la capacità da fonti rinnovabili gestita dal Gruppo Agsm Aim, offrendo un efficace contributo al raggiungimento degli obiettivi del Piano Industriale che, entro il 2030, punta a raggiungere il 70% di potenza installata da fonti rinnovabili. In quest’ottica nel luglio di quest’anno, era stata firmata l’acquisizione di altri 22 impianti fotovoltaici in Veneto, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio e Campania. “Con questa nuova acquisizione si concretizza un passo importante nello sviluppo del nostro Piano Industriale e si conferma la visione con cui il Gruppo Agsm Aim intende cogliere le sfide della transizione energetica. Capillarizzare la nostra presenza sull’intero territorio nazionale significa consolidare un asset strategico ma, in particolare, partecipare attivamente alla costruzione di un modello energetico sostenibile e accessibile a una platea sempre più estesa di persone”, ha affermato Federico Testa, presidente di Agsm Aim. “L’obiettivo del 70% di potenza elettrica installata da fonti rinnovabili, fissato dal nostro Piano Industriale, oggi è un po' più vicino. L’operazione di acquisizione di due nuovi impianti fotovoltaici ratifica la capacità del Gruppo Agsm Aim di tradurre in azione la propria visione di futuro e racconta le modalità con cui intendiamo cogliere le opportunità di un’economia a basse emissioni, operando scelte che ci consentano di esprimere qualità produttiva, affidabilità e sicurezza, per diventare protagonisti riconoscibili e coerenti della transizione energetica e ambientale nazionale”, ha dichiarato Alessandro Russo, consigliere delegato di Agsm Aim.