(Adnkronos) - Si gioca, da oggi con Napoli-Milan, la Supercoppa italiana a Riad, capitale dell'Arabia Saudita. Non è una novità, perché è dal 2019 che si gioca stabilmente all'Al-Awwal Park una competizione che vedeva tradizionalmente in palio la supremazia nazionale contesa dalla vincitrice dello scudetto e dalla vincitrice della Coppa Italia. La formula attuale prevede una final four, con semifinali e finale, e la partecipazione allargata anche alla seconda della Serie A e alla finalista di Coppa. L'ultimo accordo tra Lega Serie A e il Public Investment Fund (PIF), rinnovato nel maggio 2025 per altre quattro edizioni fino al 2028, vale 92 milioni di euro totali. Nelle casse della Lega entrano 23 milioni l'anno, puntualmente versati dai sauditi per ospitare l'evento. In questi numeri ci sono tutte le ragioni, esclusivamente economiche, che sostengono chi, essenzialmente la Lega Calcio e quindi le società della Serie A, si schiera con pragmatismo per un calcio sicuramente meno popolare ma più redditizio, in una fase in cui è sempre più difficile garantire la sostenibilità del sistema. Le ragioni del 'no' sono altrettanto evidenti e radicate nella convinzione che non valga la pena sacrificare per denaro i valori tradizionali del calcio, dalla partecipazione dei tifosi alla fedeltà alle regole base che hanno scandito per decenni le abitudini del calcio. E' la posizione che il tifo organizzato sintetizza con lo slogan 'no al calcio moderno'. Vale per le troppe partite stagionali, per le nuove formule delle coppe europee, per la Nation League della Nazionale, per i Mondiali che per la prima volta nel 2026 passano da 32 a 48 squadre. Le tifoserie di Inter, Milan, Bologna e Napoli non saranno per questo a Riad. "La Lega Calcio prosegue nella sua ostinata indifferenza, ignorando sistematicamente il dissenso manifestato anno dopo anno dalle tifoserie italiane. È tempo di porre fine alla mercificazione attuata sulla pelle dei tifosi. No alla Supercoppa in Arabia. No alla deriva del calcio moderno. I Gruppi del Secondo Anello Verde confermano che non presenzieranno alla Supercoppa Italiana in Arabia Saudita. È inaccettabile che, ancora una volta, le mere logiche di profitto vengano anteposte alla passione di migliaia di sostenitori", recita il comunicato del tifo organizzato dell'Inter. Le tribune dello stadio di Riad saranno senza tifosi italiani. Con l'eccezione di quelli, 180 (45 per squadra) portati direttamente dalla Lega Calcio con i costi della trasferta interamente pagati. Un'iniziativa apprezzabile almeno nelle intenzioni ma che non sposta il senso della protesta di tutti gli altri e che, anzi, ne rafforza la motivazioni: il tifo a inviti, selezionato e sovvenzionato, è il contrario della passione da stadio. Tutto questo varrebbe anche se la Supercoppa si svolgesse altrove, negli Stati Uniti o in altra collocazione lontana dall'Italia. Ma essendo la Supercoppa a Riad, in Arabia Saudita, c'è un altro piano da tenere presente. E' quello dei diritti umani che va oltre il calcio ma che trova nel calcio una vetrina utile a un'operazione di 'pulizia' della propria immagine che l'Arabia Saudita porta avanti su diversi fronti. Sul sito di Amnesty International si può leggere la sintesi, molto dura, di Riccardo Cucchi, storica voce Rai di 'Tutto il calcio minuto per minuto', profilo molto seguito sui social network e presidente del premio 'Sport e diritti umani': “Il calcio è ostaggio di chi vuole usarlo a fini di propaganda. L’Arabia Saudita, in cambio di denaro, usa la Supercoppa italiana per mostrare un volto moderno e nascondere le violazioni dei diritti umani. Le squadre italiane andranno a giocare in un paese che ricorre sistematicamente e crudelmente alla pena di morte. Il terzo al mondo per numero di esecuzioni. Nessun dirigente del calcio dovrebbe avere il potere di vendere la passione dei suoi tifosi in cambio di soldi”. Una posizione che trova largo consenso su X, dove il link al contenuto rimbalza, con un commento amaro che ricorre: "ormai se so venduti tutto, purtroppo...". (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - Un Natale all’insegna dell’auto regalo: da non intendersi come una forma di egoismo ma di gratificazione e per 'concedermi qualcosa che desidero fare da tempo' (per il 47% degli italiani). Sono oltre il 22% gli italiani che ricorreranno all’auto regalo per il Natale 2025, soprattutto giovani dai 25 ai 34 anni d’età (31,5%) che lo fanno anche per 'premiare la propria indipendenza e libertà' (19,1%). E quali sono gli auto-regali più gettonati? Al primo posto troviamo i prodotti tecnologici (26,1% degli italiani), seguiti da dall’abbigliamento (22,8%) e da un viaggio (per 17,9%), mentre il 2,5% dei giovani italiani si regalerà un animale domestico. E' questa la fotografia che emerge dalla ricerca ideata e realizzata da Big (Business intelligence group) sotto la direzione del sociologo Gianni Bientinesi, ceo del gruppo, su panel Bilendi con oltre 3600 interviste eseguite soltanto nel mese di dicembre su individui italiani di entrambi i sessi con più di 24 anni. Dai dati della ricerca emerge che la maggior parte degli italiani effettuerà almeno un regalo quest’anno e ‘i più gentili’ sono quelli di età compresa tra i 35 e i 44 anni (arrivano fino al 93%), seguiti dagli under 34 (il 91,3% farà un regalo), la fascia 45-54 (90,6%) e gli over 54 (88,8%). Se consideriamo le zone d’Italia, in testa in questa classifica il Centro (92,7%), poi il Nord Est (90,5%), il Nord Ovest (89,8%) e infine Sud e Isole (89%). Va specificato che un italiano su cinque tra coloro che vivono da soli, soli rimarranno anche a Natale e non faranno regali né a se stessi né agli altri (18.8%). In generale, la tendenza in crescita per tutte le fasce di intervistati è quella all’auto regalo natalizio: primato per la fascia 25-34 anni: il 31,6% di loro farà un regalo a sé stesso e i single (19,8%), mentre si fermano tra il 22% e il 23% le fasce 34-45 e 45-54 che propendono un po’ di più per fare almeno un regalo a familiari, coniugi e colleghi. In generale quali saranno gli auto regali più gettonati (sopra l’1%) secondo i dati della ricerca Big (Business intelligence group)? Boom per i prodotti tecnologici (26,1%), poi abbigliamento (22,8%), un viaggio (17,9%), accessori (15,9%), hobby e passioni (14,1%), prodotti per la cura di sé (10,1%), un’esperienza (4,9%), arredamento e decorazioni per la casa (4,2%), abbonamenti o servizi (2,6%), giochi e divertimenti vari (1,7%) e animali domestici (1,5%). Come emerso dalla ricerca, sono i giovani quelli che effettueranno più regali a sé stessi (fascia 25-34 anni) e opteranno anch’essi in primis per i prodotti hi-tech (26,3%), al secondo posto sale il viaggio (25,3%), mentre il 22,2% dei giovani amano auto regalarsi un nuovo capo d’abbigliamento. Bene anche i prodotti per la cura di sé (7,6%) e l’animale domestico (2,5%). Per quanto riguarda le motivazioni che spingono gli italiani ad auto regalarsi qualcosa per questo Natale 2025, in testa la risposta 'per gratificarmi e concedermi qualcosa che desidero fare da tempo' (47%) soprattutto per gli over 34, al secondo posto 'per vivere un momento di piacere e di benessere personale' (14%). Sul gradino più basso del podio e selezionato da molti degli intervistati c’è anche 'per celebrare la mia indipendenza e libertà personale' (8,9%), voce che è molto più gettonata dalla fascia under 34 ed è selezionata da un intervistato su 5 (19,1%). Più indietro tra le motivazioni dell’auto regalo per questo Natale 2025 ci sono anche 'per alleviare lo stress accumulato nel corso degli ultimi mesi' (8,5%) e 'per compensare frustrazioni e tirarmi su di morale' (5,2%) che è considerata un po’ più importante per la fascia dei giovani 25-34 (10,2%).
(Adnkronos) - Mundys mette in campo una nuova società Benefit dedicata alla lotta al cambiamento climatico. Neya, questo il nome del nuovo asset controllato al 100%, sarà focalizzata sulla selezione e adozione di iniziative prevalentemente “nature based” per la rimozione del carbonio, con l’obiettivo di produrre crediti CO2 utili per la decarbonizzazione delle infrastrutture di trasporto nelle quali opera Mundys, a livello globale. Sono limitate, ad oggi, le società nate in Europa con l’obiettivo della rimozione di CO2; ciò ha motivato la scelta di Mundys di avviare questa iniziativa sperimentale, allo scopo di verificare la solidità di questa innovativa branca di business. Il valore del mercato internazionale dei crediti di carbonio nel 2024 è stato di circa 115 miliardi di dollari, per il 2030 le stime prevedono circa 300 miliardi di dollari, con possibilità di crescita fino a oltre 500 miliardi. E’ in questo contesto che Neya si inserisce con la propria missione per la rimozione permanente di CO2 dall’atmosfera, attraverso soluzioni come il rimboschimento e la gestione sostenibile di foreste e terreni agricoli, promuovendo la sostenibilità ambientale e sociale. Neya diventa immediatamente operativa in Madagascar con la promozione di un progetto di riforestazione per 500 ettari lungo le coste a Nord dell’isola (nelle zone di Sofia e Melaky). Il ripristino delle piantagioni in aree deforestate localmente negli ultimi decenni contribuirà alla rimozione di CO2, grazie alla particolare tipologia di piante prescelte. Le mangrovie, infatti, sono foreste costiere tropicali formate da alberi e arbusti capaci di vivere in acque salmastre tipicamente lungo le coste, le foci dei fiumi e le lagune. Hanno radici aeree che spuntano dal fango o dall’acqua e sono fondamentali perché proteggono le coste dall’erosione e dalle tempeste, ospitano molte specie di pesci, uccelli e crostacei, e immagazzinano grandi quantità di carbonio. Il progetto, denominato “Ma Honko”, si avvale di un’azienda locale che genererà occupazione sul territorio nello spirito di produzione di valore lungo la filiera, al centro della strategia di business sostenibile della visione di Mundys. L’attività detiene i requisiti per ottenere la certificazione Gold Standard, ente internazionale che attesta la qualità e la credibilità dei progetti che riducono le emissioni di gas serra, assicurando al contempo benefici sociali e ambientali misurabili. I crediti di carbonio generati, nel tempo, potranno così contribuire a compensare le emissioni delle infrastrutture di Mundys, a loro volta in corso di progressiva riduzione grazie all’esecuzione del framework di sostenibilità messo in campo dalla Capogruppo. Una strategia, quella ESG di Mundys, trasparente e responsabile e che le ha appena nuovamente fatto conseguire – per il terzo anno consecutivo – il livello A-list, massimo score rilasciato da CDP (ex Carbon Disclosure Project), rating internazionale di riferimento per la valutazione delle performance climatiche e ambientali su oltre 25.000 aziende. Lungo la roadmap di sostenibilità della Capogruppo sono molti i traguardi segnati fin qui, anche in termini di leadership innovativa, solco nel quale Neya sembra segnare il prossimo passo. Mundys è stata, infatti, tra le prime società in Italia a dotarsi di un Climate Action Plan per promuovere la transizione energetica e la decarbonizzazione delle attività economiche lungo tutta la catena del valore in ambito aeroportuale, autostradale e dei servizi di mobilità, ponendosi obiettivi chiari e concreti, tra i quali l’azzeramento delle emissioni nette dirette (Scope 1 & 2) entro il 2040.