(Adnkronos) - "Sono passata dalle stalle alle stelle". Rita De Crescenzo, influencer tra le più seguite d’Italia con oltre 2milioni di follower, oggi 28 ottobre è tra gli ospiti della prima puntata di Belve, il programma cult di Rai2 ideato e condotto da Francesca Fagnani, giunto alla sesta stagione. Una vita complessa, a tratti drammatica, segnata da sofferenze, abusi e dalla droga, fino a una sorta di rinascita grazie al successo sulla piattaforma social TikTok. Si definisce ‘tiktokana’ (e non tiktoker) o anche ‘showget’ (invece che showgirl), ma al di là di qualche storpiatura lessicale, più o meno intenzionale, Rita De Crescenzo rispondendo alle domande di Francesca Fagnani mostra un lato inedito. "Dalla mattina alla sera faccio compagnia alla gente, la faccio divertire. La gente mi tiene come una Madonna" dice la tiktoker. "Non sarà troppo?" replica Fagnani che poi le chiede: "È molto imitata?". "Sì, tanto. Sono contenta perché così la gente ha visto che nella vita si può cambiare". "Che infanzia è stata la sua?" chiede la giornalista. "Bruttissima, 30 anni di droga e psicofarmaci. Ho avuto un figlio a 13 anni" racconta De Crescenzo. Fagnani spiega che il ragazzo con cui ha avuto il figlio è Ciro Marranzino, della famiglia Contini, che poco dopo il parto venne arrestato. "Non ho nulla a che vedere con la famiglia. Ero una bambina" spiega De Crescenzo. "È rimasta in rapporto con lui?" insiste Fagnani. "Sì, siamo in buoni rapporti perché è il padre di mio figlio". "A chi deve delle scuse?" chiede Fagnani. "Ai miei figli. Io vivo da 7 anni. La mia vita è solo di 7 anni". Fagnani ricorda i processi aperti, imputata per spaccio di droga (venne arrestata nel 2017), ma anche per diffamazione nei confronti di un deputato e di un ristoratore. Lei si difende e dichiara innocente: "Ho sempre detto che ho fatto uso di droga, ma non ho mai spacciato" dice De Crescenzo. "Il ricordo più brutto del periodo della tossicodipendenza?" domanda la giornalista. "Quando sono stata violentata da tre ragazzi di colore alla stazione centrale. Da lì ho capito che se non avessi smesso con la droga sarei morta. E guarda adesso come sto bella! Nella vita si può cambiare e sto qua a raccontarlo". Nello studio di Belve De Crescenzo rivela anche che il suo sogno è "girare un film con Christian De Sica, una commedia ambientata a Napoli". "Che trama immagina?" chiede Fagnani. "Immagino un bel film di Natale. Io sono una fan sfegatata di De Sica, da piccola ho visto tutti i suoi film". Siparietto, esilarante fino alle lacrime, quando la tiktoker spiega a Fagnani la parentela con Massimo Ranieri. Anello di congiunzione sarebbe la nonna della De Crescenzo, "Giuseppa di Zazzariello"…
(Adnkronos) - Investire nella rieducazione dei detenuti, mettendo al centro formazione e lavoro. E' l'obiettivo di un progetto di reinserimento sociale che il Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro sta portando avanti in tutta Italia attraverso diversi consigli provinciali dei professionisti, come quello di Bologna. "Noi a Bologna -racconta ad Adnkronos/Labitalia Pier Paolo Redaelli, presidente del Consiglio provinciale dell'ordine dei consulenti del lavoro di Bologna- seguiamo un'impresa sociale che si chiama 'Fare Imprese in Dozza'. La Dozza è il carcere di Bologna e questa impresa è stata costituita da tre società che operano nel campo della costruzione delle macchine automatiche. E la novità di questo progetto è che è stato costruito all'interno della carcere, grazie all'amministrazione carceraria che ha dato in uso la palestra, un'officina meccanica. In quest'officina meccanica in questo momento operano come dipendenti assunti a tempo indeterminato 14 detenuti che sono stati selezionati e formati dalla 'Fondazione Aldini Valeriani', che è una fondazione che si ricollega all'Istituto tecnico 'Aldini Valeriani'", sottolinea. E in questi anni i risultati sul reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti sono arrivati. "Dal 2012 sono stati assunti 77 dipendenti proprio all'interno del carcere -sottolinea Redaelli- che ovviamente nel corso di questi anni hanno cessato la loro attività lavorativa perché sono stati scarcerati. Di queste 77 persone l'80% circa non ha più avuto recidiva, nel senso che oggi ha un lavoro stabile all'interno di questa impresa", sottolinea Redaelli. E il presidente del consiglio provinciale dell'ordine dei consulenti di Bologna sottolinea come quindi "sia un progetto che funziona molto bene. È entrata a far parte di questa realtà la Granarolo latte, perché all'interno delle carceri della Dozza ci sono dei macchinari per produrre prodotti caseari, e quindi inizieranno questa nuova avventura". "L'altra realtà che seguiamo -spiega Redaelli- è un'impresa sociale che si chiama 'Siamo Qua', ed è un'impresa per le detenute. Loro hanno realizzato all'interno del carcere che presso la sede della cooperativa sociale, un laboratorio di sartoria. Delle operaie formano all'interno del carcere queste detenute, che poi quando ottengono la semilibertà vengono trasferite appunto nella sede sociale della coop. Le problematiche sono molte per queste detenute, perché ovviamente al termine del periodo di detenzione perdono la loro qualifica di svantaggiate e quindi si ritrovano nel mondo del lavoro". "Molto spesso però in particolare per quelle extracomunitarie, senza permesso di soggiorno, farle entrare nel mondo del lavoro è sempre più complesso. Ecco perché noi stiamo cercando di portare avanti una richiesta di riforma della norma, proprio per dare la possibilità a questo persone svantaggiato di poter riprendere la propria attività lavorativa, la propria dignità", conclude Redaellli.
(Adnkronos) - "La sostenibilità indica la nostra rotta, l'acqua è natura portata ai consumatori. Si pensa al vino come frutto del territorio in cui nasce, ma l'acqua minerale è la stessa identica cosa. E' saldamente ancorata al proprio territorio, da cui non prescinde, ha delle caratteristiche uniche che sono il frutto del territorio da cui sgorga e delle caratteristiche che devono essere costanti nel tempo. Quindi per noi fare sostenibilità vuol dire lavorare per essere un'azienda a prova di futuro. Non è qualcosa da cui possiamo prescindere ed è un impegno quotidiano, non è un obiettivo da raggiungere. E' un impegno quotidiano che mettiamo nel nostro modo di fare impresa, nel prenderci cura dell'acqua, nel prenderci cura delle nostre persone e dei territori in cui operiamo. Lo facciamo, lo facciamo attraverso diverse tipologie di iniziative, diverse leve che andiamo ad attivare". Lo ha detto Fabiana Marchini, head sustainability & corporate affairs Gruppo Sanpellegrino, intervenendo intervenendo all'evento Adnkronos Q&A ‘Sostenibilità al bivio’ tenutosi oggi al Palazzo dell’Informazione a Roma. E Marchini ha spiegato nel concreto le attività portate avanti. "Intanto lavoriamo -ha sottolineato- sull'ottimizzazione dei processi industriali e sull'ottimizzazione della gestione della risorsa idrica, è importantissimo. Tutti i nostri stabilimenti sono certificati secondo lo standard internazionale dell'Alliance for water stewardship che attesta la gestione virtuosa e condivisa dalla risorsa idrica. E per noi questo è fondamentale perché l'acqua comunque è vita, è una risorsa fondamentale, infatti perseguiamo il costante efficientamento e il risparmio idrico. Lo facciamo -ha continuato- cercando di mitigare il nostro impatto ambientale, sia in termini di carbon footprint, sia in termini di supporto a un modello di economia circolare. Utilizziamo materiali riciclati nei nostri imballaggi, cerchiamo di evolvere il nostro modello di business adottando una logistica sempre più sostenibile. Quindi sono diverse le leve che attiviamo per poter mitigare il nostro impatto", ha sottolineato. "E poi, non meno importante, è la gestione di quello che noi chiamiamo la nostra casa, che è poi la casa comune, il territorio da cui sgorgano le nostre acque. Quindi è fondamentale per noi prenderci cura dei territori in cui viviamo", ha concluso.