(Adnkronos) - La Società italiana di radiologia medica e interventistica (Sirm), in occasione della Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita che si celebra domani, conferma di essere in prima linea nel garantire al paziente le migliori opzioni terapeutiche e diagnostiche riducendo al massimo i rischi. Come? Ponendo l'attenzione verso esami diagnostici effettuati talvolta in modo inappropriato, anche in relazione alla medicina difensiva, pratica che "comporta spese inutili - sottolinea la società scientifica in una nota - ma soprattutto esposizione a radiazioni superflue che possono essere dannose per la salute del singolo paziente, ma anche dell'operatore". I progressi dell'innovazione hanno permesso di ridurre fortemente la quantità di emissioni, "ma va sempre tenuto alto il livello di attenzione", avverte la Sirm che, per aumentare la consapevolezza e l'alert su questi temi, ha promosso oggi un convegno nella sede del Cardello a Roma, alla vigilia della giornata nazionale che si celebrerà domani come da direttiva del presidente del Consiglio dei ministri. Si tratta di "una giornata fondamentale - spiega Nicoletta Gandolfo, presidente nazionale Sirm, direttore Dipartimento Immagini e coordinatore della Breast Unit dell'Asl 3 di Genova - La radiologia medica si è fortemente evoluta: non si tratta più di una semplice interpretazione delle immagini, ma diventa radiologia clinica che interviene in tutti i percorsi, dalla prevenzione alla diagnosi, alla stadiazione, al follow-up. Proprio per questo diventa fondamentale concentrarsi sulla sicurezza attraverso il percorso di formazione degli operatori, la corretta informazione al paziente, la collaborazione con gli altri clinici e con le altre società scientifiche". Sottolinea Luca Brunese, presidente eletto Sirm: "Da anni ormai la quantità di radiazioni utilizzate per gli esami radiologici è in costante riduzione, proprio nell'ottica di ottimizzare i percorsi e soprattutto tutelare il paziente. Per questo è diventato indispensabile impegnarsi sulla formazione degli operatori e sulla collaborazione con gli altri clinici, come gli oncologi: la collaborazione di Sirm con Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, è un esempio virtuoso a tutto vantaggio dei malati". Aggiunge Vittorio Miele, presidente Fidesmar: "La Federazione delle società scientifiche dell'area radiologica ha proprio nella sua mission il tema della sicurezza, che si declina con la corretta somministrazione di esami quando sono realmente indicati per evitare sprechi e procedure inutili". Anche "Airo, Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica) - rimarca il presidente Marco Krengli - si è molto impegnata per definire linee guida da adottare sull'intero territorio nazionale, in forte collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e nella formazione attraverso webinar". Anche perché "il tema della sicurezza - ricorda Maria Luisa De Rimini, presidente Associazione medici nucleari (Ainm) - ha rappresentato una costante nell'evoluzione della specialità con forte implicazione nelle pratiche cliniche". Garantire l'inquadramento corretto del paziente rappresenta ormai "la vera sfida quotidiana per tutti noi - evidenzia Nicoletta Anzalone, presidente Ainr, Associazione di neuroradiologia - anche grazie all'utilizzo di nuovi software e l'intelligenza artificiale". Stefano Arcangeli, presidente dell'Airb, associazione dei radiobiologi, puntualizza l'importanza della radioprotezione nei confronti sia dei pazienti che degli operatori sanitari. Ernesto Di Cesare, professore ordinario dell'università dell'Aquila e delegato Sirm per il progetto europeo Claud-It, ricorda come il tema della sicurezza e della corretta prescrizione possa avere riflessi anche sulle liste d'attesa e rappresenti un problema comune, dato che la Società europea di radiologia ha lanciato un programma specifico. "Senza dimenticare - conclude Giampaolo Carrafiello, direttore di Radiologia del Policlinico di Milano e professore all'università degli Studi di Milano - l'importanza, sempre più rilevante, della radiologia interventistica come nuova opzione terapeutica in diverse patologie".
(Adnkronos) - “La legacy che lascia Giovanna Iannantuoni è di avere fatto dell’università Bicocca di Milano una grande università pubblica di eccellenza e inclusività. L’impegno che prendo è quello di continuare con il mio mandato la sua stessa strada, proseguendo i progetti che ha già cominciato”. Lo ha detto il rettore eletto dell’università degli studi di Milano Bicocca Marco Orlandi, intervenendo nell’aula magna dell'ateneo all’evento ‘Connessioni. Sei anni del mandato di Giovanna Iannantuoni 2019-2025’. “Il primo progetto, la prima internazionalizzazione, è a quattro chilometri da qui: Parco Trotter. Lì vi è tutto un lavoro da fare sulle seconde generazioni. Il resto viene di conseguenza”, spiega il rettore eletto. Orlandi conclude, poi, ribadendo che il forte legame con il territorio rimarrà anche con l’avvento del suo mandato: “Un forte legame con Milano e con la Regione: è necessario riuscire ad essere internazionali, ma ben consolidati nel territorio milanese e lombardo, proseguendo esattamente sulla stessa strada di Giovanna Iannantuoni”.
(Adnkronos) - L’aumento del 5% della superficie alberata in città comporterebbe una riduzione degli inquinanti atmosferici tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno. È quanto emerge da uno studio internazionale al quale ha partecipato Enea, condotto in 744 città di 36 Paesi europei, pubblicato su The Lancet Planetary Health e realizzato nell’ambito del progetto europeo Life Airfresh. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che si potrebbero evitare fino a 12mila morti all’anno se ogni centro cittadino avesse una copertura arborea di almeno il 30%. “In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani, accentuando la rilevanza di queste problematiche - spiega la coordinatrice del progetto per Enea Alessandra De Marco, responsabile del Laboratorio Impatti sul territorio e nei paesi in via di sviluppo - Aumentare la quantità di alberi in città permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini”. La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece) raccomanda l’adozione della strategia del 3-30-300 che consiste nel raggiungimento di tre obiettivi specifici: 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico. Utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo su un arco temporale di 20 anni (2000-2019), lo studio ha evidenziato che la copertura arborea media è cresciuta di appena 0,76 punti percentuali e che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde. Parallelamente, la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuita in media del 3,4%. Nel 2019, 130 città dei 744 centri urbani europei presi in esame (oltre 50 milioni di abitanti, pari a circa il 25% della popolazione di questi centri) avevano una copertura arborea media superiore al 30%. Attualmente, in Italia la copertura vegetale raggiunge il 30% solo a Napoli (32%), mentre a Milano e a Roma arriva, rispettivamente, al 9% e 24%. “Una copertura arborea urbana al 30%, come quella raggiunta da alcune città europee, potrebbe ridurre le morti premature del 9,4% da Pm2,5, del 7,2% da biossido di azoto e del 12,1% da ozono. Al contrario, abbattere la superficie alberata fino ad azzerarla comporterebbe un aumento della mortalità: +19,5% da Pm2,5 (circa 19mila morti premature in più ogni anno), +15% da biossido di azoto (oltre 5.200 in più) e +22,7% da ozono (circa 700 in più)”, sottolinea De Marco. I benefici del verde urbano non si fermano alla qualità dell’aria; gli alberi possono infatti ridurre la temperatura percepita, mitigando l’impatto delle ondate di calore come quella dell’estate 2022 che ha causato circa 62mila morti in Europa (+4%). La Strategia Ue sulla biodiversità al 2030 prevede l’impegno dei Paesi aderenti a piantare almeno 3 miliardi di alberi entro la fine del decennio per portare a un aumento significativo della copertura arborea media nelle città. “Per raggiungere questo obiettivo, i programmi di piantumazione dovrebbero interessare non solo gli spazi pubblici, ma anche, e soprattutto, quelli privati, come cortili residenziali, oltre alle aree periurbane. È fondamentale che urbanisti e amministratori vengano incoraggiati a integrare infrastrutture verdi urbane pensate su misura per i diversi contesti locali. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da politiche di riduzione delle emissioni e da interventi complementari, come i corridoi di aria fredda o i tetti verdi, per massimizzare i benefici in termini di salute pubblica e qualità della vita, con il risultato di città più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici nel lungo termine”, conclude De Marco.