(Adnkronos) - Il 2025 si chiude con un lungo elenco di lutti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo, della musica e dello sport. Da Oliviero Toscani a Pippo Baudo, da Ornella Vanoni a Brigitte Bardot, sono tanti i volti noti e le figure iconiche scomparse negli ultimi 12 mesi. Attori, star della musica, fotografi, scrittori, il cui ricordo umano e professionale resta indelebile. 13 gennaio - Oliviero Toscani, 82 anni Fotografo italiano celebre per le campagne pubblicitarie che hanno segnato la storia, Toscani ha saputo unire provocazione e riflessione. Tra le sue immagini più iconiche, il bacio tra un prete e una suora e i ritratti dei condannati a morte negli Stati Uniti. Negli ultimi anni aveva rivelato di soffrire di amiloidosi. 16 gennaio – David Lynch, 78 anni Regista e sceneggiatore statunitense, maestro del cinema visionario. Tra i suoi capolavori, Blue Velvet, Mulholland Drive e Twin Peaks. Vincitore della Palma d'Oro a Cannes nel 1990 e del Leone d'oro alla carriera nel 2006, nel 2020 riceve il Premio Oscar alla carriera. 26 febbraio – Gene Hackman, 91 anni Attore americano pluripremiato, vincitore di due Oscar per Il braccio violento della legge e Gli spietati. La sua carriera ha attraversato decenni di successi cinematografici, fino a ritirarsi dalle scene negli anni 2000. È morto nella sua casa di Santa Fe, accanto alla moglie. 26 febbraio – Michelle Trachtenberg, 39 anni Attrice statunitense, nota per i ruoli di Georgina Sparks in Gossip Girl e Dawn Summers in Buffy l'ammazzavampiri. È stata stroncata da un arresto cardiaco causato da complicazioni legate al diabete mellito. 3 marzo – Eleonora Giorgi, 71 anni Attrice di grande talento, ha esordito nel cinema con Roma di Federico Fellini nel 1972. Ha lavorato con registi come Dario Argento e Carlo Verdone, vincendo nel 1982 il David di Donatello come Migliore attrice protagonista per Borotalco. 5 marzo – Bruno Pizzul, 87 anni Storico telecronista sportivo italiano, voce della Nazionale di calcio dai Mondiali del 1986 fino al 2002. Conduttore di programmi come Domenica Sprint e Domenica Sportiva, è stato un punto di riferimento per generazioni di appassionati. 21 marzo – George Foreman, 76 anni Ex pugile statunitense, campione olimpico e mondiale dei pesi massimi. Celebre per la storica sfida "Rumble in the Jungle" contro Muhammad Ali e per aver riconquistato la corona mondiale a 45 anni contro Michael Moorer. 1 aprile – Val Kilmer, 65 anni Attore statunitense noto per ruoli iconici come Jim Morrison in The Doors, Doc Holliday in Tombstone e Batman in Batman Forever. La sua carriera ha spaziato dal cinema d'azione alla musica e al teatro. 5 aprile – Antonello Fassari, 72 anni Attore e comico italiano, celebre per il ruolo dell'oste Cesare in I Cesaroni. Ha lavorato anche al cinema e al teatro, interpretando ruoli in film come Muro di gomma e Romanzo criminale. 13 aprile - Mario Vargas Llosa, 89 anni Scrittore peruviano, insignito di numerosi riconoscimenti nel corso della sua carriera, tra cui il Premio Cervantes, il Premio Príncipe de Asturias de las Letras, fino al Premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Tra i titoli suoi romanzi: La Casa Verde, La zia Julia e lo scribacchino, La guerra della fine del mondo, I quaderni di don Rigoberto, La città e i cani. 20 maggio – Nino Benvenuti, 87 anni Pugile campione olimpico e mondiale, simbolo del pugilato negli anni '60 e '70. In carriera ha disputato 90 incontri, vincendone 82, e lasciando un segno indelebile nello sport italiano. 23 maggio – Sebastião Salgado, 81 anni Fotografo brasiliano e documentarista di fama mondiale. Dopo aver lavorato come economista, ha dedicato la sua vita a raccontare le condizioni dei lavoratori, dei migranti e dei popoli indigeni, viaggiando in oltre 120 Paesi. 22 giugno – Arnaldo Pomodoro, 98 anni Scultore celebre per le iconiche sfere di bronzo. Ha contribuito all’arte contemporanea con opere che uniscono geometria e sperimentazione del metallo, fondando insieme a Lucio Fontana il gruppo Continuità. 23 giugno – Lea Massari, 91 anni Intensa interprete drammatica per grandi registi come Mario Monicelli,Sergio Leone, Michelangelo Antonioni e Dino Risi, l'attrice è stata elegante ed aristocratica protagonista degli sceneggiati in bianco e nero della Rai. 24 giugno – Alvaro Vitali, 75 anni Attore e comico noto per il personaggio di Pierino nella commedia sexy all'italiana. Ha lavorato con Federico Fellini in pellicole come Fellini Satyricon e Amarcord. 3 luglio – Diogo Jota, 28 anni Calciatore portoghese, attaccante del Liverpool e della Nazionale portoghese. È morto in un incidente stradale insieme al fratello André. Era padre di tre figli e da poco sposato. 3 luglio – Michael Madsen, 67 anni Attore statunitense celebre per il sodalizio con Quentin Tarantino (Le Iene, Kill Bill) e per ruoli iconici in The Doors e Thelma & Louise. 22 luglio – Ozzy Osbourne, 76 anni Icona dell'heavy metal, voce dei Black Sabbath e solista di successo internazionale. Soprannominato "Il principe delle tenebre", ha influenzato generazioni di musicisti e appassionati di rock. 24 luglio – Hulk Hogan, 71 anni Leggenda del wrestling mondiale, ha portato la Wwe al grande pubblico e ha recitato in film come Rocky III. È stato simbolo della cultura pop americana degli anni ’80 e ’90. 6 agosto – Gianni Berengo Gardin, 89 anni Fotografo di fama internazionale, autore di oltre 260 libri e 360 mostre personali. Considerato uno dei maggiori documentaristi italiani, ha raccontato con le sue immagini la società del Novecento. 7 agosto – Jim Lovell, 97 anni Astronauta americano, comandante della missione Apollo 13. Primo a volare quattro volte nello spazio, è celebre per la storica frase "Houston, abbiamo un problema" durante la missione verso la Luna. 16 agosto – Pippo Baudo, 89 anni Conduttore televisivo simbolo della Rai, ha guidato 13 edizioni del Festival di Sanremo e programmi come Canzonissima e Fantastico. Ha influenzato la televisione italiana per oltre mezzo secolo. 2 settembre – Emilio Fede, 94 anni Giornalista italiano, direttore del Tg1 e del Tg4. Figura di spicco nel panorama dell'informazione italiana, noto per la sua lunga carriera televisiva. 4 settembre – Giorgio Armani, 91 anni Stilista di fama mondiale, sinonimo di eleganza e innovazione. Fondatore di un impero della moda, ha vestito numerose star e team olimpici. 9 settembre – Stefano Benni, 78 anni Scrittore, giornalista e drammaturgo. Autore di testi di grande ironia e satira, tra i suoi successi Bar Sport e La compagnia dei Celestini. 16 settembre – Robert Redford, 89 anni Attore e regista americano, fondatore del Sundance Institute. Vincitore di due Oscar, tra i suoi film iconici Butch Cassidy, La stangata e I giorni del condor. 23 settembre – Claudia Cardinale, 87 anni Attrice italiana simbolo del cinema d'autore, protagonista di film come Il Gattopardo e C'era una volta il West. Vincitrice di numerosi premi nazionali e internazionali. 1 ottobre – Jane Goodall, 91 anni Etologa britannica, massima esperta mondiale di scimpanzé. Le sue ricerche hanno rivoluzionato la comprensione dei comportamenti dei primati e la conservazione della fauna. 3 ottobre – Remo Girone, 76 anni Attore di teatro, cinema e televisione, celebre per il ruolo di Tano Cariddi nella serie tv La Piovra. 11 ottobre – Diane Keaton, 79 anni Attrice americana, celebre per i ruoli in Il Padrino e Io e Annie, vincitrice dell'Oscar come Miglior attrice nel 1978. Icona di stile e talento hollywoodiano legata per un tratto a Woody Allen. 25 ottobre – Mauro Di Francesco, 74 anni Attore noto per le commedie balneari degli anni ’80 come Sapore di mare 2 e Abbronzatissimi. Ha lavorato anche a teatro e in televisione. 4 novembre – Giorgio Forattini, 94 anni Disegnatore e vignettista satirico italiano, noto come "Re della satira". Ha raccontato la storia italiana dagli Anni di Piombo a Mani Pulite attraverso le sue illustrazioni. 8 novembre – Peppe Vessicchio, 69 anni Direttore d'orchestra, simbolo del Festival di Sanremo e collaboratore di grandi artisti italiani e internazionali. 17 novembre – Alice ed Ellen Kessler, 89 anni Sorelle gemelle tedesche, icone della danza e del varietà europeo del dopoguerra. Celebri per la loro presenza scenica e la sigla Da-da-un-pa di Studio Uno. Ha destato scalpore la loro uscita di scena, insieme, con un doppio suicidio assistito. 21 novembre – Ornella Vanoni, 91 anni Interprete di brani come Senza fine e L’appuntamento. Collaboratrice di grandi autori italiani, ha rappresentato la voce autentica della canzone italiana per oltre sei decenni. 1 dicembre – Nicola Pietrangeli, 92 anni Tennista italiano, vincitore di 67 titoli tra cui due Roland Garros. Capitano della prima storica Coppa Davis vinta dall’Italia nel 1976. 10 dicembre – Sophie Kinsella, 55 anni Scrittrice britannica, autrice di bestseller internazionali come I Love Shopping. Nel 2024 aveva annunciato di essere affetta da un cancro al cervello aggressivo. 14 dicembre - Rob Reiner, 78 anni Attore regista, sceneggiatore e produttore americano, noto per aver diretto film come Stand by Me, Harry ti presento Sally… e Misery non deve morire. La sua vita si è tragicamente conclusa nella sua villa di Los Angeles insieme alla moglie Michele, dove sono statti uccisi dal figlio Nick. 28 dicembre - Brigitte Bardot, 91 anni Diva del cinema francese per antonomasia, B.B. interruppe una straordinaria carriera di attrice nel 1973 per dedicarsi alla difesa degli animali. "La donna più bella del mondo", come fu definita negli anni '50 e '60, da oltre mezzo secolo non recitava più ma il suo mito era ancora intatto, simbolo di libertà e spregiudicatezza.
(Adnkronos) - Un incontro speciale, carico di significato umano, quello che si è svolto questa mattina in Vaticano, nel corso dell’udienza privata tra i consulenti del lavoro e il Santo Padre. Un’occasione per sottolineare il ruolo sociale della categoria, fortemente impegnata nel favorire l’inserimento socio-lavorativo delle persone più fragili e nel promuovere un lavoro sicuro, dignitoso e inclusivo. Valori e funzioni che trovano spazio nel volume 'Lavoro, persone, comunità. I consulenti del lavoro nel Giubileo della Speranza', donato a Papa Leone XIV. Progressi e limiti dell’inclusione nel mercato del lavoro italiano sono al centro anche della fotografia scattata per l’occasione dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro in un focus sui diversi segmenti della popolazione che vivono situazioni di fragilità, sulle motivazioni che ostacolano l’inclusione e sui risultati ottenuti finora. I dati che emergono dalla nota evidenziano segnali incoraggianti sul fronte del mercato occupazionale. Il numero dei Neet si è ridotto di quasi 1 milione di unità negli ultimi anni, pur restando ancora oltre 2 milioni di giovani esclusi da percorsi di lavoro o formazione. Miglioramenti, seppur graduali, si registrano anche per le persone con disabilità, il cui tasso di occupazione è cresciuto nel tempo (il 41,8% risulta occupato) così come sono aumentate le iniziative di formazione e lavoro rivolte agli ex detenuti. Accanto a questi elementi positivi, permane un’area di inclusione debole, legata al lavoro sommerso e alla povertà educativa e lavorativa, che richiede interventi mirati per rafforzare qualità e stabilità dell’occupazione. Ed è proprio in questo contesto che il ruolo dei consulenti del lavoro assume una valenza strategica. “L’incontro con il Santo Padre è stato un momento di grande valore umano e simbolico, che ha contribuito a rafforzare il nostro ruolo sociale, ricordandoci come il lavoro debba essere prima di tutto uno strumento di dignità, inclusione e servizio verso i più fragili: è questa la missione che ogni giorno anima il nostro impegno nel sostenere lavoratori e imprese, nel contrastare le disuguaglianze e nel costruire opportunità per chi è ai margini del mercato del lavoro”, ha commentato il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca. “Cerchiamo di costruire il domani garantendo il diritto alla pensione ai colleghi. Lavoriamo anche per garantire assistenza e aiuto sulla previdenza, sulla sanità e a tutte quelle attività che garantiscono il benessere e le prospettive future dei consulenti”. A dirlo Sergio Giorgini, presidente Enpacl, nel corso dell’evento ‘Costruire il domani-etica, valori, sostenibilità, legalità’, promosso dal Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, dall’Enpacl, dalla Fondazione studi e dalla Fondazione Lavoro. “Questo è un Governo stabile che sta producendo risultati positivo dal punto di vista dell’occupazione. Credo che sia importante, in tutte le scelte che facciamo, mantenere il rigore della competenza e dei valori etico-professionali; aspetti questi che fanno la differenza”. A dirlo Marina Calderone, ministro del Lavoro e delle politiche sociali, nel corso dell’evento. “Non c’è inclusione senza lavoro; aver bisogno di un sostegno non è una condizione da cui non si può uscire, anzi - avverte - un sostegno serve per poi entrare nel mercato del lavoro”. “Diminuiscono gli infortuni nel settore strettamente lavorativo - osserva - ma aumentano quelli in itinere. E proprio su questo dobbiamo lavorare. Con il decreto sicurezza che oggi approviamo ci prenderemo cura dei superstiti minori che hanno perso un genitore sul lavoro, pagando borse di studio per essere accompagnati serenamente nel mercato del lavoro. Il 2026 - assicura - ci porterà un ulteriore impegno per la realizzazione di norme che non devono essere però attuate con gli occhiali del passato”. “Oggi - sostiene Fabrizio D’Ascenzo, presidente Inail - è una giornata storica perché si sono incastrate tre questioni fondamentali: conversione in legge del decreto sicurezza, la pubblicazione del nuovo bando Isi e l’evento organizzato dai consulenti del lavoro mi dà l’occasione di parlarne. I consulenti del lavoro conoscono benissimo l’attività dell’Inail; con la categoria abbiamo stipulato una convenzione per collaborare su formazione e informazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Noi cerchiamo di fare in modo che con la prevenzione, il prima, si possa evitare il dopo. La nostra ricerca ci consente di ottenere tecnologie utilissime per la prevenzione. L’Ia generativa consente di ottenere qualcosa in più che noi autonomamente non possiamo ottenere però va governata. Lo strumento ci consente di evitare che il prima possa condizionare il dopo nella vita di una persona”. “Bisogna investire nel lavoro per far sì che le persone con disabilità nel nostro Paese diminuiscano. Incentiviamo le imprese a dedicare 1 ora per attività sul posto di lavoro dei dipendenti, defiscalizzando quell’ora”. A dirlo Francesco Vaia, Autorità garante nazionale diritti persone con disabilità. “La disabilità - spiega - nasce dalla genetica, dall’infortunistica che non è solo sul lavoro, ma anche sulla strada e domestica, e dall’invecchiamento non attivo. Oggi il mondo del lavoro è la più grande infrastruttura dinamica esistente sia sul pubblico che sul privato e su questo bisogna intervenire per aiutare il mondo dei disabili”. La povertà educativa rappresenta una delle principali dimensioni strutturali di fragilità nel mercato del lavoro italiano, in quanto incide in modo persistente sulla capacità delle persone di accedere, mantenere e valorizzare un’occupazione, amplificando il rischio di esclusione lavorativa e di inclusione debole anche in presenza di crescita dell’occupazione. Quasi il 40% degli italiani tra i 20 e 64 anni che hanno al massimo un livello di istruzione medio restano fuori dal mercato del lavoro perché inattivi, mentre un altro 10% circa non riesce ad accedere ad un’occupazione, pur ricercandola. Emerge dalla nota, presentata oggi dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, 'Progressi e limiti dell'inclusione del mercato del lavoro italiano'. Il livello di inclusione dei soggetti a bassa scolarità risulta sensibilmente inferiore rispetto alle fasce di popolazione con livelli di istruzione più elevati, tra le quali diminuisce sia la propensione all’inattività (è del 26,9% tra i diplomati e del 14,9% tra i laureati) che la difficoltà di inserimento occupazionale (il tasso di disoccupazione è del 6,2% tra i diplomati e 3,4% tra i laureati). Si tratta di un fenomeno fortemente caratterizzato dal punto di vista geografico: al Sud, non solo la quota di soggetti a bassa scolarità è più alta del resto d’Italia (tra i 25 e 64 anni arriva al 45,6% contro il 37,5%), ma il rischio di esclusione dal mercato del lavoro è decisamente superiore: è inattivo il 50,1% della popolazione a bassa scolarità (contro valori medi di poco superiori al 30% nelle altre macroaree) mentre il 16,7%, pur cercando lavoro, non riesce a trovarlo (contro un valore che oscilla dal 5,8% nel Nord Ovest, 5,2% nel Nord Est e 6,8% nel Centro). Per quanto la povertà educativa resti un elemento di forte criticità nel nostro Paese, negli ultimi anni, le maggiori opportunità create da un mercato del lavoro estremamente dinamico, che ha visto anche nel Mezzogiorno crescere i livelli occupazionali, hanno favorito una maggiore efficacia delle politiche volte all’inclusione dei segmenti di più difficile collocazione. Il tasso di inattività, infatti, è ritornato sui livelli pre-Covid, dopo avere registrato tra 2020 e 2022 un incremento significativo (42,2 nel 2020) mentre quello di disoccupazione è diminuito dal 14,4 del 2018 al 13,2 del 2021, fino all’attuale 9,6% con un decremento particolarmente marcato nell’ultimo triennio. In parte collegato ma non sovrapponibile, è il fenomeno dei Neet. Questo, se da un lato può rappresentare l’esito diretto di percorsi di povertà educativa, caratterizzati da bassi livelli di istruzione, competenze di base insufficienti e transizioni scuola–lavoro fragili o interrotte, dall’altro include situazioni riconducibili a fattori ulteriori, quali la debolezza della domanda di lavoro locale, la precarietà dei percorsi di ingresso nel mercato del lavoro, i carichi familiari, le condizioni di salute o lo scoraggiamento prolungato. Un fenomeno che pur restando strutturale - sono ancora 2 milioni 79 mila i giovani di 15-34 anni non inseriti in percorsi di lavoro o istruzione, pari al 17,3% delle popolazione in tale fascia d’età - ha tuttavia registrato negli ultimissimi anni un drastico ridimensionamento, riconducibile in parte al rafforzamento della domanda di lavoro in alcuni settori a elevata intensità occupazionale, in parte all’espansione e alla maggiore focalizzazione delle politiche pubbliche rivolte ai giovani - in particolare sul versante dell’orientamento, della formazione professionalizzante e delle politiche attive - che hanno contribuito a intercettare una quota di giovani precedentemente inattivi o scoraggiati. A questi elementi si aggiungono fattori demografici, come la riduzione delle dimensioni delle coorti giovanili, che ha attenuato la pressione sull’ingresso nel mercato del lavoro, e un progressivo adattamento dei percorsi formativi alle esigenze produttive. L’insieme di tali fattori ha contribuito a ridurre di quasi un milione il numero dei Neet, passati da 3.011 mila del 2018 agli attuali 2.079 mila, e a portare l’incidenza dal 24,6% al 17,3%, grazie soprattutto alla riduzione di quanti erano alla ricerca di lavoro (passati da 1 milione 123 mila a 630 mila, per una contrazione del 43,8%) e, in misura meno rilevante, degli inattivi (ridotti da 1.889 mila a 1 milione 449 mila, per una contrazione del 23,3%). A beneficiare maggiormente del dinamismo del mercato è stata la componente più giovane, dove l’incremento delle opportunità occupazionali ha favorito l’uscita da una condizione di esclusione non ancora 'cronicizzata': le fasce d’età 20-24 anni e 25-29 anni sono quelle in cui si sono registrati i miglioramenti più significati, con una riduzione dell’incidenza dei Neet sulla popolazione di circa 9 punti percentuali tra 2018 e 2024. Di contro, tra i 30-34enni, la riduzione è stata molto meno sensibile (circa 5 punti percentuali), registrandosi proprio in questa fascia d’età l’incidenza più alta di giovani esclusi da qualsiasi forma di impegno lavorativo o formativo (23,2% contro il 21,5% dei 25-29enni, 17,8% dei 20-24enni e 6% dei 15-19enni). In Italia ci sono condizioni di fragilità specifiche che determinano forme di esclusione più difficili da contrastare. Al contrario della povertà educativa che configura una fragilità di natura cognitiva e formativa, che incide soprattutto sulla capacità di utilizzare il lavoro come leva di mobilità e stabilità (limitando l’accesso a occupazioni qualificate, riducendo l’adattabilità ai cambiamenti produttivi e aumentando il rischio di precarietà e povertà lavorativa), ma non preclude necessariamente l’ingresso nel mercato del lavoro in senso assoluto, le fragilità specifiche tendono a richiedere interventi di tipo compensativo, protettivo o di accompagnamento intensivo, in grado di supportare un’inclusione al lavoro che difficilmente il soggetto interessato può realizzare in autonomia. E' il caso degli ex detenuti, dove la condizione di detenzione produce una discontinuità biografica e occupazionale accompagnata da stigma, perdita di reti sociali e talvolta restrizioni formali, che determinano una situazione di emarginazione dal lavoro difficile da scardinare. Quello degli ex detenuti è un universo non quantificato dalle statistiche ufficiali, ma che nell’ultimo anno (giugno 2024-giugno 2025) si è alimentato di quasi 30 mila unità. Tra 2013 e 2023, secondo la relazione al Parlamento del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, sono state più di 370 mila le persone uscite in libertà. L’uscita dal carcere avviene frequentemente in assenza di un lavoro, con reti sociali deboli o compromesse e con un accesso limitato ai servizi per l’impiego. In questi casi, la combinazione di stigma, vincoli amministrativi, problemi abitativi e, talvolta, condizioni di salute o dipendenze pregresse rende estremamente difficile un reinserimento occupazionale rapido e stabile. Ancora di più se il periodo di detenzione è stato caratterizzato dalla sospensione di qualsiasi tipo di attività lavorativa. (segue) Secondo un rapporto del Cnel del 2025 'Recidiva zero' solo il 34,3% dei detenuti è coinvolto in attività lavorative. Un dato molto basso, che tuttavia risulta in crescita negli ultimi anni, considerato che nel 2004 la percentuale era del 26,6%. Fra le tipologie di lavoro in cui sono impegnati i lavoranti detenuti, si osserva una concentrazione nei servizi d’istituto (il 70,7% è impegnato in questa tipologia), mentre il 5,4% lavora in istituto per conto di cooperative o imprese, il 5,3%, essendo in regime di semilibertà, lavora in proprio o per conto di datori di lavoro esterni e il 5% si occupa della manutenzione dei fabbricati. Anche la frequenza di attività formative rappresenta un’opportunità per il successo del futuro reinserimento, ma i numeri mostrano come gli spazi di attivazione siano ancora molto ampi. Il rapporto evidenzia infatti come il 31,3% sia stato coinvolto nella frequenza di percorsi di istruzione di primo e secondo livello nell’anno scolastico 2023-2024, anche se il conseguimento dei titoli di studio presenta un tasso di successo limitato pari al 56,9% per chi ha frequentato i corsi di secondo livello, mentre per il primo livello la quota di promossi si è fermata al 34,6% (anno scolastico 2023-2024). Segnali più positivi emergono con riferimento alla partecipazione ai corsi di formazione professionale, che segnano un incremento dei detenuti partecipanti, passati dal 4,1% del 2019 al 7,2% del 2024. Edilizia, orientamento al lavoro, giardinaggio e agricoltura sono le altre tipologie di corsi che hanno riscontrato il maggior numero di iscritti, con tassi di successo in tutti e tre i casi superiori al 90%. (segue) Anche la disabilità si configura come una condizione personale che comporta limitazioni funzionali e la necessità di adattamenti organizzativi che il mercato del lavoro non sempre è in grado di offrire. E in grado di determinare situazioni di esclusione particolarmente gravose per le persone le cui prospettive di inclusione professionale restano ancora fortemente limitate nel nostro Paese. Secondo le elaborazioni di Fondazione Studi su dati Istat, su 100 persone tra i 15 e 64 anni che, pur presentando disabilità gravi, sono in condizione di poter lavorare, solo il 41,8% lavora mentre il 21% non riesce ad inserirsi nel mercato del lavoro, pur ricercando un’occupazione. Si tratta di un universo stimabile in circa 150/170 mila persone che risultano escluse dal mercato a causa della permanenza di limiti strutturali, fisici, logistici e soprattutto culturali che ne precludono sistematicamente le chances di inclusione. Peraltro, malgrado negli ultimi anni si siano registrati importanti miglioramenti sotto il profilo dell’inclusione formativa e sociale delle persone che presentano disabilità, il rapporto con il lavoro rappresenta per questa parte di popolazione una dimensione ancora critica, pur in presenza di qualche positivo segnale. Rispetto al 2013, la quota di occupati tra persone con disabilità grave in condizione di poter lavorare è aumentata, passando dal 35,4% all’attuale 41,8%, con una crescita particolarmente significativa negli ultimi tre anni, grazie al positivo andamento del mercato, che ha generato nuove opportunità anche per questo segmento di offerta. Va tuttavia evidenziata al contempo la persistenza di barriere rilevanti nell’accesso al lavoro, considerato che la quota di persone che non riescono ad accedere ad un’occupazione, pur desiderando lavorare, resta elevata e sostanzialmente stabile nei dieci anni considerati. Nel mercato del lavoro c'è un’area di confine, che potrebbe essere definita di inclusione debole, in cui l’accesso all’occupazione è formalmente possibile ma strutturalmente instabile e precario. In questa situazione, il lavoro non svolge pienamente la sua funzione di inclusione sociale ed economica: la continuità occupazionale è fragile, il potere contrattuale ridotto e le opportunità di mobilità limitate. Riguarda lavoratori che, pur essendo presenti nei circuiti produttivi, rimangono esposti a un elevato rischio di esclusione, in cui il confine tra lavoro regolare e lavoro irregolare tende a farsi poroso e le condizioni di debolezza contrattuale tendono a tradursi in fragilità economica. Il lavoro sommerso rappresenta l’area di più evidente di manifestazione, dove le tante forme in cui si può configurare l’irregolarità del rapporto danno conto di una condizione occupazionale, oltre che non legale dal punto di vista formale, estremamente debole sotto il profilo sostanziale. Una condizione che ancora accomuna una quota estremamente rilevante di lavoratori, stimabile secondo Istat in quasi 3 milioni di unità di lavoro, pari al 12,7% del totale. Va tuttavia evidenziato come nell’ultimo decennio, e in particolare a partire dal 2020, il fenomeno abbia registrato una flessione dovuta in primis agli effetti della regolarizzazione del 2020, ma anche al miglioramento delle condizioni di accesso all’occupazione. Il dinamismo della domanda, unito alla scarsità crescente dell’offerta di manodopera, ha avuto un effetto positivo nelle condizioni di ingaggio di molti lavoratori: il tasso di irregolarità si è infatti ridotto dal 14,8% del 2018 al 12,7%, mentre il numero degli irregolari (sempre espresso in unità di lavoro) è passato da 3,5 milioni a 3 milioni circa per una contrazione superiore al 15%. Restano tuttavia ambiti di attività in cui l’irregolarità fa più difficoltà a scardinare la logica sistemica che ne è alla base. E' il caso del settore domestico, dove l’Istat conta 55 irregolari ogni 100 occupati, alloggio e ristorazione (24), il settore dei servizi artistici e dell’intrattenimento (22), agricoltura e pesca (18). In parte legati al sommerso sono i fenomeni di povertà lavorativa, che tuttavia fanno riferimento ad uno spettro molto più ampio di situazioni, in cui il lavoro, pur essendo presente, non consente di raggiungere un livello di reddito e di sicurezza economica sufficiente a garantire condizioni di vita dignitose. Essa riguarda lavoratori formalmente occupati, spesso con contratti regolari, che tuttavia sperimentano bassi salari, discontinuità occupazionale, part-time involontario o una combinazione di più fattori che rendono il reddito da lavoro insufficiente. In questa prospettiva, la povertà lavorativa non coincide con l’assenza di lavoro né con l’irregolarità giuridica dell’occupazione, ma rappresenta una forma di inclusione debole, in cui il lavoro perde la sua funzione di protezione sociale. Considerando il rischio di povertà tra gli occupati, Istat stima che nel 2024 la quota di famiglie in condizione di povertà assoluta con persona di riferimento occupata fosse pari al 7,9%, un valore più basso rispetto all’anno precedente, quando tale indicatore si collocava all’8,1%, ma superiore rispetto al 2018, quando si attestava al 6,1%. Il rischio, secondo le stime Istat, è più elevato tra le famiglie con titolare un lavoratore dipendente (8,7%), in particolare se operaio o assimilato (15,6%) rispetto a quelle in cui il capofamiglia ha un lavoro indipendente (5,2%). In via generale, il rischio povertà associato ad un occupato è superiore a chi è ritirato dal lavoro (5,8%).
(Adnkronos) - Dopo un’edizione 2025 da record (810 espositori, 55.000 mq di superficie occupata e quasi 27mila visitatori da tutto il mondo), Myplant&Garden si amplia ulteriormente, raggiungendo i 60mila mq espositivi e occupando interamente quattro padiglioni grazie al forte riscontro da parte delle aziende. Oltre a ciò, saranno impegnate anche delle aree esterne per dimostrazioni pratiche. Myplant&Garden, salone internazionale dedicato ai professionisti delle filiere del verde ornamentale, del paesaggio, del garden e della floricoltura, si accinge così a celebrare la sua decima edizione in programma dal 18 al 20 febbraio 2026 presso Fiera Milano Rho. L’evento riunirà aziende, operatori, esperti, istituzioni e associazioni provenienti da tutta Europa e da numerosi paesi extraeuropei. La decima edizione prevede nuovi contenuti, aree tematiche specializzate, mostre, seminari tecnici, workshop formativi e dimostrazioni live, con un’attenzione particolare alle sfide attuali del settore: sostenibilità, economia circolare, gestione del verde urbano, privato e sportivo, tecnologie smart, nuove tendenze del garden design e della decorazione floreale. “Passeremo da 55mila a 60mila mq di superficie, e copriremo completamente tutti i quattro padiglioni con l’esposizione grazie al riscontro eccezionale da parte dei nostri espositori”, afferma Valeria Randazzo, Exhibition Manager di Myplant. Con la decima edizione ci sarà un ulteriore riassetto delle aree espositive che coprono l’intera catena del valore: vivai, fiori, arredo, vasi e contenitori, decorazione, architettura del paesaggio, servizi, tecnica e macchinari offriranno una panoramica integrale e aggiornata sulla filiera. “Un’offerta completa che riflette la forza, la diversità e la continua evoluzione del settore”, aggiunge Randazzo. Il padiglione 20 sarà interamente occupato dai motori - in continua espansione - e da My Green Sports, l’evoluzione del ‘Verde Sportivo’, dove troverà spazio anche il nuovo programma Figc dedicato alla formazione dei tecnici del verde. L’area dedicata al paesaggio (progettazione, prodotti, materiali, realizzazione…), rinominata My Landscape, godrà di nuova visibilità e identità spostandosi nel padiglione 8. Un boulevard la metterà in connessione con l’area dedicata al fiore e alla decorazione, rinominata a sua volta My Decor. Il vivaismo rimarrà rappresentato nel padiglione 16 e in un’ampia porzione del padiglione 12, rimanendo attiguo, come nella passata edizione, all’esposizione dell’intero comparto tecnico. Qui si troverà l’allestimento Garden Center New Trend, che celebrerà l’anniversario tondo di Myplant con l’iniziativa ‘10 anni di trend - the best of’, ossia un percorso attraverso un decennio di idee, scenografie, visioni e prodotti che hanno segnato l’evoluzione dell’evento e influenzato il mercato: uno spazio per raccontare il passato, interpretare il presente e, con le nuove proposte, immaginare il futuro del retail specializzato. A rappresentare il volto più avanzato e sostenibile dell’offerta di prodotti e servizi per l’intero settore del verde sarà My Innovation (già MyplanTech), che presenterà in un circuito dedicato all’interno dei padiglioni le soluzioni green e tecnologicamente più innovative proposte dagli espositori. “Questa decima edizione rappresenta un traguardo importante e allo stesso tempo un nuovo punto di partenza - spiega Valeria Randazzo - Il mercato del verde è in costante evoluzione e Myplant continua a crescere insieme alle imprese, offrendo un luogo privilegiato dove sviluppare relazioni, generare valore e immaginare il futuro del settore”.