(Adnkronos) - Il taglio delle tasse al ceto medio e la pace fiscale ma anche, la svolta sulle pensioni e gli stanziamenti per le imprese: arriverà oggi il primo via libera alla manovra in Senato dopo un esame fatto di false partenze, ritiri di proposte e ripresentazioni che alla fine hanno fatto rialzato l'entità del Bilancio dai 18,7 miliardi iniziali a circa 22 miliardi con il maxi-emendamento del governo - sul quale l'esecutivo ha posto la fiducia -, a saldi invariati. Il ddl approderà poi alla Camera per la discussione generale e il via libera definitivo martedì 30 dicembre. Ecco tutte le misure in arrivo. Taglio tasse e pace fiscale. Misura 'regina' del ddl è la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50 mila euro, come secondo step del percorso avviato lo scorso anno con il taglio delle tasse per i redditi più bassi nel quadro della riforma fiscale. Con la manovra parte una nuova stagione di pace fiscale. Con la rottamazione quinques nell'arco di 9 anni, con 54 rate bimestrali, sarà possibile rottamare le cartelle del periodo compreso tra il 2000 e il 2023 derivanti dall'omesso versamento di imposte o contributi previdenziali. L'esame in commissione Bilancio al Senato ha inoltre tagliato il tasso di interesse sulle rate dal 4% al 3%. Banche e assicurazioni. Con le modifiche approvate alla manovra sale a oltre 12 miliardi di euro il contributo totale da banche e assicurazioni, un miliardo in più rispetto a quanto inizialmente previsto nello schema del governo. Nel dettaglio per le banche cala la percentuale di deducibilità sulle perdite pregresse delle banche, passando dal 43% al 35% nel 2026 e dal 54% al 42% nel 2027 e dall'aumento dell'Irap del 2% si escludono i soggetti con minore base imponibile e si introduce una franchigia di 90mila euro applicabile sulla maggiore imposta dovuta (+2%) solo per i periodi d'imposta 2027 e 2028. Una modifica approvata per le assicurazioni invece prevede il versamento come acconto dell'85% del contributo sul premio delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti dovuto per l'anno precedente. Rc auto. Sale al 12,5% l'aliquota sulla polizza rc auto per i rischi di infortunio al conducente e rischi di assistenza stradale per i contratti assicurativi stipulati o rinnovati a decorrere dal primo gennaio 2026. Tobin tax. Da gennaio l’aliquota dell’imposta sulle transazioni finanziarie passa dallo 0,1% allo 0,2% se la cessione avviene su mercati regolamentati e dallo 0,2 allo 0,4% negli altri casi. Sale dallo 0,02% allo 0,04% l’aliquota sulle negoziazioni ad alta frequenza. Dividendi holding. L'accesso al regime di esclusione è previsto solo con partecipazione diretta nel capitale superiore al 5% o di valore fiscale superiore a 500mila euro. Imprese, iper ammortamento, transizione 4.0 e Zes. Prorogate al 30 settembre 2028 le agevolazioni per le imprese che investono in beni strumentali, nuovi materiali e immateriali funzionali alla trasformazione tecnologica o digitale in chiave Transizione 4.0 o 5.0. La misura è maggiorata del 180% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 100% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro, e nella misura del 50% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro in relazione "agli investimenti in beni prodotti in uno degli Stati membri dell'Unione europea" o in Stati aderenti all'Accordo sullo spazio economico europeo, effettuati dall'1 gennaio 2026 al 30 settembre 2028. Arrivano 1,3 miliardi per il credito d'imposta Transizione 4.0, i cui fondi sono andati esauriti; e 532,64 milioni per le aziende che hanno fatto domanda per il credito d'imposta per la Zes unica. Ritenuta acconto imprese. Ritenuta d'acconto per le imprese dal 2028 con un'aliquota ridotta dello 0,5%, che sale all'1% dal 2029. Benefici rinnovi contratti. Estesi ai contratti rinnovati nel 2024 i benefici della tassazione agevolata al 5% sugli incrementi retributivi corrisposti dal primo gennaio 2026, con platea di beneficiari ampliata ai redditi fino a 33mila euro. Utili lavoratori. Prorogata anche per il 2026 l'esenzione del 50% dei dividendi corrisposti ai lavoratori e derivanti da azioni attribuite in sostituzione di premi di risultato entro il limite di 1.500 euro annui. Stop anticipo pensione con fondi complementari. Stop alla possibilità di accedere alla pensione anticipata di vecchiaia cumulando la rendita dei fondi complementari. Aumenta taglio anticipo pensione per precoci. Aumentano i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno raggiunto almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni di età. Il taglio ammonta a 20 milioni dal 2027, a 60 milioni dal 2028 e a 90 milioni dal 2029 al 2032, mentre per il 2033 la riduzione sarà di 140 milioni di euro e 190 milioni dal 2034. Tfr all'Inps. Dal primo gennaio obbligo di versamento del Tfr al Fondo Inps anche per le aziende con 50 dipendenti. Dal 2032 le maglie si ampliano ancora includendo nell’obbligo di versamento le imprese con numero pari o superiore a 40 dipendenti. Tfr neo assunti. Adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti del settore privato da luglio 2026. Entro sessanta giorni dall'assunzione il lavoratore può comunque optare per la rinuncia all'adesione automatica. Ponte sullo Stretto. Vengono rifinanziati gli stanziamenti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina, "alla luce dell’aggiornamento dell’iter amministrativo e del non perfezionamento degli impegni relativi alle somme iscritte in bilancio nell’anno 2025 in conto residui rinvenienti dall’anno 2024, prevedendo un incremento delle risorse negli anni 2032 e 2033 tali da lasciare inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate". Piano Casa. Le risorse per il Piano casa in manovra calano a 200 milioni nel biennio 2026-2027 (100 milioni l’anno). Affitti brevi. Aliquota al 21% sulla prima casa in affitto inferiore a 30 giorni e al 26% sulla seconda; oltre i due immobili diventa reddito di imposta. Isee e casa. Sale a 200mila euro il limite del valore della casa per l'esclusione dall'Isee per le abitazioni delle famiglie residenti nelle città metropolitane (Roma Capitale, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina, Palermo, Sassari). Oro. Via libera all'emendamento alla manovra, proposto da FdI, che attribuisce la proprietà delle riserve auree conservate da Banca d'Italia al popolo italiano. Tassa sui pacchi postali. Scatta il contributo di due euro sui pacchi postali in arrivo da paesi extra Ue di un valore entro i 150 euro. Rai. Oltre 10 milioni di sforbiciata per la Rai. Fondi Ue. Il Fondo per lo sviluppo e la coesione viene ridotto di 300 milioni di euro per il 2026 e di 100 milioni per ciascuno degli anni 2027 е 2028.
(Adnkronos) - Negli ultimi anni l’Italia è stata colpita da terremoti, alluvioni, frane e altri eventi estremi che hanno causato perdite miliardarie per il tessuto produttivo. Un’analisi dell’istituto mUp Research riferita all’autunno 2024 ha rilevato che più di 278 mila imprese hanno subito danni legati a calamità naturali nell’anno precedente, con perdite stimate in circa tre miliardi di euro. Nel nostro Paese il tessuto economico maggiormente esposto a questo tipo di rischi e con poche tutele è quello delle piccole medie imprese, che rappresentano la maggioranza delle aziende. Segue un’analisi degli esperti di Partner d’Impresa, – realtà che supporta la crescita e la sicurezza delle imprese attraverso un team interdisciplinare di professionisti. La legge di Bilancio 2024 ha introdotto, con una norma specifica del 30 dicembre 2023 n. 213 (art. 1 commi 101‑111), un obbligo assicurativo per trasferire sulle assicurazioni private una parte del rischio che finora è gravato solo sui fondi pubblici, andando a promuovere nelle imprese una cultura della prevenzione. Tutte le aziende con sede legale in Italia, escluse quelle agricole, sono obbligate a stipulare una polizza assicurativa che copra i potenziali danni causati da terremoti, frane, alluvioni, inondazioni ed esondazioni. L’azienda deve quindi assicurare terreni, impianti, attrezzature e beni in locazione salvo che questi siano già coperti da polizze analoghe. Infine, il decreto attuativo n. 18/2025 (DM 30 gennaio 2025) ha specificato che l’obbligo non si estende ai beni in costruzione, agli immobili abusivi, alle scorte, ai mobili d’ufficio o ai veicoli iscritti al Pra (Pubblico registro automobilistico). La norma nasce dall’esigenza di ridistribuire il rischio: lo Stato non può più sobbarcarsi integralmente i costi delle ricostruzioni e dei ristori dopo i disastri. Se le grandi imprese (con oltre 250 dipendenti) sono state coinvolte nella normativa già da marzo 2025 e per le medie imprese (con 50-250 dipendenti) l’obbligo è scattato col mese di ottobre, per le pmi e le micro-imprese la scadenza prevista è quella del 31 dicembre 2025. Sarà fatta una proroga per i comparti della pesca e dell’acquacoltura: per queste imprese l’obbligo scatterà sempre il 31 dicembre 2025. "Per l’impresa inadempiente non sono previste sanzioni pecuniarie ma sarà automaticamente esclusa da contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubbliche di qualsiasi natura, oltre a vedersi precluso l’accesso alla garanzia statale sui finanziamenti, vale a dire al Fondo di garanzia per le pmi. Si tratta dunque di una forma di sanzione di tipo interdittivo, che rafforza l’obbligo attraverso il meccanismo del vincolo premiale", spiega il legale Fabio Speranza del network nazionale di professionisti Partner d’impresa. Il rispetto dell’obbligo diventa infatti condizione necessaria per partecipare a una vasta gamma di misure agevolative. Tra queste figurano i contratti di sviluppo disciplinati dal D.M. 9 dicembre 2014, i programmi Smart & Start Italia per le startup innovative, le misure per l’economia circolare introdotte dal nrr, i fondi per la salvaguardia occupazionale e le iniziative di venture capital per la transizione ecologica ed energetica. La disposizione non è autoapplicativa: ogni amministrazione pubblica dovrà integrare nei propri bandi le clausole di esclusione per le imprese sprovviste di polizza. “Il ministero delle Imprese e made In Italy, inoltre, intende precludere l’accesso ai propri incentivi alle imprese inadempienti, ma l’efficacia scatterà solo dopo che le singole misure saranno adeguate. Questo significa che senza polizza non sarà possibile accedere a contratti di sviluppo, fondi per startup, incentivi per economia circolare o energie rinnovabili. E' evidente, dunque, come la stipula della polizza non rappresenti soltanto un adempimento formale, ma una vera e propria condizione di accesso a strumenti fondamentali di sostegno allo sviluppo imprenditoriale”, aggiunge Speranza.Un aspetto particolarmente rilevante riguarda il trattamento fiscale dei premi assicurativi. Quelli corrisposti dall’azienda per coperture inerenti l’attività d’impresa rientrano infatti tra i costi deducibili. Ciò vale sia ai fini Ires, con aliquota al 24%, sia ai fini Irap, con aliquota ordinaria al 3,9%, salvo le differenziazioni regionali. Gli effetti pratici, tuttavia, non sono omogenei. “Per le grandi imprese, che saranno le più esposte a premi assicurativi rilevanti, la deducibilità fiscale rappresenta un parziale alleggerimento, ma non elimina l’impatto economico. In pratica, se il costo della polizza riduce la base imponibile, resta comunque un esborso significativo in termini di liquidità, capace di comprimere i margini e incidere sui flussi di cassa. La questione diventa quindi di equilibrio: quanto vale la protezione assicurativa rispetto al peso che esercita sul conto economico?”, sottolinea la fiscalista del network Partner d’impresa Simona D’Alessandro. Diverso il discorso per pmie microimprese. Qui i premi saranno più contenuti, ma proporzionalmente più gravosi in rapporto al fatturato. “La deducibilità fiscale, pur utile, rischia di non essere sufficiente a compensare la pressione sul flusso di cassa. Per realtà imprenditoriali a bassa capitalizzazione, poi, la polizza rischia di ridurre la capacità di autofinanziamento e di rallentare gli investimenti programmati”, conclude D’Alessandro. Così come strutturata la legge presenta certamente delle criticità. Innanzitutto una riflessione riguarda i costi elevati e le disparità che la norma apporterà tra gli imprenditori in funzione delle aree territoriali in cui ha sede la loro impresa. “In molte aree ad alto rischio sismico o idrogeologico, infatti, i premi potranno risultare molto onerosi e a questi si sommeranno i costi di perizia per determinare il valore a nuovo dei beni” sottolinea la fiscalista D’Alessandro. L’obbligo normativo, poi, fa riferimento a una copertura parziale, ovvero riguarda solo le immobilizzazioni materiali: scorte, automezzi, beni mobili e merci non sono assicurati. Le imprese devono quindi valutare l’acquisto di garanzie accessorie per una protezione completa. Non va trascurato infine l’aspetto inerente ai rapporti tra proprietario e utilizzatore. Per i beni in locazione o leasing l’obbligo ricade sull’utilizzatore; è quindi consigliabile stabilire contrattualmente chi sostiene il premio e come si ripartiscono i rischi. In ultima analisi, secondo la fiscalista, vi è incertezza sull’effettiva applicazione delle sanzioni. “Le sanzioni sono solo indirette (esclusione dai bandi), ma la loro efficacia dipende dai provvedimenti attuativi delle singole amministrazioni. Le imprese temono che la frammentazione dei criteri possa creare incertezza sull’accesso a incentivi e finanziamenti”. Considerando le opportunità va considerato che, In un contesto in cui i parametri esg stanno assumendo crescente importanza nelle valutazioni creditizie e nelle politiche di erogazione del credito, la stipula di una copertura assicurativa contro i rischi naturali può essere interpretata come un segnale di gestione consapevole del rischio giocando un ruolo positivo nei rating creditizi. “Le banche e gli investitori istituzionali, sempre più sensibili al rischio climatico, potrebbero considerare la stipula di una polizza catastrofale come un segnale positivo di gestione aziendale. Ciò trasformerebbe un obbligo normativo in un vantaggio reputazionale, capace di incidere favorevolmente sul rating bancario, facilitare l’accesso al credito e, in prospettiva, ridurre il costo del finanziamento”, spiega Simona D’Alessandro. Inoltre, l’obbligo può essere trasformato in un vantaggio competitivo che garantisca all’impresa, in caso di evento catastrofale, le risorse necessarie per riprendere rapidamente la produzione. “Non va trascurato anche il fattore della riduzione dei premi attraverso la prevenzione. Il decreto prevede che i premi siano modulati in base alle misure di mitigazione adottate. Investimenti in adeguamenti antisismici, sistemi di drenaggio o piani di emergenza possono ridurre sensibilmente il costo della polizza” aggiunge la fiscalista. Ancora, sempre secondo la consulente, vanno considerati i vantaggi collegati alla possibilità di stipulare polizze collettive e convenzioni. Le associazioni di categoria stanno negoziando convenzioni con le compagnie per abbattere i costi per andare incontro alle necessità di micro e piccole imprese.
(Adnkronos) - Sentimenti di ansia, sfiducia e rabbia nei confronti del futuro. Così l’emergenza climatica impatta sulla salute mentale e sul benessere psicologico, in particolare dei giovani italiani. È quanto emerge dall'indagine sull’ecoansia, condotta su un ampio campione di giovani italiani tra i 18 e i 35 anni, realizzata dall’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (Iep) per conto di Greenpeace Italia e ReCommon, con la collaborazione di Unione degli universitari (Udu) e Rete degli studenti (RdS), e pubblicata sul Journal of Health and Environmental Research. I dati sono stati raccolti tra giugno e novembre 2024 con un questionario diffuso dalle associazioni studentesche in scuole e università italiane e online, compilato da 3.607 persone. Dalle risposte emerge che il 41% dei giovani intervistati associa il tema del cambiamento climatico a sentimenti di ansia per il futuro, il 19% a una sensazione di rabbia e frustrazione, il 16% ad impotenza e rassegnazione. Solo l’1% ha risposto affermando di sentirsi responsabile o di avere dei doveri nei confronti del Pianeta. Infine, per il 44% l’ansia generata dal cambiamento climatico ha un effetto negativo sul benessere psicologico nella vita di tutti i giorni. "Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale ma è diventato a tutti gli effetti una crisi emotiva e valoriale che interessa profondamente i giovani italiani, incidendo sul modo in cui immaginano il futuro, sulle decisioni quotidiane e persino sulle relazioni sociali - spiega Rita Erica Fioravanzo, presidente dello Iep - Per tutelare i giovani, dobbiamo riconoscere la gravità del loro disagio e affrontarlo insieme alle cause strutturali del cambiamento climatico". L'analisi evidenzia forti collegamenti tra l’ecoansia e un maggiore disagio psicologico generale, evidente non solo tra i giovani che sono stati colpiti direttamente da eventi climatici estremi, come alluvioni e ondate di calore, ma anche tra coloro che possiedono semplicemente una consapevolezza della minaccia climatica. Particolarmente colpiti risultano i giovani che vivono al Sud e nelle Isole, i quali presentano in media sia più preoccupazione per gli effetti della crisi climatica, sia in alcuni casi sintomi psicologici più intensi, come ad esempio insoddisfazione, ruminazione e ansia. Dall’analisi emerge che l'impatto del cambiamento climatico sul disagio psicologico è prevalentemente indiretto ed è mediato da tre fattori psicologici: l'ecoansia, il pessimismo nei confronti del futuro e, soprattutto, la mancanza di scopo nella vita. L’analisi delle risposte conferma la presenza diffusa di forte sfiducia, rabbia e frustrazione, sentimenti che sembrano prevalere nettamente sulla percezione della propria capacità individuale di poter contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici. "L’emergenza climatica incide drasticamente sulla nostra vita, con impatti ambientali già molto visibili. Questa indagine mostra che è anche una questione di salute mentale, che non possiamo continuare a ignorare - dichiara Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia - Chiediamo al governo di riaccendere la speranza nel futuro agendo contro le cause della crisi climatica e facendo pagare ai suoi principali responsabili, le aziende del gas e del petrolio, i danni che stanno causando con le loro emissioni, oltre a garantire un supporto concreto alla salute delle persone, inclusa quella mentale, minacciata dagli effetti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici".