(Adnkronos) - Anche se i riflettori si sono abbassati sull'epidemia di Mpox, "tutti i cladi del virus continuano a circolare" nel mondo. A segnalarlo è l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), facendo il punto sull'epidemia multinazionale provocata dal patogeno un tempo noto come 'vaiolo delle scimmie' e oggi ribattezzato in chiave anti-stigma. L'agenzia Onu per la salute, nel 61esimo rapporto diffuso sulla malattia infettiva, offre un aggiornamento della situazione e dei dati, ma anche della risposta operativa messa in campo fino al 17 dicembre 2025. Gli ultimi numeri disponibili mostrano che nel novembre 2025 in 48 Paesi di tutte le regioni dell'Oms sono stati segnalati in totale "2.150 nuovi casi confermati di Mpox, inclusi 5 decessi (tasso di mortalità 0,2%). Circa il 68% di queste infezioni è stato segnalato nella regione africana. Quattro regioni hanno osservato un calo dei casi confermati a novembre rispetto a ottobre 2025, ma la regione europea e quella del Pacifico occidentale hanno registrato un numero maggiore di casi rispetto al mese precedente", avverte l'Oms. "Se le epidemie di Mpox non vengono rapidamente contenute e la trasmissione interumana non viene interrotta, sussiste il rischio di una trasmissione comunitaria prolungata - evidenziano gli esperti - Nelle ultime 6 settimane (dal 2 novembre al 14 dicembre) 19 Paesi africani hanno segnalato una trasmissione attiva, con 1.435 casi confermati e 7 morti (tasso di mortalità 0,5%). I Paesi che hanno segnalato il numero più elevato di casi in questo periodo sono la Repubblica democratica del Congo, la Guinea, la Liberia, il Kenya e il Ghana; mentre le segnalazioni di casi in Liberia mostrano ancora indicazioni di un aumento, il numero settimanale di casi negli altri Paesi è diminuito nelle ultime settimane". Fuori dai confini dell'Africa, che resta una delle aree più interessate dai contagi, una novità è che "la Romania ha segnalato per la prima volta il rilevamento del clade Ib di Mpox, in un caso confermato nell'agosto 2025", rileva ancora l'Oms, aggiungendo che oggi "la trasmissione comunitaria del clade Ib continua in Spagna e nei Paesi Bassi". Tornando in Africa, nella Repubblica democratica del Congo la trasmissione di Mpox continua in diverse province con la co-circolazione di cladi Ia e Ib, ed emergono trend subnazionali eterogenei e un accesso in calo ai test per i casi sospetti. Ci sono poi tracce anche della presenza di un ceppo ricombinante del virus: è stato segnalato dal Regno Unito in un caso correlato a un viaggio. Il ceppo ricombinante in questione contiene "elementi genetici sia di clade Ib che di clade IIb di Mpox. L'entità della circolazione del ceppo ricombinante rimane sconosciuta". Alla luce degli ultimi dati, l'Oms valuta il rischio attuale rappresentato da Mpox per la salute pubblica come "moderato per gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini con partner nuovi o multipli, per i lavoratori del sesso e per gli altri con partner multipli che potrebbero essere a rischio". Mentre viene valutato "basso" il rischio "per la popolazione generale in assenza di fattori di rischio specifici". Il monitoraggio dell'agenzia Onu continua e gli esperti ribadiscono "l'importanza di mantenere la sorveglianza e la capacità di risposta, incluso il sequenziamento genomico, in particolare nelle località in cui co-circolano più ceppi di Mpox".
(Adnkronos) - “I giovani non chiedono un ascolto simbolico, ma di partecipare alle scelte. La co-programmazione è lo strumento che consente loro di incidere davvero sulle politiche che li riguardano”. Lo afferma Francesco Piemonte, presidente di Moby Dick Ets, ente capofila del progetto nazionale ‘Co-programmare con i giovani’, presentato nel meeting di rilevanza nazionale in corso a Salerno, dedicato al rapporto tra istituzioni, Terzo Settore e nuove generazioni. Piemonte richiama il Codice del Terzo Settore e in particolare l’articolo 55, che dal 2017 introduce la co-programmazione e la co-progettazione come modalità strutturali di collaborazione tra enti del Terzo Settore e Pubblica Amministrazione. “È un’occasione unica – spiega – per lavorare al fianco delle istituzioni. La nostra è anche una sfida, forse una provocazione, perché la co-programmazione con i giovani non è formalmente prevista dalla legge. Ma noi vogliamo dare loro voce, attraverso il Terzo Settore, nei processi decisionali della Pubblica Amministrazione”. Il progetto prevede un percorso partecipativo diretto che coinvolgerà l’intero territorio nazionale nel corso del 2026. Ogni tappa interesserà due regioni e vedrà giovani amministratori, enti del Terzo Settore e rappresentanti istituzionali dialogare alla pari per individuare i bisogni reali delle nuove generazioni nei diversi contesti territoriali. “Dalle proposte che emergeranno – sottolinea Piemonte – lavoreremo per individuare un fil rouge nazionale, capace di unire le istanze dei territori in un unico programma da sottoporre al Governo, non solo in termini di risorse, ma soprattutto di idee”. Secondo il presidente di Moby Dick Ets, le politiche giovanili hanno assunto negli ultimi anni una centralità crescente, emancipandosi progressivamente dalla più ampia area delle politiche sociali. “Lavorare sulle politiche giovanili – osserva – significa lavorare sull’impatto generazionale. Le politiche si fanno per le persone che saranno cittadini domani e che lo saranno per molti anni. È naturale che questo tema diventi centrale nell’agenda pubblica”. In questo quadro, Piemonte evidenzia l’evoluzione del ruolo degli assessorati alle politiche giovanili. “Fino a qualche anno fa era impensabile avere deleghe dedicate. Oggi non solo esistono, ma si sta iniziando a immaginare assessorati più forti e centrali, capaci di fare da anello di congiunzione tra le diverse deleghe, coordinando l’azione amministrativa e rafforzando l’impatto delle politiche sui territori”. “Il Terzo Settore – conclude – ha una responsabilità precisa: fare da ponte tra istituzioni e giovani, trasformando i bisogni reali in politiche condivise, efficaci e durature. Solo così la partecipazione smette di essere retorica e diventa sostanza”.
(Adnkronos) - “Come accade per tutti i materiali, anche la plastica sta affrontando una necessaria metamorfosi. Non c’è infatti alcun materiale che oggi possa ignorare la necessità di ridurre il suo impatto” sull’ecosistema. Per raggiungere questo obiettivo disponiamo di “due strategie fondamentali: la prima è la circolarità, la seconda è la capacità di avere un progetto per il fine vita della materia. In questo contesto, il design ha un ruolo molto importante perché può accompagnare i prodotti anche nella relazione con l'utilizzatore” e promuovere “questa operazione”. Con queste parole Frida Doveil, curatrice della mostra Oltreplastica, è intervenuta in occasione dell’evento inaugurale dell’esposizione, realizzata da ADI Design Museum con il supporto di Eni, main partner del museo, e con la presenza in mostra di Versalis con Novamont e Finproject. L’esposizione nasce per rendere evidenti tutte le possibilità che il design ha oggi a disposizione per compiere scelte responsabili quando utilizza la plastica. “La mostra si occupa verticalmente del tema della plastica. Questo materiale è infatti stato un alleato potentissimo dell'innovazione nel secolo scorso, da alcuni chiamato proprio ‘il secolo della plastica’ - aggiunge la curatrice, spiegando come l’arrivo del composto di sintesi “ha spinto verso il miglioramento delle performance anche di altri materiali. Oggi però, accanto alla performance funzionale, dobbiamo guardare anche alla performance ambientale. La plastica sta facendo questa operazione, ma forse è meno visibile rispetto ad altri materiali, anche perchè si tende a pensare che la plastica vada sostituita. Invece, a dover essere sostituita è l’idea che abbiamo di questo materiale. La mostra, con il neologismo ‘Oltreplastica’, vuole suggerire l'idea di questo cambio culturale: dobbiamo vedere la plastica per quello che è già diventata e per l'opportunità che ci dà di fare plastica in una maniera sostenibile e consapevole”. L’esposizione ha un ruolo importante anche nel promuovere una riflessione sul tema della sostituzione dei materiali: “Ogni nuovo materiale entra in campo imitandone un altro - conclude - presentandosi come una proposta migliore o in sostituzione di un materiale precedente. Qui, ad Oltreplastica, vogliamo invece guardare ai materiali in un'ottica diversa, ossia concentrandoci su ciò che ci può aiutare a usare quello che è plastico in una maniera alternativa. Collaborano dunque, in questo universo, anche forme della materia che non hanno a che fare con i polimeri - magari originate dal legno o dai batteri o, ancora, dai funghi - le cui prestazioni però sono simili a quelle dei polimeri. Questo è molto interessante”.