(Adnkronos) - Stop della Abc, "a tempo indeterminato", al talk show di Jimmy Kimmel dopo i commenti seguiti all'uccisione di Charlie Kirk, convinto sostenitore di Donald Trump, fondatore del movimento Turning Point Usa. Abc non ha reso noto quali siano le parole 'incriminate' che hanno portato alla decisione di 'sospendere' il programma 'Jimmy Kimmel Live!'. Durante il suo programma Kimmel non aveva escluso l'ipotesi che Tyler Robinson, sotto accusa per l'omicidio, potesse aver avuto legami con il movimento Maga. Per la casa di produzione del programma sono state dichiarazioni "offensive e insensibili" arrivate in un "momento critico nel nostro dibattito politico a livello nazionale". "Ottime notizie per l'America", ha scritto Trump su Truth. Per il tycoon, "Kimmel non ha alcun talento". "Congratulazioni alla Abc per aver avuto alla fine il coraggio di fare quello che andava fatto", ha aggiunto, chiedendo a Nbc News misure contro Seth Meyers e Jimmy Fallon. In un altro post Trump ha poi confermato la volontà di "designare Antifa" come "organizzazione terroristica". "Sono lieto di informare i nostri numerosi patrioti Usa che sto designando grande organizzazione terroristica Antifa, un disastro dell'estrema sinistra, malata e pericolosa", ha scritto in un post su Truth durante la visita nel Regno Unito. "Raccomanderò anche vivamente che si indaghi a fondo su coloro che finanziano Antifa in linea con i più elevati standard e procedure legali", ha aggiunto nel post. Un funzionario della Casa Bianca ha parlato con la Cnn di quella che ha descritto come "una delle tante azioni che il presidente intraprenderà per affrontare le organizzazioni di sinistra che alimentano la violenza politica". La rete sottolinea come non sia chiaro a quale meccanismo Trump ricorrerà contro il movimento né chi o cosa finisca esattamente nel mirino.
(Adnkronos) - La Legge di Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026, complice l’elevata fiammata inflazionistica del biennio 2023-2024, ha penalizzato come mai prima d’ora i pensionati con trattamenti sopra i 2.500 euro lordi (meno di 2.000 euro il netto). Secondo il Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, la perdita legata alla mancata rivalutazione sarebbe quantificabile nei prossimi 10 anni in almeno 13mila euro; valore destinato a salire progressivamente fino ai 115mila per i percettori di assegni oltre i 10mila euro lordi (6.000 circa il netto). Un provvedimento iniquo che, 'lungi dal premiare il merito', penalizza proprio chi ha più contribuito al sistema, e peraltro non esente da possibili profili di incostituzionalità, con particolare riferimento alle quote di pensione calcolate con metodo contributivo, il quale prevederebbe la rivalutazione piena degli assegni. E' questa la fotografia scattata da Itinerari Previdenziali e Cida in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 'La svalutazione delle pensioni in Italia': studio che analizza gli effetti sulle rendite dei meccanismi di rivalutazione delle pensioni applicati negli ultimi trent’anni, concentrandosi soprattutto sulle novità introdotte dalle più recenti manovre finanziarie. "In trent’anni - ha commentato Stefano Cuzzilla, presidente di Cida - le pensioni medio-alte hanno perso oltre un quarto del loro potere d’acquisto: una pensione da 10mila euro lordi al mese ha visto svanire quasi 180mila euro, l’equivalente di un anno intero di assegno. E' il simbolo di un sistema che punisce chi ha dato di più, mortifica i contribuenti più fedeli e incrina il legame di responsabilità tra generazioni. Le pensioni non sono un privilegio, sono salario differito, il frutto di una vita di lavoro e tasse pagate. Sono anche il più grande patto intergenerazionale che un Paese possa stipulare: chi lavora oggi sostiene chi ha lavorato ieri, nella certezza che domani il proprio impegno sarà riconosciuto. Chiediamo una scelta politica chiara: regole stabili, certezza del diritto e rispetto del merito. Perché senza fiducia non può esserci futuro né per i pensionati né per i giovani che oggi contribuiscono al sistema".
(Adnkronos) - “Ci sono tre ragioni principali per cui l’Italia è indietro nell’elettrificazione: il costo ancora alto delle auto elettriche, la percezione di poche colonnine di ricarica e soprattutto un fattore psicologico: chi prova un veicolo elettrico non torna più indietro. Le auto elettriche sono comode, silenziose, moderne e affidabili, e grazie alla tecnologia, come il sistema Google integrato, gli utenti sanno sempre dove ricaricare in sicurezza lungo il percorso”. Così Sébastien Guigues, Ceo Renault Italia, durante il 'taglio del nastro' della nuova flotta destinata al Car Sharing elettrico presso il Campus Luiss a Roma, iniziativa in collaborazione con Acea. Guigues ha sottolineato come l’industria dell’auto stia attraversando un cambiamento storico, con la transizione verso veicoli elettrici, connessi e autonomi, e la concorrenza di nuovi attori internazionali, come i produttori cinesi. “Il nostro know-how europeo e la lunga esperienza sul mercato ci permettono di affrontare questa sfida, supportati anche dagli incentivi statali fino a 11.000 euro per l’acquisto di veicoli elettrici, un’opportunità da cogliere senza esitazioni”, ha aggiunto.