Banzai ConsultingBanzai Consulting accompagna le aziende nel percorso della trasformazione dei loro modelli di business e dei loro processi verso il mondo digitale. |
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(Adnkronos) - Il museo diffuso della Resistenza Porta San Paolo-San Saba verrà inaugurato giovedì 18 settembre. L'evento si svolgerà alle 18 sotto le lapidi della resistenza, vicino alla Piramide Cestia. Questo progetto consiste in un percorso di sei QR Code installati a terra che racconteranno la storia della resistenza nei rioni. Quest'anno il percorso si espande per includere anche il rione San Saba, che ebbe un ruolo attivo nella lotta armata contro le truppe naziste. In un momento storico in cui guerre, nazionalismi e autoritarismi tornano a farsi sentire, ricordare coloro che hanno sacrificato la propria vita per la pace, la libertà e la democrazia è un atto di memoria più attuale e necessario che mai. "Il museo diffuso – spiega l’assessore alla Memoria Adriano Labbucci - è un modo per rendere la storia accessibile a tutti e per non dimenticare le nostre radici. Ogni QR Code è una porta che si apre sul passato, un invito a riflettere sui valori di libertà e democrazia per cui i nostri antenati hanno combattuto. In un mondo segnato da nuove minacce, la memoria della resistenza ci offre una lezione preziosa e ci spinge a difendere quei principi con coraggio e determinazione".
(Adnkronos) - Dopo il via libera da parte del Cipess al progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina si è entrati nella fase cruciale dell'opera. Ed è particolarmente interessante analizzare il potenziale impatto occupazionale dell’opera: un’infrastruttura di tale portata non rappresenta soltanto un ingente investimento economico, ma anche un banco di prova per osservare come il mercato del lavoro risponderà a una richiesta straordinaria di competenze tecniche e specialistiche. Secondo i dati ufficiali della società Stretto di Messina Spa si stima che in cantiere saranno occupati mediamente 4.300 addetti all'anno che raggiungeranno un picco di 7.000 addetti nel periodo di maggiore produzione. "Su un orizzonte di sette anni - spiega Andrea Benigni, amministratore delegato Eca Italia, società punto di riferimento delle direzioni risorse umane per la gestione della mobilità internazionale- ciò equivale a circa 30 mila unità lavorative per anno (ula) dirette, a cui si sommano 90 mila ula tra indotto e filiera, per un totale complessivo di 120 mila ula. Il punto centrale per comprendere la reale portata occupazionale dell’opera è la distinzione tra unità lavorative per anno (ula) e posti di lavoro. Un’ula equivale a una persona occupata a tempo pieno per un anno. In altri termini, se un saldatore lavora sulla stessa commessa per dieci anni, genera dieci ula, ma resta pur sempre un solo lavoratore. Volendo tradurre queste considerazioni in un numero, il Ponte sullo Stretto potrebbe generare, tra diretti e indotto, 15.000–20.000 posti di lavoro complessivi nell’arco dei 7–8 anni di esecuzione”, sottolinea. Ma per Benigni la vera sfida occupazionale del Ponte sullo Stretto riguarda la disponibilità della manodopera necessaria alla costruzione dell'infrastruttura. “Dove reperiremo le figure necessarie, molte delle quali con competenze tecniche già oggi difficili da trovare?", domanda Benigni. "Il settore delle costruzioni in Italia -ricorda l'esperto- affronta un mismatch strutturale tra domanda e offerta: mancano carpentieri, tecnici di cantiere, saldatori, ingegneri strutturali, operatori di macchinari complessi. Un divario che rischia di amplificarsi di fronte a un’opera di queste dimensioni”. La questione centrale non è soltanto quanti lavoratori saranno impiegati, ma soprattutto quali competenze saranno necessarie e come sarà possibile, se necessario, attrarle. In altre parole, non si tratta semplicemente di gestire numeri: occorre pianificare e valorizzare capitale umano reale. Per le aziende direttamente coinvolte e per l’intero ecosistema delle costruzioni, il cantiere rappresenterà un vero e proprio stress test operativo. E secondo Benigni "a questo punto entra in gioco il tema dell’immigrazione qualificata. L’Unione Europea dispone già di strumenti per attrarre competenze dall’estero, primo fra tutti la blue card", che rilasciata ai lavoratori extra Ue altamente qualificati. Si tratta di un canale di ingresso che consente l’assunzione dall’estero e al di fuori delle quote fissate con il decreto flussi. "Tuttavia, i dati raccontano un’Italia in ritardo: secondo Eurostat, nel 2023 la Germania ha rilasciato oltre 69.000 blue card, mentre l’italia ne ha concesse meno di 1.000. È probabile che i dati 2024 non mostreranno variazioni significative rispetto a questo divario. La differenza non è casuale. La Germania ha costruito attorno alla blue card un ecosistema favorevole: procedure snelle, digitalizzazione, riduzione dei vincoli burocratici e percorsi di integrazione rapidi", sottolinea. "L’Italia, al contrario, procede -spiega ancora- con maggiore lentezza, tra iter complessi e un approccio culturale che continua a interpretare l’immigrazione prevalentemente in chiave emergenziale o come manodopera a bassa qualificazione. Eppure, per colmare il divario tra domanda e offerta, l’apertura verso specialisti e talenti internazionali diventa imprescindibile”. Le aziende italiane che hanno già introdotto personale qualificato attraverso la Blue Card riportano non solo vantaggi immediati in termini di competenze, ma anche un arricchimento culturale e una maggiore capacità di innovazione. “Il ponte sarà costruito con acciaio e cemento, ma la sua riuscita dipenderà soprattutto dal capitale umano che sapremo mobilitare. Se non riusciremo a colmare il mismatch di competenze, il rischio è duplice: ritardi nei lavori e ulteriore perdita di competitività. Al contrario, se sapremo trasformare questa sfida in opportunità, il cantiere potrà diventare un acceleratore di innovazione nelle politiche del lavoro”, chiosa Benigni.
(Adnkronos) - “Questo progetto nasce da una visione lungimirante di Luiss dieci anni fa e oggi entra in una nuova fase, con tecnologia avanzata a bordo delle auto elettriche e continuità nell’impegno per la sostenibilità. Gli studenti del 2025 sono sensibili ai temi ambientali e digitali e noi vogliamo tenerli vicino al flusso delle innovazioni della nostra società, offrendo loro strumenti concreti come auto elettriche, navette interne, supporto medico e sistemi intelligenti di gestione dei rifiuti, alimentando tutto con energia al 100% rinnovabile". Così Rita Carisano, direttore generale Luiss, in occasione del lancio del nuovo servizio di mobilità elettrica con Acea e Renault rivolto a studenti e docenti, presso il Campus Luiss di viale Romania. "Molte delle iniziative nascono anche dai suggerimenti degli studenti, che contribuiscono a rendere la vita universitaria più sostenibile e innovativa”, spiega. Il progetto include colonnine di ricarica alimentate da energia rinnovabile, sistemi digitali per la gestione della flotta e iniziative di sostenibilità ambientale e sociale, rafforzando il ruolo dell’Università come laboratorio di innovazione e attenzione ai giovani utenti.