(Adnkronos) - In arrivo una nuova terapia per rallentare il diabete di tipo 1. Via libera dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) al primo trattamento di una nuova classe per ritardare l'insorgenza della malattia. L'ente regolatorio Ue ha raccomandato il rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio nell'Unione europea per Teizeild (teplizumab), un anticorpo che ritarda la progressione della malattia riducendo il ritmo dell'autodistruzione delle cellule beta pancreatiche da parte del paziente. Viene somministrato per infusione endovenosa una volta al giorno per 14 giorni consecutivi e posticipa significativamente il passaggio allo stadio 3 del diabete di tipo 1, fase in cui compaiono normalmente i sintomi e sono necessarie iniezioni giornaliere di insulina per gestire i livelli di glicemia. Il trattamento è raccomandato negli adulti e nei bambini a partire dagli 8 anni di età con diabete di tipo 1 di stadio 2. L'ok dell'Ema a questa nuova arma terapeutica è arrivato proprio nella Giornata mondiale dedicata alla 'malattia del sangue dolce', che si celebra il 14 novembre. Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune cronica in cui il sistema immunitario distrugge le cellule beta del pancreas che producono insulina, ormone che regola la glicemia (zucchero). Di conseguenza, il glucosio si accumula nel sangue e causa molteplici sintomi, come sete, fame, minzione frequente, perdita di peso, stanchezza. Nel tempo, può colpire i principali organi, tra cui cuore, vasi sanguigni, nervi, occhi e reni. La malattia spesso inizia durante l'infanzia, ma può manifestarsi a qualsiasi età e progredisce in tre fasi. La necessità di quotidiane iniezioni di insulina, e in generale la gestione della patologia rappresentano un onere significativo per i pazienti, in particolare per i bambini e per chi si prende cura di loro. Ritardare l'insorgenza dello stadio 3, soprattutto nei più piccoli, è utile nella cura del diabete. Si stima che 2,2 milioni di persone nell'Ue convivano con il diabete di tipo 1 e attualmente non esistono trattamenti autorizzati per ritardare o curare la malattia. Teizeild è stato supportato dal programma PRIority MEdicines (Prime) dell'Ema, che fornisce un supporto scientifico e normativo tempestivo e potenziato ai farmaci che hanno un potenziale specifico per rispondere ai bisogni medici insoddisfatti dei pazienti. La raccomandazione si basa sui risultati di uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su 76 pazienti con diabete di tipo 1 in stadio 2. Il tempo mediano per lo sviluppo di diabete in stadio 3 è stato di 50 mesi nei pazienti trattati con teplizumab e di 25 mesi nei pazienti trattati con placebo. Venti (45%) dei 44 pazienti trattati con teplizumab hanno sviluppato diabete di tipo 1, rispetto a 23 (72%) dei 32 pazienti trattati con placebo durante lo studio (follow-up mediano di 51 mesi). Inoltre, i risultati di diversi altri studi mostrano che il trattamento con teplizumab ha preservato significativamente la funzionalità delle cellule beta pancreatiche rispetto al trattamento con placebo. Gli effetti collaterali più comuni segnalati con Teizeild sono stati bassi livelli di vari tipi di globuli bianchi (linfociti, leucociti e neutrofili), rash e bassi livelli di bicarbonato nel sangue, che possono causare acidosi metabolica (eccesso di acido nell'organismo). La reazione avversa grave più frequente segnalata nel 2% dei pazienti è stata la sindrome da rilascio di citochine, una condizione grave che causa febbre, vomito, respiro corto, mal di testa e ipotensione. "Le informazioni sul prodotto e il piano di gestione del rischio del farmaco includono adeguate misure di mitigazione del rischio", informa l'Ema. Il parere positivo, adottato dal Comitato per i medicinali a uso umano Chmp dell'Ema, rappresenta una tappa intermedia, ricorda l'ente regolatorio. Ora il parere sarà inviato alla Commissione europea per l'adozione di una decisione sull'autorizzazione all'immissione in commercio a livello Ue. Una volta concessa l'autorizzazione all'immissione in commercio, le decisioni in merito a prezzo e rimborso saranno infine prese a livello di ciascuno Stato membro.
(Adnkronos) - in collaborazione con: lineonline Chi lavora ogni giorno in cantiere, in officina o in fabbrica sa bene quanto sia importante indossare delle scarpe antinfortunistiche affidabili: queste rappresentano uno degli equipaggiamenti di sicurezza più importanti, perché spesso fanno la differenza tra un piccolo incidente e un infortunio vero e proprio. Non a caso negli ultimi anni è stata posta ancora più attenzione agli standard di sicurezza che definiscono le calzature antinfortunistiche: il 2025 è stato l’anno che ha visto attuare il grosso dei cambiamenti dovuti all’aggiornamento della normativa europea EN ISO 20345. La nuova versione, pubblicata nel 2021 ed entrata in vigore nel 2022, sostituisce la vecchia norma del 2011 e introduce una serie di miglioramenti concreti, nati per aumentare la sicurezza, la comodità e la durata delle scarpe da lavoro. Le vecchie sigle che rappresentano le classi di sicurezza della scarpe come S1, S2 e S3 restano, ma sono state introdotte due nuove classi: S6 e S7. Le novità di queste? Il riferimento a scarpe completamente impermeabili, pensate per chi lavora in ambienti molto umidi o all’aperto. Un’altra importante novità è la resistenza agli idrocarburi (FO) non più considerata obbligatoria nelle classi S1-S3, ma diventata ora un requisito aggiuntivo. La nuova EN ISO 20345:2022 ha introdotto test più realistici, materiali innovativi e sigle aggiornate per garantire maggiore sicurezza e comfort. Ecco, in breve, le principali novità da sapere: Introdotti tre nuovi tipi di lamina contro la perforazione da oggetti: P → indica una lamina in acciaio, molto resistente; PL → indica una lamina tessile, leggera e flessibile; PS → indica una lamina tessile rinforzata e garantisce la massima protezione da oggetti sottili. La lamina tessile è quella da prediligere se si è alla ricerca di scarpe antinfortunistiche leggere. In passato, per distinguere una scarpa antiscivolo, si utilizzavano le sigle SRA, SRB e SRC. Adesso queste sono state sostituite da un’unica sigla: SR. Questa può sembrare una banale semplificazione ma in realtà, sta a indicare che il test a cui è stata sottoposta la scarpa è più preciso e soprattutto, realistico: la suola viene testata su superfici bagnate e scivolose simili a quelle che si sperimentano realmente sul posto di lavoro. Anche per quanto riguarda la resistenza all’acqua, sono state introdotte alcune novità importanti: la vecchia sigla WRU è stato sostituita da WPA, che indica quanto la parte superiore della scarpa sia in grado di resistere all’acqua. In passato, il controllo WRU si limitava a verificare la resistenza all’acqua sullo strato superficiale della scarpa; ora invece, la sigla WPA indica un test volto a misurare in modo preciso quanta acqua penetra e quanta viene invece assorbita dalla tomaia della scarpa. Se si è alla ricerca di una scarpa completamente impermeabile, la sigla a cui prestare attenzione è WR (dall’inglese, water resistance). In pratica, oggi la nuova EN ISO 20345:2022 è ormai una realtà consolidata: dal 2022 i produttori certificano i nuovi modelli seguendo questi standard e tutte le scarpe in commercio dovranno adeguarsi a queste regole. Prima di acquistare un nuovo paio di scarpe antinfortunistiche o un capo di abbigliamento da lavoro, è quindi essenziale verificare sempre che il modello scelto sia conforme alle normativa aggiornate. Lineonline.it è da anni un punto di riferimento affidabile per chi cerca prodotti conformi e garantiti dai migliori marchi del settore.
(Adnkronos) - “La collaborazione tra pubblico e privato è la migliore via per avvicinare il mondo del lavoro delle aziende con quello dei Comuni e delle comunità locali”. Lo ha dichiarato Alberto Pirelli, presidente della Fondazione Sodalitas e business advisor di Pirelli, in un messaggio inviato alla cerimonia di premiazione del Cresco Award 2025 – Comuni Sostenibili e Agenda 2030, svoltasi oggi a Bologna nell’ambito dell’Assemblea annuale dell’Anci. “Cresco Award giunge al suo decimo anno, che coincide con il trentesimo anniversario della nostra Fondazione – ha ricordato Pirelli – nata nel 1995 su iniziativa di Assolombarda, con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità sociale d’impresa sui territori.” Nel bilancio dei dieci anni del progetto, Pirelli ha sottolineato come “siano stati 900 i Comuni coinvolti e 1.300 i progetti realizzati”. E ha aggiunto: “I veri cambiamenti avvengono se fanno parte della cultura e diventano quotidianità, nel modo di affrontare con responsabilità la vita della propria comunità.” Tra i temi centrali emersi anche in questa edizione, il presidente Sodalitas ha citato “la mobilità sostenibile, la gestione efficiente delle risorse, l’inclusione sociale, il benessere e la riqualificazione dei territori, per valorizzare il patrimonio culturale e renderlo ancora vivibile e attrattivo per il futuro”. “Nel fondersi – ha concluso – il sapere aziendale con la tradizione e la cultura locale possono generare meravigliosi risultati, capaci di far vivere e crescere i nostri territori nel segno della sostenibilità.”