(Adnkronos) - Oggi è "chiusa a riccio nel dolore", concentrata ad "aiutare gli inquirenti a dare giustizia", ma Elisa Bartolotti, l'amica e socia di Pamela Genini, la 29enne uccisa dal compagno martedì scorso a Milano, pensa già al futuro, quando "tornerò in prima fila per Pamela". Le sue parole arrivano attraverso un comunicato congiunto con l'associazione Scarpetta Rossa Aps, a cui la donna ha chiesto sostegno. Nei primi giorni successi al brutale omicidio, in via Iglesias, sotto gli occhi dei vicini del quartiere Gorla, Elisa Bartolotti è stata ospite di 'Dentro la Notizia' su Canale 5 e ha rilasciato alcune interviste. Poi però "mi sono chiusa a riccio col mio dolore", spiega ora, scusandosi per non aver risposto alle telefonate, ma "sono molto provata a livello emotivo". Per questo l'amica di Pamela Genini - viene fatto sapere - ha iniziato un percorso psicologico con la psicoterapeuta Assunta Amoroso, coordinatrice del primo ascolto per Scarpetta Rossa Aps, e ha chiesto di essere supportata in altri aspetti di "questo difficile percorso di elaborazione" del lutto. "Non so come avrei fatto in questi giorni senza il loro supporto", dice Bartolotti. Ora la priorità è "concentrarmi ad aiutare gli inquirenti a dare giustizia a Pamela", dal momento che a breve sarà sentita come persona informata sui fatti. La promessa però è che "appena ritroverò un minimo di equilibrio, vorrò tornare in prima fila per Pamela. Fino a quel punto preferisco affidare i comunicati a Scarpetta Rossa Aps". L'associazione di promozione sociale contro la violenza sulle donne è impegnata nel progetto di prevenzione nelle scuole e negli atenei 'Ora Parla Sofia', in memoria di Sofia Castelli, ragazza di vent'anni uccisa nell'appartamento di famiglia a Cologno Monzese, alle porte di Milano, la mattina del 29 luglio 2023 dall'ex fidanzato Zakaria Atqaoui. Sono passati poco più di due anni da allora e la lista delle donne uccise ha continuato ad allungarsi. "Pamela è l'ennesimo femminicidio 'fotocopia'. La società si è ormai abituata a più di cento femminicidi ogni anno, senza modificare nulla", denuncia nella nota Gualtiero Nicolini, responsabile progetti e sviluppo di Scarpetta Rossa Aps. La tragica fine di Pamela Genini, che lei stessa più di un anno prima di venire uccisa da Soncin aveva in qualche modo previsto, sta accendendo i fari anche sul funzionamento della procedura prevista dalla normativa sul 'codice rosso'. Il 4 settembre 2024, infatti, la 29enne aggredita il giorno precedente dal fidanzato nell'appartamento di lui a Cervia, andò al pronto soccorso dell'ospedale di Seriate, nella Bergamasca, per una frattura al dito. Era la spia di abusi subiti per i sanitari, che sottoposero la donna al Brief Risk Assessment, un questionario di cinque domande usato per valutare i maltrattamenti. Pamela rispose 'sì' a quattro delle cinque domande, inclusa la terza: "Crede che lui sia capace di ammazzarla?". Il referto, pubblicato nei giorni scorsi da 'Il Corriere della Sera', venne acquisito dai carabinieri di Seriate e trasmesso ai colleghi di Cervia, intervenuti il giorno precedente per la lite in casa di Soncin, ma il 'codice rosso' non scattò. Spetterà ora alla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e alla pm Alessia Menegazzo, che coordinano le indagini sul femminicidio, ricostruire il calvario patito dalla 29enne nell'anno e mezzo di relazione con Gianluca Soncin. E prosegue intanto la mobilitazione per Pamela: ieri sera oltre un migliaio di persone hanno sfilato per le vie di Gorla, per rendere omaggio alla 29enne e chiedere la fine della violenza patriarcale. Una parata silenziosa, con le fiaccole per strada e gli striscioni alle finestre, a cui ha preso parte anche Una, la madre della vittima.
(Adnkronos) - La cooperativa sociale Pepita ETS è stata scelta nell’ambito del bando "Connessioni al Femminile per il Cambiamento", promosso da Nestlé con Baci Perugina, in collaborazione con Rete del Dono e Cesvol. L’annuncio ufficiale è stato dato durante la conferenza stampa tenutasi oggi presso lo stabilimento Perugina di San Sisto (Perugia), alla presenza delle istituzioni del territorio e dei rappresentanti delle realtà partner. Pepita, che opera nel comune umbro di Massa Martana, valorizza l’individuo promuovendo educazione, inclusione e partecipazione attiva, per prevenire il disagio e l’isolamento sociale. Il progetto selezionato é costituito da un luogo, una casa dove donne anziane, studentesse e neomamme (30 donne over 70, 40 studentesse in qualità di tutor digitali, e 20 neomamme) si incontrano, si ascoltano, si aiutano. Dove le competenze, tradizioni e il sapere manuale si intrecciano con quelle digitali e dove il mentoring diventa strumento di empowerment. Domani 17 ottobre Pepita lancerà la propria campagna di crowdfunding su Rete del Dono, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente la cittadinanza. La campagna durerà fino al 17 gennaio 2026. Nestlé contribuirà a rafforzare l’impatto della raccolta fondi, sostenendo concretamente la realizzazione del progetto selezionato. Come ha sottolineato Ivano Zoppi, Presidente Pepita "siamo profondamente grati per questa opportunità: per noi essere stati scelti significa riconoscere il valore di un lavoro quotidiano fatto di ascolto, rete e presenza. Con questo progetto vogliamo costruire spazi concreti di relazione e inclusione tra donne di generazioni diverse. Ringraziamo Nestlé, Baci Perugina, Rete del Dono e Cesvol per aver creduto nel nostro approccio e nella possibilità di generare insieme un cambiamento positivo. Un’opportunità che, grazie a questa iniziativa, finalmente si apre ai contesti rurali, più difficili da coinvolgere nei percorsi d’inclusione sociale a livello nazionale o macro territoriale”. La Call4Ideas, lanciata a marzo con Rete del Dono dedicata all'empowerment femminile e rivolta agli Enti del Terzo Settore attivi sul territorio umbro, ha selezionato tre progetti tra le numerose proposte arrivate. Dopo la fase di selezione iniziale, la scelta dell’associazione é stata affidata ai lavoratori e alle lavoratrici dello stabilimento Perugina, a rappresentanti di Nestlé, Cesvol e Rete del Dono. La proposta di Pepita Onlus è risultata la più convincente, grazie a un approccio fortemente innovativo e centrato sul supporto alle donne e alle comunità. "Connessioni al Femminile" - si sottolinea in una nota - rappresenta per Nestlé non solo un impegno concreto verso il territorio umbro, sede storica dello stabilimento Perugina a San Sisto, ma anche la continuità di un percorso di responsabilità sociale che ha visto il marchio Baci portavoce del Gruppo Nestlé in occasione di importanti momenti pubblici, come la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, celebrata a Milano con un messaggio di rispetto e solidarietà. Un'iniziativa che rinnova il sostegno al cambiamento sociale attraverso le donne e per le donne. Durante l’evento di oggi è stata inaugurata un’installazione permanente realizzata con fili intrecciati dai partecipanti: un gesto collettivo per raccontare i legami autentici, la cura e la resistenza delle relazioni femminili. L’opera resterà esposta all’interno del Museo del Cioccolato. "Con ‘Connessioni al Femminile’ — spiega Valeria Norreri, Head of Corporate Brand & Content Strategy, Nestlé Italia - abbiamo rinnovato un impegno che per noi è prima di tutto culturale e sociale: sostenere il ruolo delle donne come motore di cambiamento e innovazione nelle comunità. Attraverso Baci Perugina, brand profondamente legato al territorio umbro, abbiamo voluto continuare a promuovere progetti concreti, capaci di generare un impatto reale. Crediamo fortemente nel potere della collaborazione tra imprese, enti e cittadini per costruire insieme un futuro più equo e inclusivo.”
(Adnkronos) - "Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". Così Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, intervenendo all’appuntamento Adnkronos Q&A, 'Sostenibilità al bivio', questa mattina al Palazzo dell’Informazione a Roma. "Il Green Deal non è piovuto dall’alto, è stato approvato dal legislatore", premette Corazza. "Il Green Deal è nato nel 2019, quindi un'era geologica fa, c'è stato il Covid, c'è stata l'aggressione russa all'Ucraina, la crisi energetica, l'inflazione, il 7 ottobre, Trump, i dazi, la Cina che è diventata ancora più dominante in tutta una serie di tecnologie e di materie prime; è evidente che ci dobbiamo interrogare se il Green Deal del 2019 è ancora il Green Deal che serve all'Unione europea", osserva. "Su una cosa sono tutti d'accordo: tu non puoi fare una transizione di quel tipo che è una transizione di politica industriale senza metterci i soldi. L'Europa ha messo molto poco e non mi sembra che da questo punto di vista la Commissione europea stia cambiando rotta. Questo secondo me è un punto nevralgico", sottolinea. "Readiness 2030 non è solo più armi, più cybersicurezza o più spazio, è anche più industria, una base industriale più solida, così come il Green Deal, senza un'industria forte e innovativa, non si attua perché è l'industria che fa l'innovazione, è l'industria che trova le risposte - rimarca - Noi abbiamo ancora delle filiere dove possiamo avere una leadership tecnologica - nucleare, carbon storage, forse lo stoccaggio con l'idroelettrico - su tante altre cose purtroppo siamo in ritardo e sarà molto difficile recuperare. Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". "Questo è un momento in cui o l'Europa trova delle risposte unitarie, anche sul debito comune e sulla difesa, oppure rischia veramente di cedere la sua sovranità non a Bruxelles, ma a qualche autocrazia", conclude.