(Adnkronos) - A scuola con l'outfit giusto. L'abbigliamento da indossare in classe è l'argomento di una serie di circolari, diramate dai presidi negli istituti sul territorio, con indicazioni sul dress code. Nel mirino dei regolamenti scolastici finiscono top e canottiere considerate troppo 'minimal', magliette che lasciano scoperte spalle e addome, scollature generose, gonne e pantaloni corti, jeans strappati. Le circolari, emanate dai dirigenti scolastici, includono anche il divieto di indossare cappelli o cappucci durante le lezioni. Numerosi istituti utilizzano formule generiche che bandiscono capi d'abbigliamento definiti 'sgarbati' o potenzialmente 'distraenti' per gli altri studenti. Come riporta 'Orizzonte Scuola', le circolari definiscono nuovi divieti agli alunni, invitandoli ad 'adottare un abbigliamento sobrio, decoroso, pulito e ordinato'. Niente 'abiti scollati o eccessivamente sbracciati, pantaloni a vita bassa, minigonne, abiti attillati o trasparenti, short, pantaloncini', si legge in una circolare di un istituto di Villa San Giovanni (Reggio Calabria) e in una scuola di Pisa. Regolamenti e divieti che si estendono anche agli accessori: ci sono scuole che vietano unghie finte per motivi di 'sicurezza', trucchi appariscenti, capelli dai colori vivaci, accessori vistosi e piercing eccessivi. Per i ragazzi, l'attenzione si concentra principalmente su barbe lunghe o incolte. E proprio da un sondaggio di Skuola.net condotto su quasi tremila studenti emerge che circa tre ragazzi su dieci devono prestare attenzione quotidiana al proprio abbigliamento proprio per evitare richiami o sanzioni disciplinari. Solo uno su 5 può vestirsi come vuole senza restrizioni. Mentre a un ulteriore 55% di studenti è 'solo' raccomandato di presentarsi in classe con un look 'adeguato'. (di Giselda Curzi)
(Adnkronos) - La percezione del piacere cambia nel tempo: quasi 3 italiani su 4 dichiarano di aver modificato nel corso della vita la propria percezione di 'piacere autentico'. A guidare questo cambiamento è soprattutto una riscoperta della semplicità: il 60% degli intervistati afferma di aver imparato a dare più valore alle cose semplici, una tendenza che cresce con l’età. Parallelamente, si riduce l'importanza attribuita ai beni materiali o allo status sociale (21%). Un’evoluzione che sembra riflettere un percorso di maturazione personale, spesso anche innescato da esperienze di vita significative (36%) - in particolare tra le donne della Generazione X e dei Baby Boomers - e da una maggiore consapevolezza di sé e dei propri bisogni reali (35%). È quanto emerge dalla ricerca condotta da AstraRicerche per Imperial Brands, azienda globale di beni di consumo, in occasione del lancio del prodotto PULZE 3.0, il nuovo dispositivo a tabacco riscaldato. Le influenze esterne, come quelle provenienti da amici, familiari (13%) o dalla società (7%), giocano un ruolo più marginale, anche se risultano più incisive nella Gen Z. La ricerca evidenzia una netta differenza tra donne e uomini nel modo in cui vivono il piacere. Le donne si dimostrano più orientate verso una dimensione relazionale ed emotiva: per loro il piacere autentico si manifesta soprattutto nei momenti di qualità con le persone care (68%) e nella cura di sé e del proprio benessere (70%). Sono anche più propense a considerare il piacere come uno strumento di benessere mentale: il 90% delle donne lo ritiene utile per ridurre lo stress e l’89% lo associa a un modo per essere più autenticamente sé stesse. Gli uomini, invece, mostrano una maggiore attenzione alla realizzazione personale e professionale: la gratificazione derivante dal successo lavorativo è più diffusa tra loro (36%), così come la ricerca di piaceri più individuali e legati allo status. Quindi in un’epoca dominata da velocità, iperconnessione, consumismo e attenzione alle apparenze e allo status sociale, gli italiani riconoscono il piacere autentico nelle piccole cose, semplici e accessibili. L’analisi indaga la percezione del piacere nella vita degli italiani, approfondendo i desideri, i comportamenti e le preferenze di un campione di 1.025 individui, rappresentativi della popolazione generale italiana tra 18 e 70 anni in termini di sesso, età e area geografica. Secondo la ricerca, gli italiani non hanno dubbi: la felicità si trova nel tempo dedicato a sé stessi, nelle relazioni affettive e nella semplicità quotidiana. In particolare, tre le attività più piacevoli: il 70% degli italiani segnala il tempo per sé (es. lettura, musica, leggera attività fisica),il relax e l’attività all’aria aperta. Seguono a ruota con variazioni minime: il cibo e le esperienze di gusto (69%); il tempo di qualità passato con famiglia o persone care (68%); le risate e il divertimento (66%); la pratica di un hobby o di un’attività personale (56%); la sessualità (54%). Ma se i piaceri legati alle emozioni, al benessere emotivo e alle relazioni coinvolgono la maggioranza della popolazione, i piaceri basati su status, consumo o popolarità interessano solo una minoranza, segno che per molti, la felicità non si trova nel prestigio o nell'apparenza, ma nell'autenticità. Notevole, infatti, lo scarto con i piaceri più “superficiali”, che si posizionano in fondo alla classifica: la realizzazione professionale e ricoprire posizioni di prestigio (36%), viaggi ed esperienze costose (32%), l’acquisto di beni cari o di lusso (22%), la popolarità tra amici (21%) e sui social media (10%). È evidente una svolta valoriale: per la maggior parte degli italiani, il piacere autentico non è un'esibizione, ma un’esperienza legata alle emozioni, alla connessione umana e alla semplicità. Il piacere come pratica quotidiana: condiviso, lento e disconnesso. Il piacere non è un caso, ma una pratica consapevole da integrare nella routine. A guidare questa ‘cura del piacere’ è innanzitutto il contatto con la natura: oltre la metà degli intervistati (56%) dichiara di dedicare regolarmente tempo all’aria aperta, considerandola una fonte primaria di benessere. Seguono la vicinanza alle persone care (48%) e la scelta di circondarsi di chi fa stare bene. Il piacere, quindi, non è mai completamente individuale: è spesso condiviso e relazionale. Molti italiani (46%) dichiarano anche di organizzare attivamente momenti piacevoli, che siano legati a hobby, relax o attività da vivere da soli (39%) o con la famiglia (36%). Importante anche il bisogno di rallentare: il 39% cerca di fare pause e ridurre i ritmi, mentre un italiano su tre coltiva la gratitudine per le piccole cose. Altri scelgono di disconnettersi dalla tecnologia (23%) per ritrovare presenza e consapevolezza. In fondo alla lista, ancora una volta, si trovano le strategie centrate sul possesso: appena il 15% cerca il piacere tramite lo shopping. La ricerca del piacere non è vista solo come un fine, ma come un mezzo per migliorare la propria qualità di vita. Oltre il 90% degli intervistati (in particolare tra donne e la Gen X) concorda sul fatto che i piaceri contribuiscano a ridurre lo stress e l’88% a ricaricare le energie, assegnando al piacere un ruolo terapeutico. Quasi 9 italiani su 10 affermano che il piacere aiuta a vivere il presente (89%) e a sentirsi calmi, grati e pieni di energia positiva, evidenziando una connessione tra piacere e mindfulness. Inoltre, il piacere è percepito come un'opportunità per essere sé stessi (89%) e per rafforzare l'autostima (85%). Questo suggerisce che le attività piacevoli non sono solo un diversivo, ma un modo per connettersi con i propri valori e rinforzare la propria identità. Il piacere è un’esperienza emotiva, slegata dal consumo e dal giudizio degli altri. Invitati a descrivere le caratteristiche maggiormente associabili al concetto di piacere vero, autentico e gratificante, tre italiani su cinque riconoscono il valore dell’esperienza emozionale rispetto a quella materiale. Non solo: il vero piacere è un’esperienza profondamente individuale e sconnessa da influenze esterne: il 63% dichiara che il piacere è legato a come ci si sente rispetto a come fanno sentire gli altri (12%). Coerentemente con i risultati, quindi, non stupisce come il 60% segnala come il piacere sia alla fine un’esperienza “semplice”, mentre solo il 13% lo associa a qualcosa di complesso. Quando si parla di piaceri autentici, gli italiani non hanno dubbi: a far battere davvero il cuore sono le relazioni umane e i momenti vissuti con le persone care. In cima alla classifica spicca il tempo di qualità con la famiglia e gli affetti più stretti (42%), seguito dai momenti di svago condivisi in ambito familiare (34%). Ma non è solo la dimensione relazionale a fare la differenza. A essere riconosciuti come autentici sono anche il tempo dedicato a sé stessi e al relax (32%), le risate e il divertimento (32%) e il contatto con la natura e l’aria aperta (31%). Un piacere quotidiano, spesso semplice, ma profondamente significativo. Più distaccati, invece, i piaceri legati alla sfera sensoriale, come la sessualità (27%) e il gusto (25%), che pur rimanendo esperienze apprezzate, non raggiungono la stessa intensità emotiva nella percezione di autenticità. In fondo alla classifica troviamo le dimensioni più legate allo status personale: solo il 13% associa la realizzazione professionale a un piacere autentico, percentuale che scende al 9% per il lusso, al 9% per la popolarità tra amici e al 6% per quella sui social media. Una tendenza che si conferma anche quando si chiede quali siano i piaceri più gratificanti: in testa, ancora una volta, il tempo condiviso con la famiglia (39%) e i momenti di svago familiari (32%), seguiti dal relax personale (34%) e dal divertimento con gli amici (29%). In questo caso, guadagna qualche posizione la realizzazione professionale che, pur non essendo vissuta come particolarmente autentica, riesce comunque a offrire una forma di gratificazione al 20% degli italiani.
(Adnkronos) - L’automobile resta il mezzo più utilizzato dagli italiani per gli spostamenti ma 6 cittadini su 10 pensano che nel proprio territorio esistano valide alternative all’auto, pur con differenze territoriali rilevanti. Le barriere di prezzo, criticità delle tecnologie e delle infrastrutture frenano la diffusione dei veicoli elettrici. Gli italiani sono coscienti dell’impatto dei trasporti sui prezzi delle merci e vogliono l’intermodalità con il treno, a livello regionale scelto dal 57% della popolazione. Diffidenza ma anche curiosità per le tecnologie emergenti e l’intelligenza artificiale nel futuro della mobilità. Sono questi i punti chiave che emergono dall’indagine sulla mobilità sostenibile in Italia, realizzata dall’Istituto Piepoli per Eco Festival della mobilità sostenibile e delle città intelligenti presentata oggi in occasione della prima giornata della manifestazione che fa il punto sulla transizione ecologica della mobilità di persone e merci in Italia. L'evento è in programma fino a domani a Roma (presso il Centro Congressi di Piazza di Spagna), in coincidenza con l’inizio della “Settimana europea della Mobilità 2025”. L’automobile è ancora la protagonista degli spostamenti degli italiani: resta il mezzo più utilizzato per quelli frequenti (77%), il 92% degli italiani la utilizza almeno una volta alla settimana e il 65% ritiene che la propria mobilità sia dipendente da questo mezzo di trasporto. Solo il 19% degli italiani usa frequentemente il trasporto pubblico (ogni giorno e da 3 a 5 volte a settimana). 6 cittadini su 10 pensano che nel proprio territorio esistano valide alternative all’auto, ma con differenze territoriali rilevanti: questa percezione è maggiormente diffusa nel Nord e nel Centro del Paese, oltre che nei grandi centri. Infine, solo il 13% della popolazione italiana conosce il concetto di mobility poverty, ovvero la limitata disponibilità di trasporto pubblico e la scarsa accessibilità ai servizi di prossimità, che costringono le persone a rinunciare a opportunità di lavoro, studio, visite mediche e spostamenti per piacere e relazioni. La ricerca registra che l’85% degli italiani pensa che il trasporto merci impatti sull’ambiente e l’80% ritiene che incida sul costo finale dei prodotti. Alla domanda su quale sia la modalità di trasporto più sostenibile, 7 italiani su 10 rispondono: il trasporto intermodale ferroviario (trasporto stradale + ferroviario). La transizione verso un trasporto merci più sostenibile (elettrico, intermodale, ecc) è ritenuta importante dall’84% dei cittadini. Per l'Alis i dati emersi dalla ricerca confermano che la soluzione più sostenibile è l’intermodalità, confermando la mission dell'associazione di promuovere filiere green, best practice aziendali e sistemi logistici innovativi capaci di avere impatti positivi sui territori e con economie di scala in grado di avere un concreto e reale risparmio sui beni acquistati dai consumatori finali. In questo senso Amazon ricorda il proprio Climate Pledge, varato nel 2019, un impegno a raggiungere zero emissioni nette di CO2 entro il 2040 anche attraverso la riduzione degli imballaggi superflui, l’approvvigionamento energetico da fonti carbon-free e la decarbonizzazione della rete dei trasporti. Il concetto di economia circolare è oggi collegato da una fetta significativa della popolazione italiana al riciclo dei materiali (42%), al riuso degli oggetti (34%) e alla sostenibilità ambientale (32%). L’80% dei cittadini ritiene efficace il sistema di raccolta differenziata nel proprio territorio, in particolare al Nord e nei piccoli comuni. Per il 56% del campione la prevenzione dei rifiuti e il riuso sono temi su cui non si fa ancora abbastanza. I principali vantaggi legati alla diffusione dell’economia circolare per i cittadini sono la tutela dell’ambiente (51%) e la riduzione degli sprechi (44%). Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi, ricorda che l’Italia è già tra i paesi europei più virtuosi nel riciclo degli imballaggi e il direttore generale Simona Fontana sottolinea che “Nel 2024 il nostro Paese ha riciclato il 76,7% dei pack immessi al consumo. E la transizione ecologica richiede sempre più uno sguardo che tenga insieme gestione delle risorse e modelli di mobilità. Le città ne sono il banco di prova decisivo: è qui che la raccolta differenziata si intreccia a trasporti più puliti ed efficienti, incidendo direttamente sulla qualità della vita”. Sempre più consapevoli degli effetti del surriscaldamento, in particolare nei centri abitati dove il cemento e gli eventi climatici sempre più compromettono il verde urbano, 9 italiani su 10 ritengono la riforestazione urbana misura efficace e auspicabile per ridurre l’inquinamento, portare maggiore ombra e refrigerio e migliorare il benessere mentale dei cittadini. Su questo punto Intesa Sanpaolo, che sostiene il Festival dalla prima edizione, ha assunto un forte impegno sui temi ambientali e climatici nel Piano d’Impresa 2022-2025 sostenendo progetti di riforestazione in Italia collaborando con diverse realtà, tra cui Daje de Alberi, associazione impegnata nella rigenerazione urbana partecipata per la città metropolitana di Roma Capitale. Un focus della survey riguarda le principali tendenze future. L’85% degli italiani ha già sentito parlare del concetto di guida autonoma, ma evidenzia perplessità con particolare riferimento alla percezione di pericolo per la sicurezza stradale (34%) e al reale interesse ad utilizzarla. Solo 1 italiano su 3 mostra fiducia nei mezzi a guida autonoma. Quanto all’Intelligenza Artificiale, il 62% degli intervistati la considera un alleato per migliorare la mobilità, soprattutto in termini di pianificazione degli spostamenti e sicurezza. Restano però forti le preoccupazioni su sicurezza personale (51%), privacy (21%) e perdita dei posti di lavoro (41%). Come incentivare quindi una maggiore sostenibilità dei trasporti? Gli incentivi economici (36%) e una maggiore copertura del trasporto pubblico (32%) sono i principali fattori identificati dai rispondenti. Solo 1 italiano su 3 reputa infatti sufficienti gli attuali incentivi offerti per le forme di mobilità sostenibile, mentre 8 su 10 ritengono fondamentale affidarsi a modalità di trasporto alternative nel prossimo futuro e il 38% degli intervistati confida che tra 10 anni il mezzo di trasporto più utilizzato sarà l’auto elettrica.