(Adnkronos) - ''La mia è stata una scelta libera, responsabile e ponderata'', ''ho considerato un dovere e anche un onore stare accanto a mio padre in occasioni ufficiali della Repubblica, in un ruolo che mia madre avrebbe svolto certamente meglio''. Lo dice in un'intervista a 'Vogue Italia' Laura Mattarella, raccontando la sua ''scelta'' di stare accanto al padre, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. ''Devo dire che il fatto che i miei figli, all’epoca della prima elezione, dieci anni fa, fossero già abbastanza grandi, è stato un elemento dirimente''. ''Sono consapevole di svolgere un ruolo, accanto a mio padre, e cerco di esercitarlo al meglio. Ma il Presidente è lui. So solo che devo essergli vicina: a volte accanto, altre un passo dietro''. Il ''ruolo di 'first lady' in Italia non è previsto - spiega - La presenza di un accompagnatore ufficiale è una mera convenzione perché non c’è nulla, nel nostro ordinamento, che preveda un ruolo pubblico assegnato al coniuge o, come nel mio caso, alla figlia del Presidente della Repubblica. Nei protocolli del cerimoniale, in Italia e all’estero, vengo indicata semplicemente come “signora Laura Mattarella”. Ed è giusto così''. Per quanto riguarda lo stile di vita, racconta di aver fatto qualche rinuncia, ''ragionevole e di poco conto. Provengo da una famiglia dove riservatezza e discrezione non sono considerate una formalità o solo un dovere, ma il modo più intenso di vivere i rapporti tra le persone, i familiari, gli amici. Nel complesso ho cercato di mantenere per me e la mia famiglia una vita assolutamente normale''. Non vive al Quirinale. ''Abito felicemente a casa mia, con mio marito e con i miei figli''. Quanto al resto, ufficio, segreteria, ''non è previsto nulla''. Un rimborso per gli abiti da sera o le acconciature? ''Assolutamente no''.
(Adnkronos) - "Io vi auguro di osare, di osare sempre. Per raggiungere i propri sogni bisogna osare perché vola solo chi osa farlo e quindi vi auguro di poter coltivare questo coraggio, questa speranza". Così il vice ministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, intervenendo a Salerno al meeting di presentazione del progetto nazionale 'Co-programmare con i giovani', un'iniziativa finanziata dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l’annualità 2024, con Moby Dick Ets ente capofila, rivolgendosi ai giovani presenti in sala. L'obiettivo del progetto è di coinvolgere operatori e giovani di tutte le regioni italiane in un percorso di partecipazione attiva e co-programmazione delle politiche giovanili. Al centro, l’esigenza di ascoltare i bisogni reali dei giovani, stimolare il dialogo con le istituzioni e favorire la nascita di idee e iniziative per comunità più inclusive, sostenibili e partecipative. "Noi riteniamo -ha continuato Bellucci- che una politica giusta, una politica di buonsenso, quando tratta il tema delle politiche giovanili non lo possa fare senza innanzitutto ascoltare i giovani, cioè i protagonisti. E l'ascolto è il presupposto fondamentale per poter poi riconoscervi partecipazione e protagonismo. E' per questo che ritengo che le iniziative come 'Co programmare con i giovani' siano assolutamente in sintonia, perché avete dato vita e avete alimentato dei territori, dei luoghi dove poter facilitare l'ascolto dei giovani. E anche dove poter facilitare il confronto, dove poter favorire anche l'espressione, non soltanto dei loro bisogni, ma anche dei loro sogni. E per far vedere che le istituzioni a tutti i livelli, ma anche le organizzazioni, le associazioni, sono in grado di poterli accompagnare in un percorso di crescita sano e all'altezza proprio dei loro sogni", ha proseguito. "Per il governo Meloni l'ascolto dei giovani è un metodo di lavoro, è una priorità. Partiamo dai loro bisogni reali, dalle loro voci per costruire insieme un presente e un futuro, all'altezza dei loro sogni e progetti come 'Co-programmare con i giovani' dell'associazione Moby Dick Aps, vanno esattamente in questa direzione: aprire spazi di dialogo nei territori attraverso laboratori e workshop in cui i ragazzi sono protagonisti e partecipano attivamente alle scelte che li guardano. Come Ministero del lavoro e delle politiche sociali siamo felici di aver sostenuto questa iniziativa attraverso il fondo per i progetti di rilevanza nazionale. E' così che alimentiamo l'alleanza tra pubblico e terzo settore che costruiamo una società più forte, unita e più credibile agli occhi delle nuove generazioni”, ha concluso.
(Adnkronos) - "Dall'inizio di quest'anno c'è l'obbligo di introduzione del 25% di riciclato nelle bottiglie, quindi andiamo a toccare con mano e abbiamo toccato con mano dal vivo in questo 2025 che cosa vuol dire obbligare qualcuno a mettere del riciclato". Queste le parole di Corrado Dentis presidente Coripet, il consorzio autonomo, volontario che opera nella raccolta e nell'avvio a riciclo dei contenitori per liquidi in Pet, intervenendo alla Conferenza Nazionale Industria del Riciclo 2025, promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile con Conai e Pianeta2030, con il patrocinio di Mase e Commissione Europea. "Abbiamo dato il 25% di riciclato, quello che è obbligatorio per legge, a tutti i consorziati produttori – prosegue Dentis – quindi rispettano gli obblighi normativi. Questo l'abbiamo fatto grazie ad una catena di custodia che parte dalla raccolta e segue tutta la filiera fino alla consegna ai soci di un Pet riciclato di altissima qualità, qualitativamente elevato. Abbiamo condotto in questi anni assieme all'Università Federico II di Napoli uno studio completo su più di mille campionature effettuate su tutta la filiera. La capacità di produzione del polimero in estremo oriente è 12 volte superiore a quella di tutta l'Europa. Quindi abbiamo dimensioni e dinamiche non comparabili. Siamo riusciti, ciononostante, attraverso questo nuovo modello, a garantire i presupposti per ottemperare alla legge, dando ai nostri soci un polimero, peraltro, a condizioni economiche estremamente stabili, che è tracciato made in Italy (dalla raccolta alla produzione) e rispetta perciò anche le norme che prevedono l’obbligo di utilizzo di E-Pet europeo”. “Il nostro modello riguarda più del 40% dell’immesso a consumo e auspichiamo che anche tutti gli altri produttori sposino il modello Coripet. Ma al momento la restante quota di mercato, approfittando di un vuoto normativo privo di sanzioni, non rispetta gli obblighi, continuando ad usare il Pet vergine di importazione, favorito da un prezzo più basso. Questo è un qualcosa che va colmato a stretto giro, anche perché la concorrenza, quella che arriva dalla Cina, riguarda sia il polimero vergine che sui polimeri riciclati”.