INFORMAZIONICarolina LospinosoCarolina Lospinoso |
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(Adnkronos) - Alla fine, la montagna ha partorito un topolino. Forse qualcosa di più, secondo alcuni, ma le manovre e gli 'spin' di questi giorni non hanno sortito i risultati sperati. Malgrado le attese della vigilia e le speranze dei vertici Ue, il testo delle conclusioni sull'Ucraina, approvato a 26 dai leader, senza l'Ungheria di Viktor Orban, non menziona esplicitamente, come invece faceva la bozza, il prestito a Kiev basato sui beni congelati alla Russia che la Commissione vorrebbe allestire, ma usa una formula più generica, "opzioni di sostegno finanziario" che la Commissione è chiamata a presentare "il prima possibile". Il Consiglio Europeo, si legge, "si impegna a far fronte alle urgenti esigenze finanziarie dell'Ucraina per il 2026-2027, anche per i suoi sforzi militari e di difesa. Pertanto, il Consiglio Europeo invita la Commissione a presentare, il prima possibile, opzioni di sostegno finanziario basate su una valutazione delle esigenze di finanziamento dell'Ucraina e invita la Commissione e il Consiglio a proseguire i lavori, affinché il Consiglio Europeo possa tornare sulla questione nella sua prossima riunione. Nel rispetto del diritto dell'Ue, i beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l'Ucraina e non la risarcirà per i danni causati dalla sua guerra". Il testo, approvato dai 26, segna un netto arretramento rispetto alla bozza, che indicava esplicitamente il progetto del prestito, basato sui beni russi congelati. Nel testo provvisorio, che non ha incontrato il necessario consenso neppure a 26, il Consiglio Europeo chiedeva alla Commissione di "presentare il prima possibile, sulla base di una valutazione dei fabbisogni di finanziamento, proposte concrete che includano il possibile uso graduale dei saldi di cassa associati con i beni russi immobilizzati, in accordo con il diritto internazionale e il diritto Ue". Per il presidente Antonio Costa, occorre lavorare sugli "aspetti tecnici, legali e finanziari" dell'ipotesi di prestito all'Ucraina, basato sugli asset russi immobilizzati, e il Consiglio Europeo tornerà sul tema nell'incontro del prossimo dicembre. Per la presidente Ursula von der Leyen, oggi si è deciso "cosa" fare, non "come" farlo. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, potrebbe trattarsi di una battuta d'arresto, non di uno stop definitivo. In fin dei conti, l'ipotesi di un prestito basato sugli asset russi non viene esclusa, ma è chiaro che la strada per arrivarci non sarà breve, né semplice. Del resto a Bruxelles, fatta eccezione (secondo alcuni) per la Commissione, in pochi si aspettavano progressi rapidi su un tema così delicato e complesso. E così, mentre oggi la Lituania denunciava un'altra violazione del suo spazio aereo da parte di velivoli militari russi, ennesimo segnale della pressione che Mosca sta facendo sull'Ue perché si pieghi alle sue condizioni sull'Ucraina, l'Unione segna un passo falso nella sua strategia volta ad aumentare la pressione su Mosca. Hanno pesato, dunque, le forti perplessità del Belgio, il Paese Ue dove ha sede Euroclear, custode della grande maggioranza dei beni appartenenti alla Banca centrale russa congelati dall'Ue per via dell'aggressione all'Ucraina. Bruxelles teme, non a torto dal suo punto di vista, di ritrovarsi da sola a rispondere ad eventuali cause intentate dalla Russia, potenzialmente per cifre enormi: 185 miliardi di euro sono all'incirca il 20% del reddito nazionale lordo del Regno, non esattamente noccioline. E dunque, Bart De Wever e i suoi hanno chiesto ripetutamente, con una "coerenza straordinaria" secondo una fonte diplomatica, anzitutto una garanzia seria di mutualizzazione integrale dei rischi. Inoltre, vorrebbero anche che venissero utilizzati non solo gli asset russi detenuti da Euroclear (che ha depositato il cash riveniente dai bond venuti a scadenza alla Bce), ma anche in altri Paesi europei, Ue e non Ue, come Lussemburgo e Regno Unito. Il Belgio, in questa vicenda, deve affrontare rischi di diverso tipo, ad esempio quelli legati ad un accordo bilaterale che il Paese ha firmato con la Russia in materia di investimenti. Se Mosca facesse causa invocando qualche clausola del trattato, chiedendo un arbitrato internazionale, Bruxelles potrebbe ritrovarsi in guai seri. Contro Euroclear ci sono già cause pendenti, spiega una fonte diplomatica. Come se non bastasse, la società di clearing possiede asset in Russia, che sarebbero evidentemente a rischio. Il prestito all'Ucraina, inoltre, avrebbe una durata di due-tre anni, ma le richieste da parte russa potrebbero andare ben oltre. Dunque, i belgi chiedono ai partner Ue una garanzia di durata molto più lunga. Gli Stati membri, davanti alle richieste del Belgio, sono rimasti in maggioranza ben coperti, in attesa di vedere esattamente di che cosa si sta effettivamente parlando. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il principale promotore dell'idea di far pagare ai russi il sostegno militare all'Ucraina, ha ammesso che, nei panni di Bart De Wever, avrebbe presentato ai partner esattamente gli stessi argomenti e le stesse richieste. La formulazione delle conclusioni, senza menzione esplicita del prestito a spese di Mosca, indica che la resistenza del Belgio è stata più ostinata del previsto, anche se l'atteggiamento del governo di Bruxelles è sempre stato descritto come "costruttivo" da più fonti. In ogni caso, come ricorda una fonte diplomatica, non era prevista una decisione oggi. Spetterà al prossimo Consiglio Europeo, in dicembre, tentare di trovare un accordo politico. La battuta d'arresto arriva malgrado le pressioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, venuto a Bruxelles di persona, si è molto speso per far decollare l'idea del prestito, arrivando, nelle scorse settimane, a chiamare la presidente della Bce Christine Lagarde. Quest'ultima, pur non avendo mai detto un chiaro 'no', non è mai stata una fan del progetto, per i rischi che comporterebbe per il ruolo internazionale dell'euro, come valuta di riserva. Anche oggi, durante l'Eurosummit, la presidente ha ribadito la posizione della Bce, e cioè che "le cose devono essere in linea con il diritto internazionale", che "va preservata la stabilità finanziaria" e che "ci deve essere solidarietà" tra gli Stati membri, ha riferito una fonte a conoscenza delle discussioni. Come già in occasione di altri Consigli, Zelensky è stato l'ospite d'onore. "Benvenuto, questa è casa tua", ha detto il padrone di casa Antonio Costa entrando con lui alla riunione. Le ore precedenti avevano portato una duplice svolta per Kiev: nuove sanzioni statunitensi nei confronti delle principali compagnie petrolifere russe e via libera dell'Ue all'adozione del 19esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che colpiscono i settori energetico e finanziario russi. Entrambe le misure sono "molto importanti", ha detto Zelensky, ringraziando Usa e Ue, ma sottolineando che "servirà altra pressione" per portare Vladimir Putin al tavolo dei negoziati. Sullo sfondo dei lavori l'altra svolta auspicata dall'Ucraina, ossia un via libera della Casa Bianca alla fornitura degli ambiti missili a lungo raggio Tomahawk, argomento che Zelensky ha trattato nel recente incontro con Donald Trump. "Basta guardare quanto si è innervosito Putin quando è stato sollevato", ha detto ai leader, sottolineando che anche alcuni Paesi europei possiedono Tomahawk e alternative simili. Zelensky li ha esortati a sostenere lo sforzo ucraino per dotarsi di capacità aggiuntive di attacco e difesa aerei. Lo sguardo del presidente ucraino era rivolto ai 140 miliardi di euro che sarebbero stati garantiti dal prestito basato sugli asset russi e che avrebbero risposto alle esigenze finanziare dell'Ucraina, incluso l'acquisto di equipaggiamento militare, per i prossimi due anni. "Oggi siamo vicini a questa grande decisione", aveva detto alla stampa dopo aver parlato ai leader, prevedendo che avrebbero presto raggiunto un "accordo politico" e ribadendo l'importanza del messaggio che avrebbe mandato a Mosca: "Dobbiamo usarli in un modo che faccia capire alla Russia che sta pagando la propria guerra". Pur ammettendo che è troppo presto per capire come sarebbero stati impiegati i fondi, Zelensky ha spiegato che intende aumentare la capacità produttiva ucraina di droni e missili e assicurato di volerne utilizzare "una parte significativa" per acquistare armi europee, contribuendo così al riarmo dell'Ue, anche attraverso la condivisione di tecnologie e know-how con i partner. "L'Europa ha bisogno di un grosso arsenale comune, e ha bisogno che la Russia lo sappia", ha riassunto, spiegando che parte di questo arsenale sarebbe arrivato da Kiev. Nel pomeriggio di ieri il leader ucraino ha incontrato anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. I due hanno discusso di "come proteggere il nostro settore energetico dagli attacchi russi e renderlo più resiliente. L'Italia dispone delle competenze e delle attrezzature necessarie per questo", ha spiegato Zelensky. La conversazione ha toccato anche progetti di difesa congiunti nell'ambito dello strumento Safe e l'utilizzo dei beni russi congelati. Meloni ha risposto positivamente, assicurando che il nostro Paese è pronto ad aiutare Kiev a proteggere meglio le sue infrastrutture energetiche, che i russi prendono di mira per fiaccare la resistenza della popolazione civile. (di Tommaso Gallavotti e Otto Lanzavecchia)
(Adnkronos) - “Il Centro di formazione management del terziario (Cfmt) è attuatore di un'innovazione contrattuale nata dal contratto del commercio: Confcommercio e Manageritalia hanno ormai da quattro anni inserito nel rinnovo contrattuale una nuova istanza”, una piattaforma di welfare per i dirigenti del terziario, “e mi sembra che ci siano tutti i presupposti affinché il welfare possa diventare uno strumento a supporto dei dirigenti, nel nostro caso, ma in generale delle aziende e della produttività aziendale stessa”. Lo ha detto all’Adnkronos Nicola Spagnuolo, direttore generale di Cfmt - Centro di formazione del management del terziario, in occasione della seconda edizione del Global welfare summit, il principale appuntamento italiano dedicato all’evoluzione del welfare, dedicata alle “Eccellenze che ispirano”, organizzato a Villa Miani a Roma. “I dirigenti avranno più da dedicare a questioni familiari o di conciliazione vita professionale e vita privata. Il welfare va in questa direzione e il nostro welfare va nella direzione di rafforzare già le istanze contrattuali e gli statuti che il contratto collettivo prevede”, ha concluso.
(Adnkronos) - Sono state due giornate di grande partecipazione e sensibilizzazione quelle del 18 e 19 ottobre all’Oriocenter di Bergamo, dove i volontari di Aido Provinciale Bergamo, supportata da Cial – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, con il progetto internazionale “Ogni Lattina Vale”, hanno dato vita a una raccolta speciale di lattine in alluminio. L’iniziativa ha voluto celebrare i 50 anni di Aido Bergamo, unendo l’impegno per la promozione della donazione di organi e tessuti con la diffusione della cultura del riciclo e della sostenibilità. La collaborazione tra Cial e Aido Bergamo testimonia come realtà diverse possano trovare punti di contatto importanti, dando vita a progetti dal forte valore sociale e ambientale. Da un lato la missione di Aido, nata proprio a Bergamo nel 1971 e cresciuta fino a diventare un punto di riferimento nazionale, dall’altro il progetto “Ogni Lattina Vale”, promosso in Italia da Cial e attivo oggi in 16 Paesi europei oltre che in Brasile, Stati Uniti ed Emirati Arabi, con l’obiettivo di avvicinarsi al 100% di raccolta delle lattine anche fuori casa. Presso lo stand informativo Aido all’interno del centro commerciale, i cittadini hanno potuto portare le proprie lattine usate e scoprire da vicino i benefici del riciclo, oltre a visitare un originale manufatto realizzato interamente con lattine riciclate. “Ogni Lattina Vale” ha accompagnato questa ricorrenza speciale sottolineando che ogni lattina riciclata è un gesto che fa bene all’ambiente, proprio come ogni adesione ad Aido rappresenta un dono che può salvare vite umane. Da oltre trent’anni, la raccolta delle lattine in alluminio rappresenta per Aido Bergamo una tradizione virtuosa, portata avanti da gruppi locali, oratori, comunità e volontari. Un impegno che unisce educazione ambientale e solidarietà concreta: in Italia, il riciclo degli imballaggi in alluminio ha raggiunto un tasso del 68,2% nel 2024, con oltre 442.000 tonnellate di CO₂ evitate rispetto alla produzione primaria. Nel solo territorio bergamasco, l’iniziativa ha portato alla raccolta di 2,5 tonnellate di lattine in alluminio, raggiungendo in totale circa 40 tonnellate raccolte negli anni, trasformando un gesto semplice in un esempio concreto di partecipazione e cittadinanza attiva. “Negli ultimi anni, grazie alla raccolta lattine, Aido Bergamo ha potuto unire due forme di dono: quello che restituisce vita e quello che tutela l’ambiente” – racconta Everardo Cividini, Presidente del gruppo Aido di Grassobbio (BG) – “Ogni sacco di lattine consegnato è frutto del lavoro di decine di volontari, famiglie, oratori e comunità locali che da anni credono nella forza di un gesto semplice. La nostra speranza è che queste azioni continuino a coinvolgere sempre più persone, perché solo insieme possiamo costruire una cultura del dono davvero completa”. “Siamo orgogliosi di aver affiancato Aido Bergamo in un’iniziativa così importante – commenta Stefano Stellini, Direttore Generale di Cial.“Questa collaborazione dimostra come sia possibile creare sinergie capaci di moltiplicare i risultati: da un lato rafforzando la cultura del riciclo con ‘Ogni Lattina Vale’, dall’altro sostenendo il messaggio di solidarietà promosso da Aido. È proprio dall’incontro tra realtà diverse che nascono esempi concreti di comunità sempre più responsabili e attente al futuro.”