(Adnkronos) - Ancora caldo eccezionale sull'Italia, ma l'estate sta per finire bruscamente. Dopo un weekend all'insegna di temperature record, da lunedì ecco arrivare temporali e fresco sulla Penisola. Un cambio di stagione netto in corrispondenza con l'Equinozio d'autunno, quando il buio inizierà a superare le ore di luce nell'arco delle giornate. Sono queste le previsioni meteo degli esperti per la giornata di oggi, venerdì 19 settembre, e per i giorni a venire. Lorenzo Tedici, meteorologo responsabile media de iLMeteo.it, conferma dunque la piena estate su tutta l’Italia, nonostante le ore di luce stiano diventando inferiori alle ore di buio. Da lunedì prossimo, infatti, con l’Equinozio d’Autunno il buio prevarrà sulla luce, e anche il tempo cambierà. Intanto, per ora, abbiamo la luce del sole che domina: l’ennesima espansione dell’anticiclone nordafricano verso l’Europa (espansione sempre più frequente con i cambiamenti climatici indotti dall’uomo) sta portando un sensibile aumento delle temperature in un contesto di cielo sereno e giornate quasi afose. Le temperature massime previste in questo weekend sono tipiche di luglio o agosto: Terni 35°C, Arezzo, Bolzano, Caserta, Firenze, Oristano, Pistoia e Prato 34°C, Benevento, Frosinone, Grosseto, Livorno e Lucca 33°C poi Bologna, Roma e tante altre città a 32°C. Milano sfiorerà i 30°C, ma da domenica sera cambierà tutto ad iniziare proprio dal Nord-Ovest italiano. Lunedì 22 settembre arriverà, puntuale con l’Equinozio d’Autunno, una violenta perturbazione: sono attese piogge e locali forti temporali su Lombardia, Liguria e Piemonte, poi in estensione alla Toscana, all’Umbria e al Lazio; dal pomeriggio pioverà su gran parte del Nord e sul medio Tirreno, compresa la Sardegna. L’Italia sarà divisa in due, sulla fascia adriatica e al Sud avremo un giorno in più d’Estate, il maltempo su queste zone arriverà probabilmente da martedì. Il cambiamento di scenario sarà “traumatico”, passeremo da una piena Estate con tanta luce, tanto sole e anche un po’ troppo caldo, a una fase autunnale che ci spingerà a fare il “cambio armadio”: al Nord forse dovremo tirare fuori anche il piumino leggero, al Centro e al Sud basterà rispolverare qualche felpa in più e dei pantaloni lunghi. Non sarà più il tempo delle infradito e dei bermuda, delle T-shirts e delle creme solari: ma questo succederà da lunedì in poi, per adesso e per il weekend vestiamoci ancora da allegri vacanzieri agostani e facciamoci baciare dal sole nordafricano di fine settembre. Venerdì 19. Al Nord: sole prevalente, caldo gradevole. Al Centro: soleggiato e caldo. Al Sud: tutto sole e caldo. Sabato 20. Al Nord: sole e caldo per il periodo. Al Centro: soleggiato e caldo. Al Sud: tutto sole e caldo. Domenica 21. Al Nord: sole e caldo per il periodo; peggiora dalla sera al Nord-Ovest. Al Centro: soleggiato e caldo; più nubi dalla sera. Al Sud: tutto sole e caldo. Tendenza: peggiora fortemente da lunedì 22 ad iniziare dal Nord e dal centro tirrenico.
(Adnkronos) - Il 22° Convegno Nazionale del CoDAU, in corso a Milano, rappresenta un momento di confronto cruciale tra i direttori amministrativi generali e la componente accademica delle università italiane. Al centro del dibattito, il tema della competizione e della collaborazione tra atenei, con un focus su sinergie innovative per il futuro del sistema universitario. Elena Beccalli, Rettrice dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha aperto i lavori sottolineando l'importanza di una piena integrazione tra tutte le componenti universitarie, valorizzando così il ruolo del CoDAU come piattaforma per un dialogo costruttivo e strategico. “È un’occasione particolarmente significativa quella odierna, innanzitutto perché segna un momento di collaborazione tra i direttori amministrativi generali di tutte le università italiane e la parte accademica”, ha dichiarato Beccalli. “Perché un’università moderna non può funzionare adeguatamente in assenza di una piena sinergia e collaborazione tra tutte le sue componenti. E poi, credo sia particolarmente significativo il tema messo al cuore di questa iniziativa: la competizione, perché sempre più le università italiane non solo dovranno lavorare per mettere ben in evidenza i propri punti di eccellenza, ma allo stesso tempo sono chiamate sempre più a lavorare in una logica di sinergia e di collaborazione”. La Rettrice ha evidenziato come la competizione possa rivelarsi particolarmente promettente in ambiti come lo sviluppo di percorsi formativi congiunti o progetti di ricerca sinergici. “Sono molti gli ambiti in cui la competizione può essere particolarmente promettente: penso allo sviluppo di percorsi formativi congiunti o di progetti di ricerca sinergici in alleanza”, ha aggiunto, puntando il dito su forme innovative come il patto educativo per la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, che richiedono una collaborazione forte tra gli atenei italiani per affrontare sfide elevate. “Ma possiamo anche immaginare le forme più innovative e, in questo senso, penso al patto educativo per la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, che credo chiami a una collaborazione forte tra gli italiani, perché le sfide che dobbiamo affrontare sono particolarmente alte”. Beccalli ha concluso enfatizzando le opportunità derivate da tali sinergie: “Altrettanto importanti le opportunità che deriveranno da una sinergia su questi ambiti, ma l’idea è appunto che lavorando insieme potremo meglio integrare i metodi tradizionali di insegnamento con le nuove tecnologie e, allo stesso tempo, affrontare quel cambiamento nelle modalità di apprendimento delle nuove generazioni, che sono sempre più evidenti”.Il CoDAU 2025, con la partecipazione di oltre 300 direttori generali e dirigenti, si afferma come un evento strategico per delineare un sistema universitario italiano più coeso e innovativo, capace di competere globalmente attraverso la valorizzazione delle eccellenze e l’adozione di tecnologie emergenti, in un contesto di post-PNRR e calo demografico.
(Adnkronos) - Una fotografia aggiornata e complessa dell’agricoltura campana, tra criticità strutturali e potenzialità di sviluppo, è quella emersa dalla ricerca condotta da Nomisma su incarico dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, presentata nell’ambito del progetto 'Agricoltura in Campania e nuovi scenari evolutivi'. Lo studio, sviluppato lungo nove direttrici tematiche, ha costituito la base di indagine scientifica per i lavori dei nove tavoli di confronto dell’evento Campania Mater, in corso il 17 e 18 settembre a Napoli. Al centro dell’analisi, il tema cruciale di suolo e acqua, risorse fondamentali ma sotto forte pressione. In Campania il consumo di suolo ha raggiunto nel 2023 i 143mila ettari, pari all’11% del territorio, con Napoli che da sola concentra oltre un terzo delle superfici compromesse. Una criticità aggravata dalla vulnerabilità ai nitrati: 316mila ettari risultano classificati come zone a rischio, coinvolgendo il 72% delle aree agricole e quasi la metà della popolazione regionale. A ciò si aggiunge la cronica scarsità idrica, che negli ultimi decenni ha registrato indici di deficit tra i più elevati in Europa. Altro fronte di indagine quello delle comunità rurali e delle aree interne, segnate da spopolamento e difficoltà economiche. Tra il 2019 e il 2024 la Campania ha perso il 4% della popolazione, con punte del -5,8% a Napoli e del -5,1% a Benevento. Un calo che si riflette sulla vitalità dei territori e sulla disponibilità di forza lavoro agricola, aggravato dalla contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (-10% tra 2010 e 2020). L’indagine approfondisce poi il rapporto tra cibo e salute, con consumi alimentari in trasformazione: calano i volumi acquistati di frutta e carne, cresce la spesa per oli e grassi. Segnali positivi arrivano dall’agricoltura biologica, che ha visto quintuplicare le superfici coltivate in dieci anni, raggiungendo nel 2023 il 20% della Sau regionale. Un capitolo specifico riguarda i cambiamenti climatici: la temperatura media in Italia è cresciuta di 1,3°C negli ultimi decenni, con conseguenze dirette sulla stabilità dei raccolti. La Campania, sottolinea lo studio, dovrà rafforzare pratiche resilienti, gestione efficiente dell’acqua e diversificazione colturale per mantenere competitività. In controtendenza, il comparto agroalimentare campano mostra segnali di forte dinamismo. La cosiddetta Dop Economy rappresenta uno dei punti di forza del Made in Campania: nel 2024 l’export ha raggiunto i 5,7 miliardi di euro, +111% rispetto al 2014, con un saldo commerciale positivo di 1,5 miliardi. Ortofrutta trasformata, prodotti da forno e lattiero-caseari trainano le vendite, confermando l’identità internazionale delle filiere certificate. Un focus riguarda anche il mare e la pesca, con una flotta che rappresenta l’8,6% del totale nazionale e una produzione annua di oltre 5mila tonnellate. Un settore di nicchia ma strategico, integrato nella filiera agroalimentare regionale. La ricerca affronta inoltre i temi dello spreco alimentare (quasi metà della frutta campana resta in campo), dell’innovazione e della formazione: il 60% dei conduttori agricoli ha un titolo di studio non superiore alla licenza media, ma cresce la formazione continua e aumenta il numero di istituti agrari (+55% iscritti dal 2015). Ampio spazio infine ai giovani e alle donne in agricoltura: le aziende condotte da under 40 sono in calo (-24% dal 2019 al 2024), ma la Campania resta tra le prime regioni italiane per imprese giovanili e si distingue per la forte presenza femminile (38,8% delle aziende agricole). Dal quadro emerge un sistema agroalimentare che deve affrontare sfide complesse — consumo di suolo, spopolamento, scarsità idrica e invecchiamento imprenditoriale — ma che al tempo stesso esprime punti di forza solidi, dall’export alla multifunzionalità delle aziende, fino alla crescita del biologico e delle certificazioni di qualità. Le conclusioni di Nomisma indicano una strada chiara: integrare tutela ambientale, innovazione, sostegno ai giovani e alle donne, riduzione dello spreco e rafforzamento delle comunità rurali. Solo così, sottolinea la ricerca, sarà possibile garantire competitività, sostenibilità e inclusione, facendo dell’agricoltura campana non solo un settore produttivo, ma un motore di coesione e sviluppo per l’intero territorio.