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Covisian (fusione tra Contacta e Visiant) spa Informatica e Software, Consulenza Ruolo: Recruiting Operations Coordinator - Italy Area: Human Resource Management Anna Roberta Baldari |
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(Adnkronos) - Leonardo DiCaprio ha consegnato la Palma d’oro onoraria alla carriera a Robert De Niro, in occasione della cerimonia di apertura del 78esimo Festival di Cannes. “De Niro ha ispirato noi attori a considerare il nostro mestiere non come una semplice performance ma come una profonda trasformazione”, ha detto DiCaprio, che ha lavorato con De Niro in ‘Voglia di ricominciare’ del 1993 e in ‘Killers of the Flower Moon’ del 2023. “È stato un esempio. Io sono uno di quei fortunati che ha avuto la possibilità di lavorare con lui da giovane”. DiCaprio ha ricordato il suo provino per ‘Voglia di ricominciare’: “A 15 anni cerchi di farti notare come attore, l’unica idea che ho avuto è stata quella di alzarmi e urlare verso di lui con tutto me stesso”. Negli Stati Uniti "lottiamo con tutte le nostre forze per difendere la democrazia che consideriamo scontata". "Abbiamo un presidente filisteo che ha imposto un prezzo alla creatività, con i dazi doganali. Questi attacchi sono inaccettabili e riguardano tutto il mondo. Dobbiamo agire con determinazione. Invito ciascuno di voi che ama la libertà a protestare e a votare quando sarà il momento. Per undici giorni, dimostreremo il nostro impegno per le arti e la fratellanza". Così la leggenda del cinema dal palco. De Niro ha approfittato del tempo a lui concesso e nel suo intervento ha rivolto parole, per nulla velate, a Donald Trump e ai suoi dazi doganali sui film stranieri: "L'arte cerca la libertà. È per questo che siamo una minaccia per gli autocrati e i fascisti di questo mondo", ha detto.
(Adnkronos) - L’Intelligenza Artificiale (IA) sta crescendo rapidamente in Italia, con il 63% delle aziende di grande dimensione che ha già adottato o intende adottare questa tecnologia. Questo livello di adozione si potrebbe tradurre in un aumento complessivo della produttività per le aziende italiane pari a 115 miliardi di euro. È quanto emerge dallo studio 'Lo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane - Adozione, impatti e prospettive', realizzato da Minsait, società del Gruppo Indra leader nei nuovi ambienti digitali e nelle tecnologie dirompenti, e da The European House - Ambrosetti. “Il nostro studio mostra un’importante crescita dell'adozione dell'IA da parte delle aziende italiane, che si riscontra in generale in una fase di curiosa sperimentazione, lavorando prevalentemente su innovazioni incrementali, piccole trasformazioni e miglioramenti graduali, mentre la trasformazione radicale di prodotti, modelli di business o processi core è ancora rara. Questo approccio per piccoli passi è necessario e comprensibile ma non può essere la norma se le aziende Italiane vogliono giocare un ruolo da protagonista nell’economia dell’intelligenza artificiale. Nell’utilizzo dell’Ia, dobbiamo passare dal “fare cose più velocemente” al “fare cose radicalmente nuove”. E questo richiede leadership, capacità di visione, investimenti su dati, competenze e modelli organizzativi”, ha affermato durante l’evento Erminio Polito, amministratore delegato di Minsait in Italia. Lo studio di Minsait e The European House - Ambrosetti analizza il livello di adozione dell'Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane e offre raccomandazioni per favorirne l'implementazione. È stata quindi condotta una survey che ha coinvolto circa 280 aziende italiane di grandi dimensioni (più di 250 adetti) e appartenenti a più di 15 settori produttivi, con l’obiettivo di indagare come le imprese italiane si posizionino nelle seguenti 5 aree di interesse: adozione, readiness, effetti su organizzazione e lavoro, opportunità e impatti, adeguamento normativo. La prima delle aree strategiche analizzate per comprendere come l’intelligenza artificiale stia trasformando il tessuto produttivo italiano è il livello di adozione della stessa. I dati rivelano una fotografia composita: il 38,2% delle imprese ha avviato percorsi concreti di implementazione o sperimentazione e il 25,2% prevede di adottare soluzioni di AI nel prossimo futuro. Il 21% delle aziende è, inoltre, nella fase di implementazione estesa su scala aziendale. Di contro, c’è però un 35,4% che dichiara di non aver intenzione di adottarla. Tra le imprese che stanno già utilizzando l’Ia, i casi d’uso più diffusi riguardano attività a supporto dell’It e dei processi: gestione e analisi dei dati (35,4%); supporto It tramite chatbot (23,2%); analisi predittive e automazione del back-office (entrambi al 22,2%). Più in generale, emerge come l’adozione dell’IA sia oggi prevalentemente orientata all’ottimizzazione operativa, più che alla trasformazione strategica del business. Viceversa, tra le imprese che non hanno ancora adottato soluzioni di intelligenza artificiale, emergono tre principali barriere: difficoltà organizzative (23,9%); livello ancora sperimentale delle tecnologie (21,9%) e mancanza di competenze interne (20%). Accanto a queste motivazioni, si registrano anche ostacoli legati all’assenza di chiari casi d’uso e alla gestione dei dati, mentre risultano meno rilevanti gli aspetti normativi e i costi. In merito alla capacità delle imprese italiane di cogliere concretamente le opportunità offerte dall’Ia, le imprese italiane si sentono pronte a partire sul fronte dei dati (il 43,3% ritiene di disporre di dati di qualità e in quantità sufficienti per avviare progetti di intelligenza artificiale), mostrano invece debolezze su competenze, infrastrutture, governance e casi d’uso. Circa il 70% delle aziende però non ha ancora una strategia definita per l’Ia; tra quelle che ce l’hanno, il piano è spesso gestito dall’It, con un coinvolgimento minimo del top management. I budget sono limitati: quasi la metà delle aziende investe meno del 5% del budget digitale in Ia, e nel 38% dei casi l’ammontare complessivo è inferiore a 50.000 euro annui. Impatti su organizzazione e lavoro: grazie all’IA due terzi delle aziende ha riscontrato un miglioramento dell’efficienza operativa. Una su due lamenta però la mancanza di competenze. Fra le aziende italiane prevale una visione più orientata all’efficienza che alla trasformazione. Il 64,7% delle aziende dichiara, infatti, di aver riscontrato, grazie all’introduzione dell’Ia, un miglioramento dell’efficienza operativa. Tuttavia, solo una minoranza segnala cambiamenti più profondi come l’automazione di attività ripetitive (15,2%) o la creazione di nuovi flussi di lavoro (9,1%). Anche dal punto di vista delle competenze richieste emerge una visione prevalentemente tecnica: il 58,1% degli intervistati individua nelle hard skills il fattore prioritario per governare l’intelligenza artificiale, mentre le competenze digitali di base e le soft skills seguono a distanza. Sul fronte delle soft skills, solo un’azienda su dieci le indica come prioritarie, sebbene tra queste il problem solving (58,7%) e la comunicazione (33,9%) siano le più valorizzate. Il 50% delle imprese evidenzia, inoltre, una carenza di competenze e know-how sull’intelligenza artificiale che ostacolano la capacità di evoluzione organizzativa. Una carenza che riflette una tendenza più ampia a livello Paese: meno di una persona su 2 possiede competenze digitali di base, e per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass fissati al 2030 - che prevede l’80% della popolazione adulta alfabetizzata al digitale - sarà necessario colmare un gap di 15 milioni di cittadini. Sebbene ci troviamo in un contesto di implementazione ancora giovane, gli impatti percepiti sull’aumento della produttività sono già significativi: un terzo delle aziende segnala benefici compresi tra l’1% e il 5% (a fronte di una crescita media nazionale intorno all’1% negli ultimi 20 anni). Incrociando gli impatti sulla produttività con i fatturati delle aziende rispondenti, si tratterebbe di un aumento medio della produttività aggregata del 3,2% oggi e del 4,3% nell’arco di 18-24 mesi. Se parametrato sul fatturato italiano (pari a circa 3,6 trilioni di Euro) si tratterebbe di un aumento di 115 miliardi. Il tempo guadagnato grazie all’IA viene reinvestito soprattutto in formazione del personale, qualità dei prodotti e ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di generare impatti più diffusi e strutturali nel medio periodo. L’ultima area indagata dalla survey riguarda l’adeguamento normativo, con particolare attenzione all’Ai Act europeo. Si tratta di un tema centrale per comprendere non solo come le aziende recepiscano il nuovo quadro regolatorio, ma anche quanto siano pronte ad allinearsi ai suoi requisiti. La percezione dell’Ai Act da parte delle aziende italiane è, in larga parte, positiva. Più di due realtà su tre vedono nella normativa europea un’opportunità per rafforzare governance e trasparenza. Solo una minoranza lo interpreta come un ostacolo o come una fonte di incertezza. Tuttavia, a fronte di questo potenziale riconosciuto, le azioni concrete per adeguarsi al nuovo quadro sono ancora limitate: oltre il 56% delle aziende dichiara di non aver ancora messo in campo alcun intervento in tal senso. Le iniziative attivate, quando presenti, sono ancora frammentate e spesso circoscritte a valutazioni preliminari o programmi di alfabetizzazione. Il principale ostacolo all’adeguamento risulta essere, ancora una volta, la formazione. Quattro aziende su dieci segnalano infatti la necessità di sviluppare competenze specifiche sul tema normativo. A seguire, emergono difficoltà legate alla mancanza di linee guida chiare (18,2%), all’adeguatezza delle infrastrutture It (17,2%) e ai costi per garantire la compliance (16,2%). Per affrontare la sfida dell’adozione e dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale in Italia, è fondamentale una strategia nazionale che promuova un utilizzo diffuso e produttivo della tecnologia, in grado di rafforzare la competitività del Paese. Le priorità strategiche per l’Italia devono includere, secondo lo studio: stanziare risorse per sostenere una strategia nazionale per l’IA che sia chiara, supportata da adeguate risorse finanziarie e strutturali, e che favorisca la diffusione della tecnologia in tutti i settori chiave; rafforzamento dei fattori abilitanti, dalle infrastrutture digitali, alle competenze; promuovere l’Ia nelle Pa favorendo forme strutturate di collaborazione tra pubblico e privato attraverso reti, laboratori condivisi e sinergie, come leva strategica per accelerare le sviluppo e l’implementazione di soluzioni di Ia accessibile e inclusiva; fornire modelli di riferimento e casi d’uso concreti per sostenere la definizione di strategie aziendali sull’Ia. Sostenere l’adozione dell’Ia sui territori e nelle piccole e medie imprese. Per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass (90% delle pmi con un livello base di digitalizzazione) ci mancano oltre 126.000 pmi italiane con un’intensità digitale di base. Queste priorità dovranno essere sviluppate in modo coordinato tra le istituzioni pubbliche, il mondo dell’impresa e il settore educativo, per creare un ecosistema favorevole all’adozione e all’innovazione tecnologica, in grado di elevare la competitività dell’Italia a livello globale. “L’Intelligenza Artificiale non è più una tecnologia emergente. È diventata una leva critica per la competitività delle imprese. Chi oggi guida un’organizzazione sa che l’adozione dell’Ia non è una scelta accessoria, ma una decisione strategica, destinata a ridefinire il vantaggio competitivo, il modello operativo e la cultura aziendale”. Ha dichiarato Erminio Polito, amministratore delegato di Minsait in Italia, che ha aggiunto: “i dati raccolti in questo rapporto lo confermano: l’adozione su larga scala dell’IA potrebbe generare fino al 18% del pil italiano in valore aggiunto, rendendola una leva decisiva per la competitività del sistema-Paese. Ma per liberarne appieno il potenziale occorre colmare ritardi strutturali nei principali fattori abilitanti – digitalizzazione, infrastrutture, competenze e regolazione – che oggi ne limitano la diffusione. Questo rapporto rappresenta più di una semplice analisi: è un invito esplicito alla collaborazione tra centri di ricerca, università, imprese, istituzioni e cittadini, affinché l’Intelligenza Artificiale sia una forza positiva capace di generare crescita economica e sociale sostenibile e condivisa”. “Questo studio mostra con chiarezza che l’Intelligenza Artificiale non è più una frontiera da esplorare, ma una leva da attivare, con urgenza e visione strategica. Se il 63% delle grandi aziende italiane ha già avviato percorsi di adozione o intende farlo a breve, abbiamo davanti un potenziale concreto: fino a 115 miliardi di euro di incremento di produttività sul fatturato aggregato e un effetto sistemico sull’intero tessuto industriale. Per cogliere appieno questo impatto, serve un’azione coordinata su quattro fronti: competenze, infrastrutture, governance e casi d’uso concreti. L’Ia può diventare il motore per rendere il nostro sistema economico più competitivo, inclusivo e sostenibile”, ha dichiarato Corrado Panzeri, partner di Teha Group & head of InnoTech Hub.
(Adnkronos) - È stata completata la posa del primo cavo sottomarino del ramo est del Tyrrhenian Link, una delle infrastrutture elettriche di Terna più rilevanti per il Paese, che collegherà la Campania e la Sicilia. In poco più di due mesi sono stati installati circa 490 km di elettrodotto partendo da Fiumetorto, nel Comune di Termini Imerese, fino a Torre Tuscia Magazzeno, nel Comune di Battipaglia. Nel dettaglio, la posa è stata realizzata in due fasi: la prima, lunga 260 km, si è conclusa a marzo; la seconda, di 230 km, è stata avviata ad aprile. (VIDEO) La conclusione delle operazioni di posa del collegamento si è svolta al largo della costa campana di Battipaglia a bordo della nave Leonardo Da Vinci di Prysmian, che nel 2021 si è aggiudicata il contratto quadro per la progettazione, la fornitura, l’installazione e il collaudo di oltre 1.500 km di cavi. Sono intervenuti durante la presentazione Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna, e Raul Gil, Evp Transmission BU di Prysmian. “Il completamento della posa del cavo sottomarino tra Sicilia e Campania è un importante traguardo, per Terna e per il Paese, nel processo di decarbonizzazione delineato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Le grandi infrastrutture marine rappresentano la risposta sostenibile dell’azienda alla costante crescita della richiesta di energia, attraverso soluzioni innovative, efficaci e a ridotto impatto ambientale. La tratta est del Tyrrhenian Link è il collegamento sottomarino più lungo mai realizzato da Terna, con circa 490 km di cavo in corrente continua ad una profondità massima di 1.560 metri. Anche grazie al supporto di Prysmian, possiamo confermare l’entrata in esercizio di questo tratto dell’opera nel 2026 - dichiara Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna - Per il progetto, Terna ha ricevuto un finanziamento di 500 milioni di euro nell’ambito del programma REPowerEU. Il Tyrrhenian Link, opera abilitante per la transizione energetica nazionale, rafforzerà il ruolo dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo”. Prysmian, spiega Raul Gil, Evp Transmission BU, di Prysmian, "è al cuore delle trasformazioni energetiche e digitali italiana ed europea. Siamo orgogliosi di collaborare ancora una volta con Terna in questo ambizioso progetto che rafforza l'infrastruttura elettrica italiana e promuove la transizione energetica. Con il Tyrrhenian Link, una delle interconnessioni più lunghe al mondo, e la nostra nave posacavi Leonardo da Vinci, abbiamo raggiunto nuovi traguardi tecnologici e operativi, stabilendo nuovi standard mondiali (record di installazione a 2150 metri di profondità). Siamo impegnati ogni giorno a garantire reti elettriche più sicure e sostenibili, investendo costantemente in innovazione, sostenibilità e capacità produttiva”. Il Tyrrhenian Link, per il quale Terna prevede un investimento complessivo di 3,7 miliardi di euro, comprende due collegamenti in corrente continua a 500 kV: il ramo est tra Campania e Sicilia e il ramo ovest tra Sicilia e Sardegna. L’infrastruttura si estenderà per circa 970 km di tracciato in cavo marino, con una capacità di trasporto di 1.000 MW per ciascuna tratta. Il completamento dell’opera è previsto per il 2028. Grazie alla sua capacità di trasmissione, il Tyrrhenian Link contribuirà significativamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. L’infrastruttura, fondamentale per la sicurezza della rete elettrica italiana ed europea, favorirà grazie al rinforzo dell’interconnessione elettrica delle tre regioni coinvolte, Campania, Sicilia e Sardegna, l’incremento della capacità di scambio e contribuirà a migliorare l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale. Contestualmente alla posa marina, procedono le opere civili nei siti che ospiteranno le stazioni di conversione a Eboli e a Termini Imerese. In Campania, l’infrastruttura sarà collegata all’approdo di Torre Tuscia Magazzeno attraverso un elettrodotto interrato di circa 15 km, progettato per minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico. Analogamente, in Sicilia, la stazione sarà connessa all’approdo di Fiumetorto con un percorso in cavo interrato di circa 10 km.