INFORMAZIONI![]() Alfonsa BaioByodesign Studi Design e Architettura Ruolo: Art director Web Graphic Designer Area: Creative & Design Management Alfonsa Baio |
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(Adnkronos) - La mancanza di percorsi formalizzati e riconosciuti rende oggi la diagnosi e la cura dei disturbi neurologici funzionali (Dnf) - che includono i disturbi motori funzionali (Fmd) e le crisi psicogene non epilettiche (Pnes) - un'odissea per molti pazienti. Nell'ampio spettro dei Dnf rientrano crisi non epilettiche, disturbi sensitivi, visivi e del dolore, condizioni che si caratterizzano per sintomi quali tremore, paresi, distonia, alterazioni della marcia, mioclono e disturbi facciali, non attribuibili a lesioni cerebrali evidenti, ma legati a disfunzioni del funzionamento neurologico. L'assenza di un inquadramento istituzionale impedisce la costruzione di una rete clinica integrata e ostacola l'accesso precoce a trattamenti efficaci, che esistono e sono validati scientificamente. La Società italiana di neurologia (Sin) chiede un "cambio di paradigma". La Sin "intende porre con decisione all'attenzione delle istituzioni la necessità di un riconoscimento formale dei disturbi neurologici funzionali all'interno delle patologie contemplate dal Servizio sanitario nazionale - afferma Alessandro Padovani, presidente della società scientifica - E' altrettanto fondamentale definire percorsi clinici specifici, strutturati e multidisciplinari per garantire una presa in carico appropriata dei pazienti. Si tratta - sottolinea - di una richiesta basata su evidenze scientifiche consolidate, dati epidemiologici significativi e sull'esperienza clinica maturata negli anni da numerosi neurologi che quotidianamente si confrontano con una condizione ancora troppo spesso fraintesa, trascurata o, peggio, confusa con disturbi psichiatrici o attribuita, erroneamente, a una simulazione volontaria dei sintomi. Senza un riconoscimento formale e senza percorsi condivisi - avverte Padovani - i pazienti restano soli in un sistema che non sa dove collocarli, né come accompagnarli nel loro percorso di cura. E' tempo che la realtà scientifica trovi riscontro anche nell'organizzazione sanitaria". Aggiunge Michele Tinazzi, professore associato di Neurologia, Dipartimento di Scienze neurologiche università di Verona e responsabile della Struttura Centro malattia di Parkinson e disordini del movimento: "E' necessario superare l'idea che questi disturbi siano volontari o legati esclusivamente a fattori psicologici. Oggi sappiamo che si tratta di disfunzioni reali, con basi neurobiologiche documentate, che richiedono competenze specifiche e un approccio multidisciplinare". Proprio perché non riconducibili a danni strutturali, i disturbi funzionali rappresentano un paradosso clinico - si legge in una nota della Sin - Nonostante l'esistenza di approcci efficaci, questi disturbi continuano a essere diagnosticati in ritardo e trattati in modo frammentario, con gravi conseguenze per i pazienti e un considerevole aggravio per il sistema sanitario nazionale. La diagnosi arriva in media dopo 6 anni dall'esordio dei sintomi, durante i quali il paziente attraversa numerosi consulti specialistici, diagnosi errate e trattamenti inefficaci. Tutto questo ha costi elevati: secondo una stima condotta presso il Centro regionale specializzato per la malattia di Parkinson e disturbi del movimento dell'Aoui di Verona, un singolo paziente può generare una spesa complessiva di oltre 13mila euro prima di ricevere la diagnosi corretta, di cui circa 9mila a carico del sistema sanitario regionale. "Un elemento chiave nella gestione di questi disturbi è la diagnosi - evidenzia Giovanni De Fazio, professore ordinario di Neurologia, università degli Studi di Bari - che deve basarsi su segni clinici positivi, coerenti e riproducibili, come previsto dai criteri diagnostici più aggiornati. Tuttavia, un'indagine pubblicata di recente, condotta su neurologi italiani, ha rivelato che molti strumenti diagnostici fondamentali rimangono sottoutilizzati nella pratica quotidiana, soprattutto per quanto riguarda gli Fmd. Al contrario, i segni clinici delle Pnes risultano essere più familiari, probabilmente grazie alla più lunga tradizione diagnostica associata all'uso dell'elettroencefalogramma (Eeg). Questa disparità sottolinea la necessità di una formazione più mirata, soprattutto per i neurologi generali e i giovani clinici". L'indagine ha messo in luce che le strategie di comunicazione della diagnosi sono generalmente condivise tra le diverse sottospecialità neurologiche, ma appaiano ancora poco strutturate. Eppure, gli studi di neuroimaging hanno evidenziato alterazioni in specifiche aree cerebrali coinvolte nel controllo motorio e nella consapevolezza dell'azione, risultati che hanno definitivamente smentito l'idea che i sintomi siano frutto di simulazione. Oggi gli Fmd sono considerati il risultato di un'interazione complessa tra fattori biologici, psicologici e sociali. Tuttavia, l'organizzazione clinica e sanitaria continua a mostrare un grave ritardo e affidata all'iniziativa dei singoli professionisti, senza un percorso organico e condiviso a livello nazionale. Questo gap organizzativo - rimarcano gli esperti Sin - è aggravato dall'assenza di un riconoscimento ufficiale dei Dnf all'interno dei percorsi di cura del Ssn, che non prevede tuttora linee guida specifiche, né modelli assistenziali codificati per questi pazienti. "I dati raccolti dal Registro italiano dei disturbi motori funzionali (Ri-Dmf), coordinato da me in collaborazione con l'Accademia Limpe-Dismov - evidenzia Tinazzi - fotografano con chiarezza le conseguenze di questa lacuna. Su 410 pazienti arruolati in 25 centri specializzati, ben il 75% aveva ricevuto diagnosi errate di patologie neurologiche organiche, e solo dopo una media di 3 consulti specialistici è stata formulata una diagnosi corretta di disturbo funzionale. Serve un cambio di paradigma - rimarca - Per troppo tempo i pazienti con Dnf sono rimasti in una zona grigia. La sinergia tra neurologia, riabilitazione e medicina generale può cambiare la vita dei pazienti. Ma serve una risposta istituzionale chiara. Oggi abbiamo strumenti clinici validati, modelli di cura efficaci e un'evidenza scientifica solida: è il momento di riconoscere ufficialmente questa patologia e strutturare una rete assistenziale su più livelli". In questo scenario, il medico di medicina generale (Mmg) - sostengono i neurologi - assume un ruolo strategico. Primo interlocutore del paziente e figura di riferimento, l'Mmg è nella posizione ideale per sospettare un disturbo funzionale, evitare accertamenti inappropriati e indirizzare precocemente il paziente verso un neurologo esperto. Tuttavia, proprio come emerso anche dall'indagine nazionale recentemente condotta e pubblicata, la limitata conoscenza del quadro clinico specifico rappresenta ancora una barriera all’identificazione precoce. Da qui nasce l'esigenza di programmi formativi rivolti alla medicina generale, come il progetto avviato a Verona in collaborazione con la società scientifica (Simg) e il sindacato (Fimmg) di riferimento. Oggi il centro di Verona rappresenta l'unico di III livello del Veneto, dotato di un team multidisciplinare completo - neurologi, fisiatri, fisioterapisti, logopedisti e psicologi - e costituisce un punto di riferimento nazionale e internazionale per diagnosi, trattamento, formazione e ricerca. Il centro è anche membro del comitato scientifico della Movement Disorders Society e promuove linee guida ispirate ai modelli anglosassoni, come quello scozzese, basato su un approccio a tre livelli di intervento: Mmg e neurologo generalista per la diagnosi (primo livello), presa in carico riabilitativa da parte di un gruppo esperto (secondo livello), e gestione dei casi complessi in centri di alta specializzazione (terzo livello). Una rete così strutturata permetterebbe di ridurre significativamente i ritardi diagnostici, migliorare gli esiti clinici e ottenere un risparmio stimato per il Ssr di circa 5.500 euro per paziente se la diagnosi fosse anticipata di almeno quattro anni. "Non è solo una questione medica, ma di giustizia sanitaria: riconoscere i Dnf e costruire una rete assistenziale dedicata - conclude Padovani - significa restituire dignità a migliaia di persone, troppo a lungo ignorate dalla burocrazia e escluse da percorsi terapeutici adeguati".
(Adnkronos) - Sono aperti fino alle 13 del 22 settembre i bandi dell’università UniCamillus per l’ammissione ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria per l’anno accademico 2025/2026. Le lezioni avranno inizio già dal 28 ottobre. Per partecipare è necessario aver conseguito il diploma di scuola secondaria di II grado. I corsi sono offerti nelle seguenti sedi: Medicina e Chirurgia in lingua italiana: Roma, Lido di Venezia, Cefalù; Medicina e Chirurgia in lingua inglese: Roma; Odontoiatria in lingua italiana: Roma. Le iscrizioni devono essere effettuate esclusivamente online tramite il portale dello studente GOMP (https://unicamillus-studenti.gomp.it/). I candidati a Medicina e Chirurgia in lingua italiana possono indicare una o più sedi per le quali desiderano concorrere, pagando una sola quota d’iscrizione. Le prove di selezione per i tre corsi di laurea consisteranno in 60 domande a risposta multipla, da completare nell’arco di un’ora. Le materie saranno inerenti a Biologia, Chimica, Fisica, Matematica, Logica, comprensione del testo e argomenti di carattere umanitario, riferibili alla mission di UniCamillus. Le prove si svolgeranno in modalità telematica home-based comodamente dal proprio pc nelle seguenti giornate: Medicina e Chirurgia in lingua inglese, giovedì 25 settembre; Odontoiatria e Protesi Dentaria in lingua italiana: giovedì 25 settembre; Medicina e Chirurgia in lingua italiana: venerdì 26 settembre. I risultati saranno pubblicati sul sito istituzionale entro il 30 settembre 2025, con graduatorie separate per ciascuna sede. Per prepararsi al meglio alla prova, i candidati possono utilizzare TheFaculty, un’app gratuita che offre percorsi di allenamento e simulazioni basate sui programmi delle prove di ammissione di Medicina, Odontoiatria e Professioni Sanitarie. L’app consente di esercitarsi per materia, creare verifiche personalizzate e completare simulazioni della prova, studiando comodamente da smartphone o computer. L’app è disponibile su App Store e Google Play. Per l’anno accademico 2025/2026 UniCamillus presenta importanti novità che rafforzano l’offerta formativa e l’attenzione agli studenti. Tra queste, l’avvio del corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia in lingua italiana anche presso la sede di Roma, che amplia le possibilità di iscrizione. Inoltre, a partire da quest’anno accademico, sarà inaugurata all’interno del Campus di Roma la nuova clinica odontoiatrica universitaria, una struttura moderna dove studenti e docenti potranno svolgere attività di cura, studio e ricerca. Gli studenti avranno l’opportunità di integrare immediatamente la pratica clinica con lo studio teorico, seguendo pazienti adulti e pediatrici sotto la supervisione di professionisti esperti. A confermare l’efficacia del modello formativo UniCamillus, i dati del Xxvii rapporto AlmaLaurea mostrano risultati eccellenti: un’alta percentuale di studenti si laurea in corso (89,5%), la maggior parte lavora già a un anno dal conseguimento del titolo (84,3%) con retribuzioni superiori alla media nazionale e la soddisfazione complessiva dei laureati supera il 95%. Per maggiori informazioni in merito all’iscrizione alle prove di Medicina e Odontoiatria, è possibile consultare la pagina dell’Ateneo afferente ai bandi https://unicamillus.org/servizi/bandi-di-ammissione/, oppure scrivere una mail a infocenter@unicamillus.org.
(Adnkronos) - Ai nastri di partenza l’edizione 2025 della Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori, l'appuntamento che ogni anno, l'ultimo venerdì di settembre, trasforma l'Europa in un grande laboratorio scientifico a cielo aperto. L'Italia si conferma cuore pulsante dell'iniziativa grazie al progetto Net - scieNcE Together 2024-2025, che si prepara ad accendere i riflettori sul futuro e sull'innovazione, portando la scienza e i suoi protagonisti a diretto contatto con il pubblico. Filo conduttore che lega le edizioni 2024 e 2025 resta la figura di Maria Skłodowska Curie, eccezionale scienziata che ha rivoluzionato il mondo della fisica e della chimica e prima donna a essere insignita di due premi Nobel. L'appuntamento clou che si terrà il 26 e 27 settembre a Roma, presso la Città dell’Altra Economia. Nel 'villaggio della scienza' sarà possibile incontrare ricercatrici e ricercatori, dialogare con loro e partecipare a laboratori interattivi e talk. Il Net Village sarà preceduto da una vera e propria settimana dedicata alla scienza (la Net Science Week), durante la quale sarà possibile partecipare a una serie di eventi in diversi luoghi della Capitale. “Dopo il successo dell'edizione 2024, con 180 eventi, 1300 speaker, e oltre 21mila partecipanti al Net-Village di Roma, quest’anno Net - scieNcE Together proporrà un calendario ancora più ricco, con incontri ed eventi in circa 30 città con collegamenti anche con l’estero, in Polonia, Svezia e Francia - spiega Claudia Ceccarelli, responsabile delle attività di divulgazione e comunicazione per il Cnr-Artov e project manager del progetto europeo Net - Apriremo le porte di alcune sedi dei nostri enti di ricerca, per mostrare dove nasce la scienza, ma non solo. Organizzeremo nella Capitale il più grande appuntamento a livello europeo, un vero e proprio villaggio della scienza per connettere ricercatori e cittadini”. In totale sono 29 le località coinvolte anche oltre i confini nazionali: 26 in Italia ovvero Roma, Viterbo, Rocca di Papa, Frascati, La Spezia, Livorno, Ozzano dell’Emilia, Palermo, Portici, Chioggia, Milazzo, Grottaminarda, Brasimone (BO), Casaccia (RM), Favignana, Latina, Monte Porzio Catone, Montefiascone, Tarquinia, Civitavecchia, Rieti, Trisaia (MT), Venezia, Bologna, Ponza, Spinoso (PZ) e 3 all’estero (Parigi, Varsavia, Lund in Svezia). Al progetto Net, finanziato nell’ambito del Programma Horizon-Msca-2023-Citizens-01-01 e realizzato con le azioni Marie Skłodowska-Curie, aderiscono: Cnr (capofila), Enea, Inaf, Infn, Ingv, Ispra, Cineca, Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata', Sapienza Università di Roma, Università degli Studi della Tuscia, Università Telematica Internazionale Uninettuno, Centro di ricerche Enrico Fermi, Green Factor, con la partecipazione di numerosi stakeholders: Iss, Css Mendel, Sogin, Istituto Pasteur Italia, e il progetto Pnrr Rome Technopole.