INFORMAZIONI![]() Alessio De FazioAlessio De Fazio |
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(Adnkronos) - Coca-Cola ha confermato che lancerà una nuova versione autunnale della celebre bibita con zucchero di canna. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva anticipato la notizia sostenendo di aver convinto l'azienda a sostituire lo sciroppo di mais, ad alto contenuto di fruttosio, con "vero zucchero di canna". Il Ceo del gigante delle bibite, James Quincey, rivela la Cnn, ha confermato la decisione di lanciare in autunno un'offerta "dolcificata con zucchero di canna statunitense" come parte della sua gamma di prodotti. "La ricetta principale della Coca-Cola non cambierà. Continueremo a usare molto dello sciroppo di mais che utilizziamo ora", ha rassicurato il colosso statunitense che ha aggiunto in un comunicato: "Questa variazione è pensata per integrare la gamma dei prodotti principali e offrire una scelta più ampia per ogni occasione e preferenza". L'amministratore delegato Quincey ha ammesso che l'entusiasmo del Presidente Trump per il marchio e i suoi "suggerimenti" sono stati determinanti nella decisione di lanciare sul mercato la nuova opzione "light". Il Presidente degli Stati Uniti è un assiduo consumatore di Diet Coke, ne beve circa 12 lattine al giorno, scrive il The Guardian che rivela la curiosa installazione di un pulsante rosso "Diet Coke" vicino alla sua scrivania, che “può premere per chiamare un membro dello staff con la bevanda”. La Coca-Cola prodotta negli Stati Uniti è realizzata con sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, un ingrediente che il segretario alla Salute e ai Servizi Umani dell’amministrazione Trump, Robert F. Kennedy Jr., ha duramente osteggiato nel corso del suo mandato definendolo "formula per renderti obeso e diabetico". Eppure, secondo gli esperti di salute, sostituire lo zucchero di canna con lo sciroppo di mais non ridurrebbe alcun rischio per la salute umana. "Per rendere più sana la catena alimentare statunitense, l'amministrazione Trump dovrebbe concentrarsi sulla riduzione dello zucchero, non su zuccheri diversi", ha dichiarato alla Cnn Eva Greenthal, ricercatrice del Center for science in the public interest, organizzazione no-profit per la difesa dei consumatori. Sebbene il consumo di zucchero negli Stati Uniti sia superiore alla produzione nazionale di zucchero di canna, Quincey ha assicurato che Coca-Cola “ne ha a sufficienza” per lanciare la linea. “Con il tempo, se ci sarà più domanda, pianteranno più ettari ma siamo fiduciosi che l'approvvigionamento non sarà un problema”, ha detto. Le ragioni che avrebbero convinto lo storico brand a utilizzare lo sciroppo di mais rispetto allo zucchero sarebbero principalmente economiche: negli Stati Uniti, infatti, l’immensa produzione di mais gode di consistenti sussidi agricoli che lo rendono più conveniente rispetto al classico zucchero. L'industria del mais non aveva gradito le dichiarazioni del tycoon, scrive il Washington Post. Il presidente e Ceo della Corn refiners association, John Bode, aveva dichiarato: “Sostituire lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio con lo zucchero di canna non ha alcun senso e costerebbe migliaia di posti di lavoro nel settore manifatturiero americano”. Il passaggio di Coca-Cola all'utilizzo di zucchero di canna potrebbe avere enormi ripercussioni commerciali sul mercato statunitense delle bevande analcoliche, che vale 285 miliardi di dollari.
(Adnkronos) - Si fa sempre più ampio il divario tra chi crede nell’importanza delle trasferte di lavoro e chi preferisce alternative digitali. E gli italiani si confermano tra i più cauti: solo il 64% dei viaggiatori d’affari nel nostro Paese si dichiara disponibile a spostarsi nei prossimi 12 mesi, al di sotto della media globale del 70% e lontani dai picchi registrati in Messico (88%), Brasile (94%) e Regno Unito (87%). E' quanto emerge dalla nuova Global business travel survey di Sap Concur. A livello globale il compromesso tra risparmio sui costi, sicurezza dei dipendenti e valore delle interazioni in presenza è ancora oggetto di accese discussioni nelle sale riunioni. Se il 94% dei business traveller considera il viaggio uno strumento essenziale per il proprio ruolo, un terzo dei travel manager vede nell’ascesa delle riunioni virtuali una minaccia per il futuro stesso del business travel. In questo scenario il 43% dei cfo è convinto che oltre la metà dei viaggi aziendali potrebbe essere efficacemente sostituita da videoconferenze. Di fronte alla riluttanza a viaggiare, il 45% dei cfo teme che questa possa compromettere la salute dell’azienda, mentre il 35% dei travel manager considera la scarsa disponibilità dei dipendenti una minaccia concreta per la continuità delle trasferte. Le discrepanze non si fermano qui. Il 66% dei dipendenti afferma che viaggi importanti sono stati tagliati a causa dei costi, ma solo il 29% dei cfo riconosce apertamente che i limiti di budget ostacolano trasferte essenziali. E sulla governance delle trasferte? Per i cfo il potere decisionale è saldamente nelle loro mani (69%), mentre i travel manager vedono un equilibrio più distribuito tra ruoli. “Questi dati - commenta Andrea Piccinelli, head of Sap Concur Italy - mettono in luce per la prima volta in modo così chiaro i principali punti di disallineamento tra le tre anime del business travel: dipendenti, travel manager e cfo. Se vogliamo che i viaggi d’affari tornino a essere un motore di crescita, è essenziale costruire un nuovo allineamento tra esigenze operative e visione strategica, traiettoria che abbiamo scelto di perseguire in Sap Concur anche grazie all’enorme potenziale che l’innovazione sta offrendo, dall’automazione all’ai. Un’ia, se vogliamo, al servizio della relazione, perché viaggiare sia sempre più semplice per le aziende che vogliano investire nel contatto diretto, nella presenza fisica e nella relazione umana”. La ricerca conferma che il viaggio di lavoro resta un pilastro per il successo aziendale, ma serve una riflessione profonda sulle priorità, sulla cultura organizzativa e sulle aspettative reciproche. Per l’Italia, sarà decisivo capire se la cautela attuale è solo una fase transitoria o un cambiamento strutturale.
(Adnkronos) - Servizio di raccolta a domicilio anche per le capsule esauste di caffè in alluminio: la Giunta di Palazzo Marino ha approvato le linee di indirizzo per un accordo di programma tra il Comune, Amsa, Nespresso Italiana e il Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio (Cial) per l’avvio del primo progetto sperimentale del servizio, grazie a una collaborazione tra pubblico e privato che integra di fatto il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. La raccolta sarà operativa dal mese di settembre 2025 e sarà effettuata a domicilio, in tutto il comune di Milano. Il servizio potrà essere attivato contestualmente a un nuovo ordine di capsule sul sito Nespresso.it al momento del check-out, selezionando l’opzione 'Riconsegna e ricicla le tue capsule Nespresso usate' nonché da app e servizio clienti, e non comporterà costi aggiuntivi. Sarà possibile consegnare al corriere massimo due sacchetti contenenti esclusivamente capsule esauste in alluminio, utilizzando la recycling bag Nespresso o in normali sacchetti. Obiettivo dell'iniziativa - a cui potranno aderire anche altre aziende che producono e commercializzano capsule per caffè o altri infusi siglando lo stesso accordo - è in un’ottica di economia circolare di migliorare ulteriormente i processi di recupero dell'alluminio, che essendo un materiale riciclabile all'infinito contribuisce in modo significativo alla riduzione dei rifiuti destinati allo smaltimento. Il servizio inoltre ottimizza i trasporti e riduce l'impatto ambientale della logistica grazie all’uso di veicoli elettrici in partnership con Wora Delivery, che consente il conferimento a un punto di stoccaggio intermedio per poi essere lavorate da un impianto che suddivide alluminio e caffè. Il progetto aggiunge una ulteriore possibilità di riciclo che si affianca all’opzione già attiva da 14 anni, di riportare le capsule usate in alluminio nei punti vendita Nespresso e riciclerie convenzionate su tutto il territorio nazionale. Le capsule ritirate rientreranno nel sistema dedicato di raccolta e riciclo di capsule in alluminio 'Da Chicco a Chicco', sviluppato già dal 2011 grazie a un protocollo di intesa tra Nespresso, Cial, Utilitalia e Cic (Consorzio italiano Compostatori), e che consente di dare una seconda vita ai due materiali che compongono la capsula: l’alluminio, viene fuso e riciclato al 100%, e il caffè residuo, può essere trasformato in compost e utilizzato in una risaia da cui viene riacquistato il riso per donarlo a Banco Alimentare e Fondazione Progetto Arca. "Siamo felici di questo accordo con Nespresso e Cial, oltre che con Amsa, per la raccolta delle capsule di caffè: è un gesto concreto e responsabile che rappresenta un passo in più nella filiera del riciclo dell'alluminio e dell'economia circolare che contribuirà ad aumentare la raccolta differenziata della nostra città - ha detto l'assessora all'Ambiente e Verde Elena Grandi - Ogni piccola azione quotidiana, come il corretto smaltimento di queste capsule, può avere un impatto significativo sull’ambiente”. “Questo progetto - spiega Monica Pellegrini, direttrice Operativa di Nespresso Italiana - segna un nuovo importante tassello che si aggiunge al nostro impegno costante per il riciclo e il recupero delle capsule di caffè in alluminio, iniziato in Italia oltre 14 anni fa, con il progetto 'Da Chicco a Chicco' entro cui questo nuovo accordo si inserisce, con l’obiettivo di portare a riciclo anche le capsule che saranno raccolte dal servizio e domicilio. Rappresenta inoltre un unicum sul territorio italiano che speriamo possa rappresentare un esempio virtuoso e circolare di impatto concreto ambientale e sociale”. “In questa fase di sperimentazione - aggiunge Matteo Di Poce, specialista in Sostenibilità di Nespresso Italiana - stimiamo di raccogliere e riciclare nel solo Comune di Milano, con il servizio a domicilio, oltre 80 tonnellate di capsule nel corso di un anno, recuperando oltre 50 tonnellate di caffè esausto e più di 5 di alluminio da rimettere in circolo”. “L’impegno del nostro Consorzio per far sì che l’alluminio non finisca mai in discarica, ci spinge a sperimentare e supportare nuove sfide e nuovi sistemi di captazione di questo prezioso metallo, riciclabile al 100% e all’infinito. Il packaging in alluminio, in Italia, grazie alla raccolta differenziata di milioni di cittadini, viene riciclato con ottimi risultati, circa il 70% di quanto immesso sul mercato, ponendo il nostro Paese ai primi posti in Europa”, ha dichiarato Stefano Stellini, direttore generale Cial.