(Adnkronos) - "La riforma votata oggi in Senato non fornisce alcuna risposta alle attese di giustizia dei cittadini del nostro paese. Non diminuisce i tempi dei processi. Non risolve i problemi delle carceri. Non agevola l’accesso alla giurisdizione dei soggetti meno abbienti o più deboli. Non irrobustisce le strutture giudiziarie che si occupano di crimine organizzato e corruzione". Lo ha detto all'Adnkronos il Presidente del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini commentando il voto della riforma della Giustizia al Senato. "Il testo di riforma, di matrice governativa, approdato in parlamento nel maggio del 2024, viene a distanza di oltre un anno approvato senza che sia stata modificata neppure una virgola, nonostante sia in gioco una nuova fisionomia dei rapporti tra politica e magistratura e si adotti una soluzione che rappresenta un unicum nel panorama degli ordinamenti delle democrazie occidentali avanzate", aggiunge Morosini. E ancora: "Per come concepita la separazione delle carriere, nei fatti già completata dalla riforma Cartabia, lungi dal rafforzare le garanzie per i cittadini pare piuttosto il preludio “ai pm sotto l’esecutivo”, come auspicato dal sottosegretario alla Giustizia", dice Morosini ricordando quanto pubblicato da Il Foglio il 14 marzo scorso. "E i due Consigli superiori separati, privi di competenza sul disciplinare e con membri togati sorteggiati e non più eletti, non sembrano in grado di rappresentare un presidio robusto per l’indipendenza dei magistrati dalle pressioni dei potenti di turno". Per il Presidente del Tribunale di Palermo Morosini "La posta in gioco avrebbe consigliato maggiori aperture rispetto ai rilievi non solo della magistratura associata ma anche del mondo accademico e di parti dell’avvocatura, dal momento che viviamo in un epoca in cui, oltre i confini nazionali, leader europei e americani, una volta eletti, si ribellano ai vincoli dello Stato di diritto, vissuti come ostacolo all’esercizio delle prerogative di governo. E, talvolta pure con il sostegno di élite tecnocratiche, promuovono una idea del potere inteso come “blocco unico”, che non può prescindere da una magistratura omogenea al potere esecutivo e ai poteri economici. Ossia, tutto quello che rifiuta la nostra Costituzione del 1948". "Invece, la riforma costituzionale della giustizia sta procedendo a tappe forzate in un clima generale da “resa dei conti”- dice il Presidente del Tribunale - Come hanno rilevato attenti osservatori, il modello approvato ha i caratteri della legislazione “speciale”, posto che in un contesto in cui operano almeno tre giurisdizioni (ordinaria, amministrativa e contabile), con assetti ordinamentali assimilabili, si interviene solo nei confronti della magistratura ordinaria, ossia quella che è stata in prima linea nella difesa della democrazia dal terrorismo, dal crimine organizzato e dalla corruzione sistemica, nonostante le cosiddette “correnti” esistano anche nelle altre magistrature", conclude Piergiorgio Morosini. (di Elvira Terranova)
(Adnkronos) - L’Istituto nazionale tributaristi (Int) ha partecipato alla consultazione pubblica promossa dalla Commissione europea, in merito alla revisione delle norme procedurali antitrust dell’Unione europea. La Commissione afferma che l'applicazione rigorosa ed efficace delle norme dell'Ue in materia di concorrenza protegge le imprese (professionisti) e i consumatori in tutta l'Ue, stimolando la competitività. I regolamenti attuativi di tale procedura di tutela sono in vigore da oltre 20 anni, nel frattempo l'economia ha conosciuto alcuni cambiamenti, tra cui la digitalizzazione delle imprese e delle professioni, che hanno messo alla prova gli strumenti e le procedure esistenti, progettati per le indagini su documenti cartacei. Inoltre, l'esperienza dell'applicazione delle norme dell'Ue in materia di concorrenza in parallelo con le autorità nazionali garanti della concorrenza, pur essendo estremamente positiva, può essere migliorata. Un obiettivo condiviso dall’Int il cui presidente, Riccardo Alemanno, ha dichiarato: “E’ sicuramente condivisibile una revisione delle norme procedurali collegate all’antitrust dell‘Ue che possano favorire la Commissione europea nelle indagini volte a tutelare la concorrenza e a intervenire sui casi di posizione dominante da parte di soggetti produttivi di beni e/o servizi ai sensi degli articoli 101 e 102 del Tfue. La limitazione della concorrenza e/o posizioni dominanti sul mercato da parte di soggetti produttivi, siano essi imprese o professionisti, danneggiano fortemente non solo gli operatori economici, ma soprattutto il cittadino consumatore che è sempre il soggetto penalizzato dalla mancanza di concorrenza che si traduce in regimi monopolistici per la cessione di beni e/o le prestazioni di servizi. E’ poi altrettanto importante che vi sia una armonizzazione delle normative antitrust dei Paesi membri e che la Commissione svolga controlli e verifiche anche in tal senso sulle attività delle autorità antitrust nazionali". Ma per l’Int è stata anche l’occasione per ribadire a livello europeo, l’importanza delle norme antitrust a supporto alla direttiva 2018/958 relativa a un test di proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione delle professioni o di modifiche di quelle già esistenti, direttiva recepita integralmente dallo Stato italiano con il decreto legislativo 16 ottobre 2020, n. 142. “Da mesi - ha evidenziato Alemanno - si parla di riforma di vari settori professionali. Non entriamo ovviamente nel merito della gestione di altre categorie e sulla necessità di modernizzare talune professioni, ma ricordiamo che così come saranno tutelate le professioni del settore ordinistico altresì devono essere salvaguardate le professioni di cui alla legge 4/2013. Le richieste delle categorie professionali organizzate in Ordini devono pertanto essere compatibili con le prerogative delle professioni organizzate in associazioni professionali ai sensi della normativa vigente”. Dallo scorso mese di maggio, ad esempio, ricorda l'Int, circola una bozza di legge delega al governo che fornisce le indicazioni di massima per la riforma del decreto istitutivo dell’albo unico dottori commercialisti ed esperti contabili; nelle premesse viene indicata la salvaguardia delle altre professionalità organizzate nei singoli settori, ma non viene fatto cenno alla salvaguardia di quelle organizzate in associazioni ai sensi della legge 4/2013. Su questo Alemanno scriverà al presidente del Consiglio e ai ministri competenti per richiedere già nel testo della Legge delega l’inserimento della tutela delle prerogative delle professioni organizzate ai sensi della legge 4/2013. “Ricordo - ha precisato il numero uno dell’Int e vicepresidente vicario di Confassociazioni - che i professionisti associativi sono coloro che, oltre a lavorare e dare lavoro, versano i loro contributi previdenziali alla Gestione separata dell’Inps, cassa di previdenza dei professionisti privi di cassa autonoma privata, il cui saldo estremamente positivo, sostenuto dai versamenti dei 450mila soggetti iscritti, contribuisce a garantire la sostenibilità dei conti dell’Ente previdenziale pubblico. Chiedere di poter continuare a svolgere il proprio lavoro nelle materie libere per legge, che tali devono restare, e nelle funzioni attribuite da specifiche leggi dello Stato, è un diritto che governo e Parlamento non ignoreranno".
(Adnkronos) - “Noi, come Comuni, siamo stati i primi a mettere a terra le potenzialità del Pnrr. Abbiamo realizzato nuove infrastrutture, molte di queste opere sono in corso ma siamo stati tra i primi ad aver rispettato le tempistiche e gli obiettivi del Pnrr”. Lo ha detto Vito Parisi, vicepresidente Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) con delega al trasporto pubblico locale a alla mobilità sostenibile, partecipando alla presentazione della terza edizione di ‘Eco Festival della mobilità sostenibile e delle città intelligenti’, che Anci patrocina, in programma il 16 e 17 settembre 2025 nel Centro Congressi di Piazza di Spagna a Roma. “Ora bisogna parlare di governance, perché c’è l’infrastruttura, ma ci serve un processo di pianificazione seria, che vada oltre i Pums, i Piani urbani di mobilità sostenibile di cui si sono dotati diversi Comuni. Servono delle agenzie di trasporto - aggiunge - con dei manager che gestiscono il trasporto pubblico, e questo deve avvenire in sede locale e pubblica, come quella dei Comuni. Mi auguro che questo fondo venga rimpinguato, perché le risorse non sono soddisfacenti, e che ci sia un ripensamento”. Le agenzie di trasporto dei medi e piccoli Comuni, rispetto a quelli metropolitani, sembrano aver già individuato modelli virtuosi che, spiega Parisi, potrebbero essere applicati anche alle grandi città: “Mi auguro che quanto prima ci sia una condivisione dei dati al riguardo. Purtroppo, oggi la domanda di trasporto pubblico è basata su un dato storico e non si tiene conto delle evoluzioni che ci sono state, di quello che accade all’interno delle stazioni ferroviarie o con lo sharing dell’automobile piuttosto che delle biciclette. È un sistema che si sta evolvendo, però è importante che la sua governance ritorni in una sede pubblica. L’auspicio è che tutto ciò diventi molto concreto, perché date le tendenze ormai prossime, come la guida autonoma e l’intelligenza artificiale, noi non possiamo subire un processo che rischia di essere nelle mani del privato”.