(Adnkronos) - “La prima giornata di gara è stata meravigliosa. Sono orgoglioso del lavoro fatto, che ha permesso a Livigno di ospitare questa tappa di Coppa del Mondo, anche test event in vista di Milano Cortina 2026". Sono le parole del commissario e ad di Simico Fabio Saldini, al termine della prima giornata di test event di sci freestyle a Livigno. "Ciò è stato possibile perché la pista è stata la prima opera olimpica consegnata, con 20 giorni di anticipo, a dicembre 2024. Ora vederla in tutto il suo splendore e la sua potenzialità, apprezzata da addetti ai lavori e atleti, è per me e tutta la squadra di Simico un grande onore e uno sprone a proseguire con la stessa intensità e la stessa qualità in tutte le opere del Piano". Saldini ha poi aggiunto: "Come a Verona il progetto paralimpico ha guidato quello olimpico, qui a Livigno le opere previste per i Giochi hanno guidato lo sviluppo del territorio facendone emergere potenzialità, qualità e visione. La pista Lam oggi si è mostrata al mondo e sarà un volano sportivo e turistico di primo livello, i parcheggi e l’interversante cambieranno il volto della valle rendendola sempre più car free e sostenibile. Ecco solo alcuni esempi di come Livigno ha saputo cogliere ed esprimersi attraverso l’occasione olimpica”. Il sindaco di Livigno Remo Galli non ha nascosto la soddisfazione: “È stata una bellissima giornata vedere i tanti ex atleti di Livigno che hanno gettato le basi del freestyle in Italia essere lì a correggere le curve e sistemare la pista. Credo che questa sia la cosa più importante, vuol dire che quel percorso iniziato tanto tempo fa oggi si conclude con le Olimpiadi. È solo grazie al territorio, alle persone che ci credono e lavorano ogni giorno, ai volontari, si possono raggiungere questi obiettivi che non sono per nulla scontati”. Il commento finale è stato di Massimo Sertori, assessore agli Enti Locali, Montagna e Piccoli Comuni della Regione Lombardia: “Grande soddisfazione e orgoglio vedere la buona riuscita del test event a Livigno. La collaborazione straordinaria tra enti, Regione Provincia, Comune e società Simico dimostrano che 'si può'. Si possono raggiungere risultati straordinari e, grazie alle Olimpiadi, creare condizioni di miglioramento degli impianti sciistici che non solo serviranno per lo svolgimento delle gare ma resteranno per sempre. Siamo nella direzione giusta e le Olimpiadi del 2026 saranno un successo dell’Italia intera e porteranno le Alpi e le Dolomiti nel mondo”.
(Adnkronos) - Non solo concessioni balneari e Bolkestein, e il rischio di nuovi 'scioperi degli ombrelloni' da parte delle imprese. A preannunciare un'estate 'incandescente' sulle spiagge italiane è anche l'allarme che lancia Guido Ballarin, presidente di Anab, l'associazione nazionale degli assistenti bagnanti, gli operatori che garantiscono la sicurezza e le operazioni di salvataggio sulle spiagge italiane. "Nel nostro Paese -spiega Ballarin ad Adnkronos/Labitalia- c'è una sempre più crescente carenza di assistenti bagnanti. E questo è dovuto al fatto che questo mestiere è ritenuto poco attrattivo principalmente per due fattori: salari bassi, che quando va bene arrivano a 1.300 euro, con contratti poco rappresentativi e con poche tutele, e stagione di lavoro troppo corta, che al Nord dura da maggio a settembre, mentre al Sud anche meno", sottolinea Ballarin spiegando che nel Milleproroghe "per fortuna i brevetti sono stati prorogati per la stagione balneare 2025 e c'è stato lo stop al divieto per i minorenni, altrimenti le difficoltà nel reperire personale sarebbero state anche maggiori". Una situazione allarmante che ha spinto Anab anche a scrivere alla premier Meloni e al vice premier Salvini. "Ogni anno -spiega- sono tra i 14mila e i 30mila gli assistenti bagnanti che lavorano sulle spiagge e anche nelle piscine. Sono persone con famiglia e chiedono naturalmente più garanzie e migliori condizioni di lavoro. Serve innanzitutto un coordinamento nazionale sull'apertura delle spiagge, e quindi sulla stagione di lavoro degli assistenti, per allungare e rendere omogenea in tutto il Paese la stagione. Siamo disponibili a discutere sull'allungamento della stagione di lavoro, eventualmente anche con altri impegni per quanto riguarda sempre l'ambiente balneare, quindi l'allestimento delle spiagge e quant'altro", sottolinea. Ma il problema è anche il contratto che viene applicato a questi lavoratori. "Noi chiediamo che vengano applicati i tre contratti che riteniamo più rappresentativi, come quelli del turismo, del terziario e dei pubblici esercizi che danno tutele e salari che arrivano anche a 1.800 euro, ma questo raramente avviene e le aziende applicano contratti che non vogliamo definire irregolari o pirata, ma che garantiscono salari che arrivano al massimo a 1.300 e con meno tutele per il lavoratore", sottolinea. E da Anab, nella missiva indirizzata a Meloni e Salvini, è arrivata una proposta chiara: garantire la sicurezza in modo uniforme su tutte le spiagge italiane, con la gestione da parte dello Stato degli assistenti bagnanti. Nella missiva si sottolinea che "il sistema di salvataggio in mare è gestito da una pluralità di concessionari, una situazione che determina una frammentazione delle risorse e delle attrezzature disponibili. Tale frammentazione non solo genera inefficienze operative, ma compromette anche l’uniformità del livello di sicurezza lungo il territorio nazionale. Per tali ragioni, proponiamo che il sistema di salvataggio in mare venga gestito direttamente dallo Stato Italiano", "L'ideale -dice Ballarin- sarebbe che il servizio diventasse come i vigili del fuoco o come la forestale, un corpo riconosciuto dallo Stato e gestito dallo Stato. Questa sarebbe la soluzione migliore, in alcune nazioni il servizio di salvataggio è gestito a livello statale e funziona perfettamente bene", aggiunge. E sul confronto di ieri tra vice premier Salvini e le imprese balneari conclude: "Finchè le parti interessate interagiscono tra di loro e non convocano l'unica associazione di categoria degli assistenti bagnanti presente a livello nazionale, e quindi i veri referenti del salvataggio, non ci sarà la possibilità per noi di raccontare cosa sta succedendo davvero nel nostro comparto. Attendiamo di essere convocati dalla politica per potere spiegare cosa serve per avere dei miglioramenti nel nostro settore".
(Adnkronos) - Il Gruppo Hera inaugura a Imola (BO), nel cuore della Motor Valley, il primo impianto nel suo genere a livello europeo, in grado di rigenerare la fibra di carbonio su scala industriale. Si chiama Fib3R, un nome all’insegna delle tre R che sono alla base del progetto: recover, reduce, reuse, ovvero recuperare la fibra di carbonio e riutilizzarla, riducendo l’utilizzo di fibra vergine e quindi l’impatto ambientale che sarebbe necessario per produrla. La fibra rigenerata da Fib3R - spiega Hera in una nota - mantiene inalterate le caratteristiche di leggerezza ed elevata resistenza della fibra vergine, garantendo di ottenere - attraverso un procedimento all’avanguardia di pirogassificazione - un prodotto in uscita rigenerato, pronto per essere riutilizzato, ritessuto e/o impregnato, per impieghi altamente performanti a cui questo tipo di materiale è destinato. I settori industriali interessati vanno dall’automotive all’aerospaziale, dalla nautica all’arredo, fino al tessile e alla moda in senso lato. L’Unione Europea ha riconosciuto a Fib3R un contributo di oltre 2,2 milioni di euro nell’ambito del NextGenerationEu per la tecnologia innovativa e la rilevanza strategica dei materiali trattati. L’investimento complessivo previsto dal Gruppo Hera per realizzare l’impianto di Imola ammonta a 8 milioni di euro. Ad oggi, nell’impianto si prevede una produzione di 160 tonnellate di fibra di carbonio riciclata ogni anno, con un risparmio energetico del 75% rispetto alla fibra vergine. “Nel suo genere Fib3R è il primo impianto in Europa per il riciclo della fibra di carbonio, con l’obiettivo di promuovere filiere corte e circolari, in linea con la nostra strategia di rendere i nostri territori più competitivi e resilienti - afferma Orazio Iacono, amministratore delegato del Gruppo Hera - FIib3R rappresenta, inoltre, un esempio concreto di come il Gruppo Hera sia in grado di combinare innovazione tecnologica e sostenibilità sfruttando la cross fertilization tra le competenze all’avanguardia delle varie filiere del Gruppo. Il recupero della fibra di carbonio non solo consente di ridurre l’impatto ambientale di questi scarti, ma crea anche nuove opportunità di mercato in settori strategici dell’industria. Investire in infrastrutture circolari di questo tipo significa aumentare la resilienza delle filiere produttive, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche e, al contempo, creare valore attraverso modelli di business sostenibili". "Con oltre 100 impianti all’avanguardia e 5 nuove strutture in corso di realizzazione - continua - abbiamo consolidato nel tempo la più grande e moderna piattaforma impiantistica del Paese per il trattamento e recupero di materia, rafforzando il nostro ruolo di operatore di riferimento nel settore e di motore dell’economia circolare in Italia. Il nostro Piano industriale conferma questa strategia con investimenti per 2 miliardi di euro nel periodo 2024-2028 destinati alla rigenerazione delle risorse, un impegno che punta a generare valore per tutti i nostri stakeholder”. L’impianto di Imola è stato messo a punto dalla controllata Herambiente, operatore nazionale nel recupero e trattamento dei rifiuti, che da tempo aveva iniziato a sperimentare il processo di recupero delle fibre di carbonio, in collaborazione con il dipartimento di Chimica Industriale dell’Università di Bologna e con il partner tecnologico Curti Costruzioni Meccaniche. Dopo tre anni di sperimentazione, il Gruppo Hera ha sviluppato industrialmente il progetto e realizzato l’impianto Fib3R. Nell’impianto di Imola - spiega Hera - la rinascita della fibra di carbonio avviene all’interno di un tunnel di 60 metri dove viene realizzato un processo avanzato di pirogassificazione: nella prima fase, quella della pirolisi, viene liberata dalla resina la fibra di carbonio, più resistente al calore, e nella seconda fase avviene la gassificazione che garantisce una fibra rigenerata di altissima qualità, purissima, lucente e sostenibile. La resina decomposta in forma gassosa viene, infatti, riutilizzata per generare parte dell’energia necessaria al processo, massimizzando il recupero energetico. Le polveri rimaste nelle fibre vengono aspirate e inviate al sistema di abbattimento. Il ciclo di riciclo è potenzialmente infinito e il risparmio energetico è molto alto rispetto alla produzione di fibra vergine, altamente energivoro per le alte temperature utilizzate. Inoltre, produrre fibra di carbonio vergine significa impiegare materie prime fossili e aumentare i conferimenti in discarica, visto che gli scarti della lavorazione delle fibre sono destinati quasi esclusivamente allo smaltimento. Non solo: l’unicità di Fib3R sta anche nella totale tracciabilità del materiale trattato. Gli scarti in fibra di carbonio, infatti, entrano nell’impianto all’interno di contenitori dotati di QR code, che riporta la loro carta di identità: caratteristiche tecniche, peso, provenienza. Una volta compiuto il processo, lo stesso materiale tracciato torna al proprietario sotto forma di fibra di carbonio rigenerata e il cerchio si chiude. I compagni di viaggio di Fib3R. Il Gruppo Leonardo ha avviato attraverso la Divisione Aerostrutture la sinergia industriale con il Gruppo Hera supportando all’interno dell’impianto di Imola un progetto di recupero delle fibre di carbonio di rinforzo dei compositi a matrice polimerica utilizzati per la costruzione di parti di aeromobili. Dunque, grazie agli asset di Herambiente e al know-how sviluppato nei laboratori del Gruppo Leonardo, il prezioso materiale verrà riciclato con positive ricadute in termini di sostenibilità e circolarità. In particolare, la Divisione Aerostrutture di Leonardo conferirà a Herambiente parte delle fibre di scarto derivanti dalla costruzione delle componenti di alcuni fra gli aeromobili civili più noti nel settore dell’aviazione commerciale.