(Adnkronos) - Guanyu Zhou torna in Ferrari. Il pilota cinese, dopo aver detto addio all 'Alfa Romeo, sarà il pilota di riserva della Rossa, pronto a subentrare in caso di necessità a Charles Leclerc e Lewis Hamilton. Ad annunciare l'arrivo di Zhou a Maranello è stata la stessa Ferrari, con un post sui propri canali ufficiali: "Diamo il benvenuto a Guanyu Zhou nella famiglia Ferrari, che si unirà ad Antonio Giovinazzi come nostro pilota di riserva ufficiale! Zhou ha trascorso quattro anni con la Scuderia Ferrari Driver Academy dal 2015 al 2018 e dividerà i compiti di pilota di riserva con Antonio per la stagione 2025". Zhou e Giovinazzi saranno quindi i due piloti di riserva della Ferrari per il mondiale 2025 di Formula 1, al via nel weekend del 16 marzo in Australia. Il cinese è stato protagonista di un ottimo finale di stagione, tanto da battere spesso il compagno di squadra Valtteri Bottas e attirare le attenzioni di Vasseur.
(Adnkronos) - Trent’anni fa veniva presentata la prima grande indagine sul temporary management (TM) in Italia, lanciata da Atema in partnership con L’Impresa e guidata da Maurizio Quarta. A Maurizio Quarta, managing partner di Temporary Management & Capital Advisors e fondatore del gruppo internazionale IMW operante oggi in trenta paesi, Adnkronos/Labitalia ha chiesto di raccontare l’evoluzione del mercato, facendo riferimento ad una successiva indagine del 2015 (sempre da lui guidata con Leading network e IIm Italy) e ad altre di respiro internazionale. "I punti più rilevanti emersi nel 1995 - spiega - in primis, la presenza di poche società specializzate di livello, oltre ad uno scarso interesse da parte di gruppi stranieri. In secondo luogo, il servizio risultava poco usato da pmi e aziende familiari ed era percepito soprattutto come adatto a situazioni di crisi. Infine, si palesava molta confusione tra TM e consulenza. Il mercato delle pmi è sicuramente in crescita. Già l’indagine del 2015 evidenzia come conoscenza ed utilizzo dello strumento da parte delle pmi fossero sensibilmente aumentati, con un in più un sostanziale cambio di prospettiva in cui il TM veniva visto soprattutto come un mezzo importante per portare in azienda competenze manageriali". "A livello generale - avverte - la conoscenza nelle pmi è cresciuta: circa il 60% delle aziende piccole ( Per Maurizio Quarta questo accresciuto interesse ed utilizzo si deve a "una spinta che deriva dalle numerose e importanti sfide che le pmi italiane si trovano oggi a dover fronteggiare. 1) La tendenza dei grandi oem (original equipment manufacturer) a ridisegnare l’intera catena del valore, che implica forte digitalizzazione delle pmi della filiera e maggiore integrazione tra grandi aziende e pmi, in difficoltà per la limitatezza di risorse disponibili e per il non semplice dialogo tra realtà aventi diversi e modi di operare e comunicare". "2) Il passaggio - continua - dalla digitalizzazione forzata a quella ragionata: circa il 50% delle imprese (Osservatorio Polimi) deve fare il salto. 3) Sostenibilità e ESG: se oggi (ormai ieri) per molti era solo una leva di marketing, domani (ormai oggi) è sempre più leva di vantaggio competitivo, richiesta dalle banche e dai grandi Oem. Il che significa integrare gli obiettivi ESG nella strategia economico-finanziaria aziendale (senza parlare della prospettiva verso il Report Integrato di Sostenibilità). 4) Passaggio generazionale: tema ipertrattato anche per l’alto numero di pmi ancora non pronte o comunque senza un piano strutturato già avviato". Tra le altre sfide ricorda: "La crescita all’estero: necessario passare dal concetto di esportazione a quello di internazionalizzazione, per aumentare e riqualificare la presenza sui mercati. Ciò richiede un sostanziale cambio di approccio: per citare Confindustria Lombardia e Assolombarda, 'bisogna portare sempre più geopolitica nella fabbrica' (come il principio del friend shoring rigorosamente applicato dagli USA), così come serve una 'presenza più strutturata' ed 'essere più locali', passare progressivamente da una logica che vede i mercati esteri come sbocco addizionale ad una che percepisce i mercati esteri come fonte di fattori produttivi e destinatari di investimenti diretti. Da non trascurare infine l’impatto di quanto prescritto dal Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza. Teoricamente - dice - i fondi messi a disposizione dal Pnrr potrebbero essere di aiuto, anche se una recente indagine Unioncamere - Centro studi Guglielmo Tagliacarne, evidenzia come l’80% delle pmi che non ha a piano di utilizzare le risorse allocate". In quali aree le pmi utilizzano maggiormente il TM? "L’imprenditore - afferma Maurizio Quarta - tende a privilegiare quelle con un più immediato impatto sul conto economico (esempio operations, area commerciale, internazionalizzazione), trascurando almeno in parte le aree finanza e risorse umane. Su queste aree è necessario un grande lavoro di stimolo: sulla finanza, per superare l’ostacolo, soprattutto psicologico, legato al dare accesso ai propri conti (oltre al delicato del rapporto con altri professionisti in azienda), e sulle risorse umane per far comprendere il valore economico di una loro gestione in chiave professionale". "Secondo un’indagine internazionale del 2022 - osserva - il grosso dei progetti TM nel mondo interessa aziende medio-grandi, con solo il 26% nella fascia 100-500 dipendenti (teniamo conto che molte aziende familiari si collocano tra 200 e 400 dipendenti) e il 12% nella fascia di quelle più piccole ( "TM e fractional management di fondo - commenta - due facce della stessa medaglia. Il fractional, come da esperienze estere, è una particolare declinazione del TM nata sulla spinta della domanda di imprese molto piccole (esempio sotto i 5 milioni) per situazioni nelle quali il classico TM potrebbe essere ridondante. In aziende più grandi la scelta della modalità, full time o part time, è funzione del problema da risolvere e del contesto, tenuto conto che il bacino dei manager è lo stesso. Il fractional lo si è sempre fatto: oggi è sicuramente molto più conosciuto ed apprezzato grazie ad una pregevole attività di tipo informativo e di marketing". "TManager e fractionalmanager - sottolinea - ben si distinguono rispetto al consulente: rispetto a quest’ultimo, attua un progetto o un’iniziativa specifica; è un operativo, uno che 'fa' avendo responsabilità dirette, deleghe e poteri. In epoche molto recenti, però, l’eccessiva attenzione all’aspetto 'esteriore' del fractional rispetto alla sua 'essenza manageriale', ha finito per produrre un effetto perverso. Sembra infatti essere aumentata l’offerta di servizi di fractional management (non di TM) con un numero crescente di operatori che si presentano al mercato: nella maggior parte dei casi, basta navigare sul web, si tratta di società di consulenza che presentano anche questo servizio, dato che nella modalità fractional/part time le con il consulente diventano più sfumate". "Sul TM - continua - questo avviene tuttora in maniera trascurabile anche per il fatto di dover ottemperare a determinate disposizioni legislative (es. autorizzazioni dal Ministero del Lavoro) cosa che non sussiste per il fractional". "Negli anni - sostiene - il numero di operatori qualificati e specializzati non è cambiato di molto (specie di quelli con significativa esposizione sui mercati internazionali), così come l’interesse da parte di realtà straniere, eccetto qualche sporadico caso non di successo. Il 2024 ha rappresentato una significativa discontinuità: è stata completata l’acquisizione della maggioranza di un importante operatore italiano da parte di un gruppo francese, tra i più rilevanti a livello globale. Nello stesso periodo, altri due gruppi francesi, entrambi finanziati da un fondo di PE, ed un gruppo americano (idem come sopra) si sono mossi in Italia alla ricerca di società da acquisire. Un noto operatore italiano è peraltro 'ufficialmente' in vendita". "Le conseguenze per il mercato - dice - sono certamente positive in termini di innalzamento della qualità del servizio ai clienti, potendo attingere ad esperienze di successo in contesti molto diversi l’uno dall’altro, e di allargamento dei paesi in cui è possibile seguire un cliente italiano". Ma cosa cambia se dietro un acquirente estero c’è un fondo di Private Equity? "Premesso che - spiega Maurizio Quarta - la logica dell’operazione, vista già in altri mercati, è quella di far crescere i volumi e far aumentare il valore complessivo del gruppo nell’ottica di plusvalenza tipica di un fondo, si sta assistendo ad operazioni riguardanti anche piccole aziende, operanti anche in mercati relativamente piccoli. La pressione ad accrescere i volumi tende a sua volta a ribaltarsi sulla società acquisita: in diversi casi all’estero è stata rilevata la tendenza ad una certa riduzione dei prezzi (con beneficio per i clienti)". E per i manager cosa cambia? "In operazioni estere - avverte - si è manifestata una certa pressione sui compensi dei TMan per salvaguardare i margini. Non a caso, l’indagine di Inima sui temporary manager evidenzia come la pressione sul pricing definita 'alta' cresca dal 30% (ultimi 6 mesi) al 41% (prossimi 6 mesi)". "La possibile distonia culturale - osserva Maurizio Quarta - derivante dalle diverse strutture dei mercati, ovvero tra un’Italia a trazione pmi e società estere maggiormente a trazione grandi imprese. Potrebbe anche porsi qualche problema di natura 'formale', derivante dal fatto che le società straniere per lo più 'somministrino' (contrattualizzino il temporary manager) e che quelle italiane, siano spesso in possesso di un’autorizzazione ministeriale per l’attività di ricerca e selezione. Si tratterebbe comunque di impatti di portata limitata. E per il 2025 il mercato avrà un trend sempre positivo con possibilità di nuove operazioni societarie".
(Adnkronos) - “Nelle prossime settimane lanceremo un nuovo progetto, l’Impact Award con il Politecnico di Milano con cui andremo a valorizzare ogni anno i migliori progetti di sostenibilità e impatto portati avanti da imprese e pubbliche amministrazioni, con un premio speciale riconosciuto alle Pmi del Sud. Un approccio che stiamo portando avanti anche a Bruxelles nell’ambito della European long-term investors association (Elti), che ho l’onore di presiedere e che comprende 33 banche e Istituti nazionali di Promozione di tutta Europa”. Così, Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cdp, intervenendo oggi a Milano al forum multistakeholder ‘Giovani, innovazione, sostenibilità’. “Come testimoniato anche nelle pagine del report Draghi sulla competitività, gli Istituti nazionali di Promozione avranno un ruolo sempre più centrale nel promuovere uno sviluppo che mette insieme competitività e transizione ecologica, attivando risorse finanziarie pubbliche e private e collaborando con le Istituzioni europee nell’attuazione di diversi programmi - spiega Scannapieco - Come Elti, nel 2023 abbiamo mobilitato oltre 125 miliardi di euro per progetti green e social, rispetto ai 100 miliardi del 2022”. Scannapieco fa inoltre sapere che durante la scorsa edizione del forum è nato “un gruppo di esperti sui temi Esg insieme agli Istituti di Francia, Germania, Polonia e Spagna e alla Bei”, la Banca europea per gli investimenti. Un lavoro comune che ha portato, lo scorso dicembre all’invio di “una lettera alla Presidente della Commissione Europea e ai Commissari rilevanti per chiedere la revisione degli obblighi di rendicontazione Esg che rischiano oggi di rallentare la crescita della finanza sostenibile - sottolinea l’ad di Cdp - A questo proposito, come Elti, abbiamo valutato molto positivamente l’iniziativa legislativa che la Commissione si prepara ad introdurre a febbraio”, cioè la ‘Omnibus, “per semplificare i pilastri del Green Deal europeo”, con particolare riferimento alla Corporate sustainability reporting directive (Csrd), la Tassonomia e la Corporate sustainability due diligence directive. “Cdp sarà tanto più credibile quanto più riuscirà a fare squadra in Italia e in Europa e adattarsi a un contesto in continua evoluzione - conclude l’amministratore delegato - la navigazione verso una transizione giusta sarà probabilmente più faticosa. Forse ogni tanto dovremo mettere a punto la rotta, ma la destinazione è quella della sostenibilità”. “Cassa ha scelto di mantenere i propri impegni ed obiettivi, a cui guardiamo con coraggio e consci delle grandi sfide che ci attendono e che vogliamo vivere come grandi opportunità, per continuare a svolgere il nostro ruolo a supporto del Paese. Vogliamo guardare alla sostanza e alla concretezza dei progetti da finanziare”, le parole dell’ad di Cdp. “Quella verso la sostenibilità -continua-è una vocazione che da più di 170 anni orienta l’azione di Cassa Depositi e Prestiti. Negli ultimi anni, Cdp ha operato una profonda trasformazione della propria cultura e del suo modello operativo, diventando una istituzione policy-driven e mettendo al centro della sua azione la sostenibilità e l’impatto. Questo è stato un segnale forte, che come banca promozionale, orientata a guardare al lungo termine, abbiamo voluto dare al mercato, in linea con il ruolo policy-driven e long-term-oriented caratteristico delle banche promozionali”. “I principi Esg guidano il nostro operato, sia sulla raccolta che sull’attività di concessione di finanziamento e di investimento: lato funding, nel corso del triennio 2022-2024 abbiamo raccolto 2 miliardi di euro tramite Bondi Esg. E il risparmio postale, la nostra fonte primaria di funding, rappresenta, per sua natura, una delle forme di risparmio più sostenibili. Lato prestiti, invece, abbiamo introdotto un nuovo modo di guardare ai nostri interventi, non più attraverso la lente bidimensionale di rischio e rendimento, ma integrando una terza dimensione: l’impatto economico, sociale e ambientale - spiega l’ad di Cdp - Mentre, dal lato investimenti, ad esempio nel real asset, sul fronte infrastrutture sociali, siamo molto attenti all’evoluzione della struttura sociale del Paese e a promuovere interventi caratterizzati da un elevato impatto sociale sul territorio e focalizzati sulle ‘3S’ dell’abitare sostenibile: Social, Student e Senior housing, a cui abbiamo aggiunto con il nuovo Piano strategico 2025-2027 anche una quarta ‘S’, il Service housing, ovvero quelle residenze che servono per i neo laureati quando vengono assunti dalle imprese, come a Milano, ad esempio, dove è molto difficile trovare una casa a prezzi convenienti per un neolaureato, quindi il service housing è la quarta dimensione della nostra attività”. “Gli sforzi fatti da Cdp nell’integrazione delle tematiche Esg sono stati riconosciuti anche alle agenzie di rating Esg. Dal 2021 al 2024 siamo passati da 64 a 70/100 nel rating assegnato da Moody’s e da C- a C nelle valutazioni di ISS; inoltre, Sustainalytics ci colloca al primo posto su 98 Development Banks e su 1027 attori del settore “Banks” più generale”. “Alla luce del ruolo unico che Cassa può e deve svolgere in qualità di Istituto nazionale di promozione - continua Scannapieco -, abbiamo scelto di mantenere un approccio concreto e responsabile disegnato nel nuovo Piano Strategico 2025-27 e nel nuovo Piano Esg, per continuare a fare la nostra parte e accrescere il nostro ruolo al servizio del Paese. Cassa Depositi e Prestiti ha identificato quattro macro-ambiti, che cercano di coniugare crescita economica e sostenibilità: promuovere la competitività dell'ecosistema di imprese, infrastrutture e amministrazioni pubbliche; stimolare la sicurezza economica, la resilienza e l’autonomia strategica per ridurre le dipendenze dall’estero; rafforzare l’inclusione e la coesione sociale e territoriale, con particolare attenzione al Mezzogiorno; sostenere una transizione verde, ma anche ‘giusta’, finanziando iniziative di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico, all’interno di un percorso che non lasci indietro nessuno”. “Per questi obiettivi, nei prossimi tre anni Cdp prevede di impegnare 81 miliardi di euro di risorse (+24% rispetto al 2022-2024), in grado di attivare investimenti per circa 170 miliardi (+ 32% vs 2022-2024) anche grazie all’attrazione di capitali di terzi. Con il nuovo Piano e con uno sguardo anche oltre l’orizzonte del triennio - spiega l’ad di Cdp - Cassa ha definito la propria vision strategica intorno agli obiettivi di diventare: promotore della coesione sociale; employer attrattivo ed innovativo, attento a garantire equità, diversità e inclusione; generatore di impatti positivi e duraturi per le comunità e l’ambiente, riducendo, così, l’impronta carbonica degli impieghi e della propria attività e promuovendo un uso consapevole delle risorse, per costruire un futuro prospero e resiliente per le generazioni future”. “Abbiamo creato questo Forum, consapevoli che il contesto globale sui temi Esg sta cambiando. In questo nuovo quadro - continua Scannapieco - Cassa resta realista e consapevole dell’importanza e dell’impatto delle tematiche Esg sul sistema economico, sul territorio e sulla vita dei cittadini. Pensiamo solo, ad esempio, a quanto gli impatti del cambiamento climatico a livello economico-sociale siano sempre più forti: Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato; nel 2023 gli eventi meteorologici estremi sono cresciuti del 22%; secondo Banca d’Italia il 65% del credito è in capo ad aziende soggette ai rischi climatici”. “Sono contento che siano soprattutto i giovani che chiedono a Cassa di continuare ad avere un ruolo chiave nella transizione sostenibile del Paese - continua - come emerge dai risultati della ricerca Doxa che presentiamo oggi in anteprima: il 75% pensa che CDP possa avere un ruolo importante per la crescita; oltre l’80% che debba mantenere o accelerare le attività nel campo''.