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(Adnkronos) - "Ieri il Psg ha completamente asfaltato l'Inter, non ci si può attaccare a nulla. Gli avversari sono stati nettamente superiori, il risultato è giusto e anzi, poteva essere anche più ampia la differenza, l'Inter ha tirato solo due volte in tutta la partita". Paolo Bonolis, conduttore televisivo e tifoso interista, ha commentato così all'Adnkronos la finale di Champions League persa 5-0 contro il Paris. "I nerazzurri hanno sbagliato completamente l'approccio, forse alcuni giocatori erano preoccupati di dover vincere per forza un trofeo questa stagione ma per noi tifosi è incomprensibile la prestazione di ieri. Molto bravo Luis Enrique che ha preparato benissimo la gara, ripartivano velocemente, anche dalla difesa, ma soprattutto non ci hanno fatto giocare, portando Acerbi a essere l'unico libero di impostare. Non proprio il suo ruolo. La stagione? Per me non è assolutamente fallimentare, fa parte del gioco vincere o perdere ma è importante esserci e arrivare a giocarsi partite importanti. La grossa delusione per quest'anno non è tanto la finale di ieri, perché l'Inter è arrivata a giocarsi un titolo così importante senza avere una rosa importante come quelle di Barcellona, Bayern, Real Madrid e Psg. Per questo, secondo me Inzaghi ha fatto un miracolo, però abbiamo buttato via il campionato. Potevamo vincerlo". Bonolis ha poi parlato dell'allenatore: "Simone Inzaghi per me è un ottimo allenatore, non so che cosa deciderà di fare ma spero rimanga. Come tutti gli ottimi allenatori, però, ha bisogno di una rosa competitiva e completa per competere su tutti i fronti. Ieri, come per tutta la stagione, abbiamo avuto solo due attaccanti affidabili, Lautaro e Thuram. Quest'anno l'argentino è andato in difficoltà nella prima parte di stagione perché non si è mai riposato dopo gli impegni con l'Argentina, poi Thuram si è infortunato ma ha voluto comunque giocarle tutte arrivando malconcio nella parte finale di stagione. Per questi motivi penso che Arnautovic, Taremi e Correa non siano opzioni percorribili per raggiungere i traguardi che si volevano raggiungere questa stagione".
(Adnkronos) - "Oggi nel nostro evento abbiamo chiarito che la terza via della contrattazione collettiva non fa dumping, anzi mette al centro la persona e la terza via della contrattazione collettiva, che viene stipulata dall'associazione di impresa Cifa Italia e Confsal, ha dato vita ad un osservatorio sull'intelligenza artificiale. Questo è un grande successo, questa è una grande risposta che è necessaria affinché si possa creare un gruppo di lavoro che monitori l'impatto dell'intelligenza artificiale nelle micro e piccole imprese che sono quelle che sono rimaste un po' più indietro". Lo ha detto Andrea Cafà, presidente di Cifa e Fonarcom, a margine dell'evento 'Ripensare il lavoro – L’evoluzione della Contrattazione Collettiva tra innovazione, tradizione e nuove intelligenze', tenutosi all'interno del Festival del lavoro in corso ai Magazzini del Cotone a Genova. Il dibattito ha affrontato il tema del futuro della contrattazione collettiva nell’era della digitalizzazione e dei nuovi modelli organizzativi, alla luce anche del recente rinnovo del Ccnl intersettoriale Cifa-Confsal per i settori terziario, commercio, distribuzione, servizi, turismo e pubblici esercizi, che pone al centro la persona e i suoi bisogni da un lato e, dall’altro, la crescita della competitività e della produttività aziendali. "Chiarito quindi -ha continuato Cafà- il fatto che la contrattazione Cifa Italia e Confsal non sviluppa dumping, adesso c'è il tema dell'equivalenza della contrattazione collettiva dove noi siamo verso questa direzione e da qui a breve credo che la contrattazione collettiva Cifa Italia e Confusal andrà oltre le equivalenze. Quindi sarà una contrattazione ricca, una contrattazione che è rivolta a quegli imprenditori che vogliono investire sulle risorse umane". "Vogliamo che la terza via della contrattazione collettiva sia eseguita da quegli imprenditori che vogliono creare una ricchezza all'interno della società, perché investono nelle risorse umane e una ricchezza per la società perché quelle risorse umane saranno in grado di portare grandi risultati alla stessa azienda", ha concluso.
(Adnkronos) - “Il Festival dell’Energia è il tipo di iniziativa di cui abbiamo bisogno in questo momento. Spiegare l’energia è un tema delicato e complesso, soprattutto in una fase in cui i cambiamenti che caratterizzano il settore sono talmente veloci da risultare spiazzanti. Quello che dobbiamo portare a casa dal Festival dell’Energia di Lecce è il ‘Lecce Consensus’. Sarebbe interessante trovare quegli elementi di consenso che possano portare a una certa stabilità informativa intorno al delicato tema dell’energia. La continua miscelazione di argomenti non aiuta nessuno, per questo occorre fare ordine in modo che le informazioni siano sempre spiegate e raccontate in maniera scientifica a tutti i cittadini". Così Stefano Besseghini, presidente di Arera a conclusione dell’inaugurazione della XIII Edizione del Festival dell’Energia di Lecce. "Ci sono, ad esempio, termini che non dovremmo più utilizzare. Mi riferisco all’hosting capacity, una parola che nasceva quando la rete elettrica era programmata e progettata per servire una gerarchia distributiva che aveva al suo centro la centrale. Oggi la rete è dinamica e bidirezionale poiché raccoglie e distribuisce l’energia. Andrebbe quindi sostituita con qualcosa che tenga conto di come è stata progettata l’intera rete", osserva. "Vorrei poi sottolineare che il nostro sistema energetico non è fragile, ma delicato perché i meccanismi che lo regolano sono in continuo cambiamento - rimarca - In altre parole, la rete è un sistema dinamico, che per ora vive in un equilibrio tra generazione e domanda. Un’altra cosa importante da considerare è il passaggio da resilienza a sicurezza. Ogni sistema elettrico è progettato in sicurezza e la rete, ordinariamente è in grado di rispondere alle sollecitazioni che lo interessano. Ma cosa fa il sistema quando questa sollecitazione diventa straordinaria? Gli eventi estremi diventano sempre più frequenti e quindi lancio la provocazione per cui la resilienza deve diventare la nuova sicurezza".