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(Adnkronos) - Fiamme dal cielo per fermare la Russia. L'Ucraina sta ricorrendo a una flotta di droni 'drago' nella guerra: le forze armate di Kiev usano la versione moderna di un'arma già impiegta con effetti orribili in entrambe le guerre mondiali. Una serie di video pubblicati sui social, tra cui Telegram, dal ministero della Difesa ucraino, mostra i droni che volano a bassa quota, lasciando dietro di sé torrenti di fuoco sulle posizioni controllate dai russi. Si tratta - specifica la Cnn - di una miscela incandescente di polvere di alluminio e ossido di ferro, chiamata 'termite', che può raggiungere temperature fino 2.200 gradi Celsius e che può rapidamente bruciare alberi e vegetazione, facendo uscire allo scoperto le truppe russe e in alcuni casi uccidendo direttamente soldati nemici. "I droni d'attacco sono le nostre ali della vendetta, che sparano fuoco direttamente dal cielo!", si legge in un post sui social della 60a Brigata meccanizzata ucraina. "Diventano una vera minaccia per il nemico, bruciando le sue posizioni con una precisione che nessun'altra arma può raggiungere". Secondo Nicholas Drummond, analista della difesa ed ex ufficiale dell'esercito britannico, creare questo terrore è probabilmente l'effetto principale dei droni drago ucraini. "Più psicologico che fisico", ha detto all'emittente statunitense, aggiungendo che l'Ucraina "possiede una capacità limitata di produrre l'effetto termite, quindi ne farebbe un uso limitato". Secondo Action on Armed Violence (Aoav), un gruppo britannico di difesa dei diritti umani contro la guerra, l'Ucraina ha già utilizzato la termite sganciata dai droni per distruggere i carri armati russi. La termite viene lanciata "direttamente attraverso i portelli e il suo calore intenso incendia e distrugge rapidamente tutto ciò che incontra", afferma un rapporto dell'Aoav. "La precisione, unita alla capacità del drone di aggirare le difese tradizionali, rende quest'arma uno strumento altamente efficace nella guerra moderna".
(Adnkronos) - Meno ansia e stress per i pazienti in ospedale? La soluzione arriva dalla startup toscana Lemons in the room che ha presentato il proprio progetto a Digithon, la prima maratona digitale in corso a Bisceglie in Puglia. "La nostra idea -raccontano ad Adnkronos/Labitalia due dei 4 soci, Alessandro Napoli e Niccolò Berni- consiste nel fornire un supporto psicologico e un aiuto ai pazienti che affrontano cure ospedaliere tramite la realtà virtuale. Si tratta di fornire ai pazienti degli scenari studiati appositamente per promuovere rilassamento, la riduzione dell'ansia e dello stress e quindi avere delle cure più sostenibili", sottolineano. Il meccanismo è semplice. "Quando un paziente -spiegano- sta tanto tempo in reparto gli forniamo, mentre fa le cure, un visore di realtà virtuale in modo tale che quando usa il visore il paziente è fisicamente in reparto ma con la testa è altrove, ad esempio su una spiaggia o in giro per il mondo. Il nostro prodotto è pronto, i test sono finiti, a breve sarà presente in ospedali e importanti centri di cura in Toscana e a breve saremo presenti in tutta Italia", spiegano. "Digithon è stato un network bellissimo, dove poter incontrare altri ragazzi con idee molto interessanti", concludono.
(Adnkronos) - Sostenibilità ambientale e innovazione sono gli elementi peculiari del Rifugio Dorigoni, storico approdo per gli escursionisti che si avventurano in Val di Rabbi, ramo laterale della celebre Val di Sole in Trentino. Qui, oltre quota 2.400 metri, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio trentino, sorge una struttura all’avanguardia con 120 anni di storia e un poderoso cuore pulsante, un impianto idroelettrico in funzionamento autonomo, vero e proprio tratto distintivo del rifugio. Realizzato da una storica azienda italiana, la piemontese Irem, il sistema copre l’intero fabbisogno della struttura fornendo in ogni istante energia pulita 100% rinnovabile. Totalmente automatizzata e controllata a distanza, l’installazione si basa su una turbina con una potenza generata di 43 kW. Non solo: gli automatismi del sistema, spiegano i tecnici, sono dotati di servomotori elettrici che consentono di evitare il ricorso agli oli lubrificanti garantendo così un ulteriore beneficio per l’ambiente. “La turbina ci permette di essere autonomi e di non dover trasportare in quota né gas né legna. Questo costituisce sia un beneficio economico che un vantaggio per l’ambiente”, spiega Cecilia Iachelini, che gestisce da tempo il rifugio insieme al fratello Lorenzo. Un’avventura iniziata insieme ai genitori nel 1981 e che, da allora, si è sempre sviluppata nel segno della sostenibilità ambientale. L’energia rinnovabile generata, spiegano Cecilia e Lorenzo, consente un’ampia operatività. Docce calde, ma anche una cucina capace di sostenere preparazioni più lunghe con l’impiego delle materie prime del territorio. Ai fornelli Simone Marcolin, chef con un curriculum che include, in particolare, un’esperienza in Antartide presso la Stazione di ricerca Concordia. A rendere sostenibile il rifugio non c’è solo la turbina. Da segnalare il ruolo del potabilizzatore che consente la piena autonomia idrica attraverso l’approvvigionamento dell’acqua dal vicino Lago Sternai. Poi, le buone pratiche quotidiane, dall’eliminazione delle vaschette in plastica della marmellata, sostituite da un dispenser, a una rigorosa raccolta differenziata dei rifiuti che vengono separati e trasportati in valle per lo smaltimento alla fine della stagione. “Per impattare il meno possibile occorre innanzitutto assumere uno stile di vita sobrio ed essenziale - conferma Lorenzo Iachelini - La prima regola per non inquinare, infatti, è non consumare eccessivamente ovvero portare con sé l’essenziale, riducendo, con meno imballaggi possibili”. Di proprietà della Società degli Alpinisti Tridentini, Rifugio Dorigoni, è aperto esclusivamente nella stagione estiva dal 20 giugno al 20 settembre e dispone di 65 posti letto con camere recentemente ristrutturate, bagni comuni al piano e una doccia.