(Adnkronos) - Cosa vuole veramente Putin per fermare la guerra in Ucraina? E' domanda che si pone, tutti i giorni, chi partecipa ai negoziati di Riad, a partire da chi fa parte delle delegazioni di Stati Uniti e Ucraina, e quindi dagli uomini che rispondono a Donald Trump e a Volodymyr Zelensky. La stessa domanda interroga, o dovrebbe interrogare, l’Europa rispetto a qualsiasi ipotesi di futuro assetto post conflitto. È una domanda che ne innesca altre, a catena. Quali condizioni può porre Mosca per arrivare a quella che si annuncia sostanzialmente come una resa di Kiev? E qual è la soglia oltre la quale considerare inaccettabile il costo di una pace? E, ancora, dato che questa soglia è evidentemente diversa per Trump, per Zelensky e per l’Europa, si arriverà a un pacchetto preconfezionato da Trump e Putin, con un sostanziale prendere o lasciare? Qualche punto fermo ha provato a metterlo un’interessante intervista pubblicata sul Corriere della Sera. A parlare è Evgeny Savostianov, ex capo del Kbg di Mosca, che oggi vive all’estero dopo essersi schierato contro l’invasione russa dell’Ucraina. Estrapoliamo due domande, e due risposte, che aiutano a inquadrare il tema principale. Cosa cerca il presidente russo dagli attuali negoziati? Risposta: “Accetterà una tregua completa solo quando sarà sicuro di poter raggiungere i suoi grandi obiettivi. Nel piccolo che per lui rappresenta l’Ucraina, appare evidente che ha bisogno di un avamposto russo sulla riva destra del Dnepr. Kherson e dintorni, per capirci. Così potrà tenere sotto pressione Odessa, la Transnistria e Chisinau. Per questo non accetterà mai la dislocazione in Ucraina di forze europee di deterrenza. Queste sono le “linee rosse” di Putin”. Una vera pace è possibile? Risposta: “Non ritengo possibile una fine della guerra senza un sostanziale cambiamento del rapporto di forze sul fronte a favore della Russia, ancora più marcato di quello attuale”. Le linee rosse di Putin, indicate da chi lo conosce particolarmente bene, sono un buon punto di partenza per capire qual è realmente la posta in gioco per l’Europa. Ci sono altre parole, sempre russe, che aggiungono enfasi a uno dei punti citati da Savostianov. Il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, intervistato da Channel One, ha commentato l'iniziativa dei paesi europei, Francia e Gran Bretagna in testa, di inviare forze di peacekeeping in Ucraina: "Sognatori che dimostrano ogni giorno il loro completo fallimento" e "la loro totale incompetenza politica". Più che una chiusura totale, comprensibile anche in termini negoziali, è significativa la successiva immagine che Lavrov torna a evocare: Quello di Francia e Gran Bretagna è il desiderio di Napoleone e Hitler, ci siamo già passati, ha aggiunto. Torna l’idea di una Russia che vuole tornare a farsi impero, prima ancora che Unione sovietica, riavvolgendo il nastro della storia. Mentre l’Europa sta correndo il serio rischio di restare ai margini, in attesa che altri decidano le conseguenze che la riguarderanno. Particolarmente efficace, in questo senso, la sintesi che fa Matteo Renzi: "Un vecchio diplomatico diceva che in politica estera se non sei al tavolo sei nel menu". (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - I Fondi sanitari integrativi non solo supportano i cittadini nell’accesso alle cure, ma rappresentano anche un vantaggio per lo Stato. Infatti, a fronte di un mancato introito fiscale di 1, coprono una spesa sanitaria pari a 5 volte tanto, evitando quindi un ulteriore peso sulla sanità pubblica e sulle liste d’attesa. "Indebolire la sanità integrativa - afferma Marco Ballarè, presidente di Manageritalia - sarebbe un errore i Fondi, infatti, alleggeriscono la pressione sulle strutture pubbliche, riducono la spesa diretta per i cittadini, quella pubblica e garantiscono trasparenza grazie a rimborsi basati su documenti fiscalmente validi". A destare particolare preoccupazione sono le modifiche al calcolo delle prestazioni vincolate e l’eccessiva ingerenza pubblica nelle dinamiche operative dei Fondi. Modificare la normativa di questo settore senza un confronto adeguato rischia di comprometterne l’efficacia, con ricadute negative per lavoratori e imprese. Manageritalia insieme a Cida e alle federazioni della dirigenza, chiede quindi una regolamentazione chiara e condivisa, che tuteli la complementarità tra i Fondi derivanti dalla contrattazione collettiva e il Servizio sanitario nazionale. "La sanità integrativa - conclude Ballaré - è un pilastro del welfare e deve essere sostenuta, non ostacolata. Chiediamo al legislatore di valutare con attenzione l’impatto di queste misure e di aprire un confronto con chi opera nel settore".
(Adnkronos) - Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua. Istituito dalle Nazioni Unite nel 1992, il World Water Day 2025 è dedicato alla ‘Conservazione dei ghiacciai’. “I ghiacciai si stanno sciogliendo più velocemente che mai - si legge sul sito Onu dedicato alla giornata - Mentre il Pianeta si riscalda a causa del cambiamento climatico, le zone ghiacciate si sta restringendo, rendendo il ciclo dell'acqua più imprevedibile ed estremo. Il ritiro dei ghiacciai minaccia devastazione. Per miliardi di persone, i flussi di acqua di disgelo stanno cambiando, causando inondazioni, siccità, frane e innalzamento del livello del mare, danneggiando gli ecosistemi. La conservazione dei ghiacciai è una strategia di sopravvivenza. Dobbiamo lavorare insieme per ridurre le emissioni di gas serra e gestire l'acqua di fusione in modo più sostenibile per le persone e il Pianeta”. Se non ridurremo le emissioni di gas serra, nel 2050 avremo perso quasi la metà (il 48,5%) della superficie attualmente coperta dai ghiacciai sulle Alpi italiane, mentre nel 2100 dovremo dire addio alla quasi totalità (il 94%) della superficie dei nostri giganti bianchi. È quanto emerge dal rapporto 'Ghiacciai italiani, addio' diffuso da Greenpeace Italia. Il 2024 è risultato un anno molto piovoso. Ad affermarlo è il Bigbang, modello nazionale di bilancio idrologico di Ispra che fornisce il quadro quantitativo sulla risorsa idrica dal 1951. Il volume totale annuo di precipitazioni è stato stimato dall’Ispra in circa 319 miliardi di metri cubi (corrispondenti a 1.056 mm), superiore di oltre il 10% alla media annua riferita all’ultimo trentennio climatologico 1991-2020, stimata in circa 285 miliardi di metri cubi (951 mm). A livello territoriale, nel Meridione e nelle isole maggiori la riduzione idrica è stata del -49% nel distretto idrografico della Sicilia, del -55% nel distretto della Sardegna e del -39% nel distretto dell’Appennino Meridionale. Situazione rovesciata invece nel Nord Italia, dove troviamo Piemonte, Veneto e Liguria che nel 2024 hanno visto un surplus annuo di precipitazione superiore al 40%, rispetto alla media di lungo periodo. Secondo i dati del Bigbang, nel nostro Paese la disponibilità complessiva di risorsa idrica nell’anno 2024 è stata stimata in 158 miliardi di metri cubi, a fronte di un valore medio annuo di 138 miliardi di metri cubi (+14%). Questa maggiore disponibilità complessiva è, tuttavia, da attribuire alle elevate precipitazioni verificatesi al Nord. Permane, a livello nazionale, un trend decrescente, dal 1951 a oggi, della disponibilità annua di risorsa idrica. “L’acqua è fonte di vita, ma è una risorsa esauribile. Nel nostro G7 Clima, Energia e Ambiente, ad aprile scorso, abbiamo creato la Water Coalition: l’obiettivo sono strategie comuni per definire insieme percorsi di azione rispetto al cambiamento climatico, che incide sulla biodiversità, il degrado e la disponibilità della risorsa”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo nell’Aula Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati al convegno 'Acqua: cura della risorsa e accesso universale'. “L’Italia vuole essere in prima fila”, ha spiegato il ministro, ricordando il Forum Euromediterraneo sull’Acqua che si terrà nel 2026 a Roma e la Seconda Ministeriale sull’Acqua dell’Unione per il Mediterraneo, assegnata all’Italia sempre nello stesso anno. “Portiamo avanti - ha detto - 18 impegni volontari della Water Conference di New York del 2023, nove del Mase e altrettanti del ministero degli Esteri, per un impegno finanziario complessivo di 6 miliardi di dollari. Siamo attivi nella cooperazione, molto sui Balcani e con l’Africa nell’ambito del Piano Mattei”. Tra imprese, agricoltura e settore energetico, la filiera estesa dell’acqua ha un peso sempre più rilevante per l’economia italiana: dalle risorse idriche 'dipende' il 20% del Pil italiano, un valore che ha superato i 383 miliardi di euro. A conclusione dei lavori della sesta edizione della Community 'Valore Acqua per l’Italia' di Teha (The European House-Ambrosetti), sono stati presentati il Blue Book 2025 realizzato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia che comprende tutti i dati relativi al servizio idrico integrato, e il Libro Bianco 2025 'Valore Acqua per l’Italia' di Teha con un focus specifico sul ciclo idrico esteso che, tra servizi, consorzi di bonifica e irrigazione, software e tecnologie, macchinari, impianti e componenti, vale 11 miliardi di euro. La filiera estesa dell'acqua è in crescita mediamente del 5% all'anno e dal 2015 a oggi coinvolge 1,5 milioni di imprese italiane. Per quanto riguarda invece i gestori del servizio idrico integrato, dal 2021 al 2023 sono stati realizzati investimenti per circa 7,1 miliardi di euro, cifra che, come emerge dal Blue Book 2025 sale a 13,2 miliardi se si considerano gli interventi programmati per il biennio 2024-2025.